Bea e Filippo

Bea e Filippo

domenica 25 novembre 2012

Se la mamma si applica!

Quando la mamma si applica non ce n'è!
Giocoforza a casa: Bea febbre e tosse, Filippo raffreddato. Nessun impegno extra e alla fine clima  pre natalizio che comincia a riempire la casa.
Grazie a Elena di Sonoalmondo ecco l'idea di un Calendario dell'Avvento da fare in casa. Artigianalmente.
La prima fase è l'acquisto del materiale necessario. In questo la mamma è il top perchè applica un principio per lei imprescindibile:  melius abundare quam deficere (meglio abbondare che rimanere senza). Tant'è che l'approvvigionamento del necessario garantisce attività natalizie (calendari e molto di più) fino al raggiungimento della maggiore età dei bimbi. Alla faccia delle eventuali mode o dei Maya.
Ma lasciamo stare, la spending review in casa nostra è una chimera... per il Natale ogni spesa vale.
 
Veniamo al sodo: il calendario d'avvento!
Ecco il risultato di un pomeriggio di lavoro, di brillantini sparsi per tutta la casa, di colla a caldo appiccicata in ogni dove, di colla vinilica nuovo elemento d'arredo, di tutto un po' in giro per la casa.... in ogni angolo, tutto difficile da scovare e recuperare: pure l'aspirapolvere s'è arreso!
Maccheimporta: il risultato è quello che conta!
Mi arrendo: è davvero bello!
I bambini ne sono entusiasti e non vedono l'ora di scoprire le sorpresine che dal primo dicembre al 24 riempiranno i sacchettini appesi... qui ti voglio cara mamma... ma è un dettaglio!
 
Lo ammetto, quando la mamma si applica non ce n'è per nessuno... almeno in casa nostra!

giovedì 22 novembre 2012

Tra moglie e marito... non mettere i figli

... sempre in mezzo!
Papà e mamma sono sempre allineati? Mi piacerebbe indire un sondaggio per capire le dinamiche altrui... per ora mi soffermo su quelle di casa mia.... mi bastano. Non guardo ai massimi sistemi, al lungo termine. Mi concentro sul banalissimo quotidiano.
Il tasso di disaccordo su opinioni, atteggiamenti, opportunità o modalità delle reprimende rispetto ai figli mantiene sempre una discreta e costante presenza. A volte va un po' su, altre volte scende... ma i figli hanno questa grande dote: sanno mantenerla viva, anzi vivissima.
Un fatto è certo: "stasera che non c'eri tu, sono stati bravissimi...". Manco a dirlo e questo indipendentemente che il solitario a casa fosse la mamma o il papà.
Ne avevo già parlato in uno dei  primi post  del blog, precisamente in questo ( chi ha ragione?), ma non posso esimermi dall'affondare il colpo rispetto ad un tema troppo quotidiano. Troppo normale. Troppo scontato. Per questo, dal mio punto di vista, giustamente interessante.
Il tempo passa, i figli crescono. Cominciano ad esprimere valutazioni, piccoli giudizi, preferenze. I no e i sì non sono frutto di fasi di crescita (il classico periodo del no)  ma cominciano ad assumere contorni di scelta o di protesta. L'orizzonte educativo s'allarga e con lui le prese di posisizone, gli atteggiamenti, le linee di comportamento da salvaguardare o da reprimere... i piccoli mica scherzano: la testa la sanno usare, e le parole pure: ribattono, contestano, usano il perchè a ragion veduta... altro livello!
Ma io e mia moglie non siamo solo spettatori, siamo co-protagonisti di un percorso che si fa via via più interessante (per certi versi), ma anche più impegnativo.
Il problema è che, senza un copione predefinito e totalmente concordato, la possibilità di interpretazioni diverse si amplifica. "Lascialo - uso il maschile per comodità espressiva,  ma vale anche per la bambina -  perdere, non dovevi reagire così, perchè ti arrabbi tanto, che senso ha quel castigo, ma ascoltalo, non farlo piangere, lasciali tranquilli che se la sbrigano da soli, guarda che in questo caso lui/lei non c'entra, ma che si vestano come vogliono (questa la dico io... poco incline alle implicazioni estetiche di abbinamenti improponibili), stavolta hai sbagliato, guarda che disordine è colpa tua, no tua, non esagerare con i rimproveri, dovevi fare così,   ecc."... e si potrebbe continuare.
I figli in mezzo, e ai lati un papà e una mamma che spesso si sovrappongono in un sottile gioco delle parti che ruota attorno all'appoccio migliore, in quel momento. Approccio che il protagonista di turno ha certamente calibrato male, nei contenuti o nei toni. Il troppo o il troppo poco, l'opportuno o l'inopportuno, campeggiano sempre come variante non considerata. Il meglio è sulla bocca di chi osserva... quasi sempre.
I figli in mezzo danno filo da torcere. Non sempre è un male, perchè le divergenze poi si trasformano in confronto, dialogo, strategie future. Scambi di vedute a volte accesi, ma sempre utili per aiutarsi a comprenderli meglio e a comprendersi negli approcci quotidiani.
Ma i figli sono in mezzo e di lì non si spostano. Anzi riempiono spazi e tempi con il loro carico di vitalità a 360° che tenderà sempre di più a far emergere le nostre piccole o grandi divergenze.
E' il bello della diretta... senza copione!





lunedì 19 novembre 2012

"Filippo, andiamo allo stadio?"


Filippo e lo "zio" Paolo

C'è chi la chiama corruzione di minore.
Chi lo definisce un inutile e dannoso indottrinamento.
Chi è contrario perchè in quei luoghi non si "impara niente", anzi sono diseducativi...
Di più: pericolosi. E quindi sono un papà incosciente.
I più fini intenditori del mondo calcistico si limitano a dire che la fede nerazzurra sarà la sua croce... avrà di fronte una vita da tifoso frustrato...
Ma questo non è detto sia un male: imparare a soffrire fa brodo, e quanto brodo noi interisti abbiamo prodotto. E gustato nel bene e nel male.
Ma non è questo il punto.
E neppure quello che il Cagliari ci ha strappato... che rabbia...
Il punto è stata l'occasione presa al volo e giocata con intelligenza.
Bea indisposta, mamma presa da incombenze lavorative.
Io e Filippo trascurati dalle nostre donne, col desiderio di emanciparci... questa ce l'ho messa io.... vabbè.
Giornata fresca ma non troppo, occasione ghiotta per fare qualcosa di diverso: "Filippo, vuoi venire con me allo Stadio a vedere l'Inter?". "Siiiiiii", la sua risposta istintiva.
Ed eccoci a prepararci: pranzo veloce, zainetto con tutto l'occorrente e via verso la Scala del calcio.
"Papà, ma è gigantescoooo". Occhi sgranati di fronte all'imponenza dello stadio, con il via vai di tifosi colorati nel consueto accorrere ai tornelli.
Molti bambini. Alcuni che guardano sto puffetto e sorridono, lo incoraggiano. E lui che dice a tutti: "Ho la maglia del capitano...!".
Si entra. Guarda il campo, vede i giocatori che si scaldano... ammira e dice subito: "Papà ho fame!". Sarà l'emozione, Filippo "ho fame" non lo dice praticamente maiiii.
Una tifosa gli offre le patatine, ne è golosissimo, ... e lui ricambia con un bacio.

Inizia la partita... pochi istanti e lui toglie lo sguardo dal gioco... ha altro da fare. Si costruisce il suo microcosmo con il peluche del Gatto con gli stivali... e con le macchinine introdotte clandestinamente.
Gioca per conto suo. Sereno e beato. Ogni tanto si gira verso di me e cerca di capire che cosa succede.
Palacio Gol! Si risveglia dal suo torpore ed esulta... sorride... poi si ri-eclissa.
Finisce il primo tempo e si mette a correre. Siamo in basso vicino al campo: ha spazio e si deverte.
Avanti, indietro: osserva le bandiere, saluta altri bimbi. E' rapito.
Si va al secondo tempo e chiede subito: "Papà quando finisce? Sono stanco". In effetti lui di solito si fa il pisolo pomeridiano. Me lo piglio in braccio e lo rassicuro: "Manca poco... bugia".
Un po' di insofferenza e a metà del secondo tempo s'addormenta... nulla lo scuote.... dorme beato!
Segna l'Inter. Boato! E lui niente... il vero sonno del giusto.
I vicini sorridono, sono inteneriti e stupiti... cucciolo.

Fischio finale e si va veerso casa. Dopo pochi minuti si risveglia ed colpito dalle luci: quante luci ci sono!
Sorride, osserva la fiumana di persone che lasciano la zona dello stadio.
La sua piccola avventura è finita. E pure la mia.
Lo osservo in macchina verso casa. Il sonno gli è passato definitivamente, ma si vede che è stanco.
Non so se ho fatto la cosa giusta a portare un bambino di tre anni allo stadio. Probabilmente i tempo sono prematuri. Non gli ha generato traumi, ma neppure chissà quali benefici.
Un tassellino in più nel regno delle sue emozioni.
Non sono preoccupato che diventi un tifoso, di quelli scalmanati... sinceramente non mi importa.  Anzi, spero di no.  Come non mi interessa che faccia quello che piace a me. Vabbè se diventa Juventino magari me la prendo un po'....
Mi interessa che scopra ciò che esiste: non necessariamente deve provare tutto, ci mancherebbe... ma lo sport è un pezzettino della nostra società. Quello giocato e quello visto. E non è tutto uno schifo.
C'è gente sana, che vuole solo divertirsi, che vive lo stadio come una festa: molti ragazzi e tifosi allegri.
Un luogo di incontro... si intrecciano storie e amicizie. Si discute si soffre e sorride. Si esulta e ci si incavola.
Chi dipinge il tifo solo come luogo in cui il cittadino frustrato sfoga le sue repressioni non solo semplifica in modo inopportuno, ma non rende ragione dell'esistenza di passioni che possono essere sincere, semplici e vere. Alla stregua di tante altre, semplicemente diverse.
E un bambino ci può stare. Se togliamo i bambini  ne decretiamo la fine... e la sconfitta. Quella che va oltre il calcio, lo stadio ... e tanto altro.
Siamo a casa, Filippo entra, alza le braccia e dice "Ueeee, forza Inter!".






giovedì 15 novembre 2012

Il Natale... e la casa che cambia

Questo post partecipa alla staffetta dei post di blog in blog .
Ogni 15 del mese una serie di blogger si dà appuntamento per scrivere di uno specifico argomento.
Lo scopo è quello di far circolare le idee, di affrontare un tema da tantissimi punti di vista diversi e di stimolare il confronto e la condivisione.
In fondo al post troverete tutti i blog partecipanti.
... il prossimo appuntamento sarà il 15 dicembre!

A Natale la nostra casa cambia. E’ l’unico periodo nell’anno in cui subisce una piccola trasformazione. Una di quelle che lascia il segno e accompagna i giorni.   
Cambia nella luce.
Per un mesetto il buio sparisce. Le luci del nostro albero rimangono rigorosamente accese. E’ forse uno spreco? Non lo so, può darsi, ma quella luce rimane accesa. Non c’è santo che tenga.
A volte fissa a volte a intermittenza. E’ lì nell’angolo del Natale, quello che ogni anno abita un pezzo di salotto. Quelle luci che dettano i ritmi di un tempo unico, che i bimbi, quando erano piccoli osservavano attratti. Quell’angolo illuminato è speciale. E’ il più amato dai bambini, non solo perché col passare dei giorni si popola di pacchetti con i fiocchi colorati, pregustati anche solo per il loro comparire, ma perché ha un suo fascino, sin dal primo giorno. 
Sì c’è un primo giorno. La tradizione della nostra casa lo esige e lo difende: S. Ambrogio. In quel giorno, o giù di lì, la casa entra ufficialmente in clima natalizio.
Qui protagonista diventa la mamma. Si recuperano le scatole con il necessario e inizia il rito dell’allestimento. E’ lei che dirige le operazioni. In questo è bravissima, e paziente. Sarà l’atmosfera?
Cambia “il suo volto”
Il protagonista principale ora è il nostro piccolo albero, con i suoi addobbi. Torniamo a lui. Ghirlande, nastrini, pupazzetti colorati, palline a tema, decorazioni preparate ad hoc. Regna il bianco e il rosso, e anche quelli preparati all’asilo non sfigurano. Ogni anno qualche piccola novità perché la tradizione ringiovanisca e non si ammuffisca nel si “è fatto sempre così”. Infine le luci. Quest’anno pure quelle saranno nuove.
Ai bambini il momento della preparazione sembra sempre finire troppo presto: si rincorrono alla ricerca della posizione giusta per appendere l’addobbo prescelto. Fanno a gara, si beccano. Ogni tanto esagerano (lo scorso anno Filippo ha fatto cascare l’albero…), ma i loro volti non mentono. In essi traspare una certa emozione per un tempo che ha un sapore tutto suo. Lo sentono, ne iniziano a respirare l’atmosfera.
Cambia nell’atmosfera
Questo grazie, almeno in parte, al nostro presepe. E’ il nostro, quello speciale. Quello che ogni anno ha un pezzo in più. Ha una sua storia che merita due parole.

Ecco il nostro presepe... se fosse completo

Circa 10 anni, durante il ponte di S. Ambrogio, io e mia moglie ci imbattemmo a Magonza in un bellissimo mercatino di Natale. Da quelle parti sono straordinari. Ad un certo punto la mia signora rimase folgorata da un presepe molto bello: statue in legno semplici, originali, armoniche. Se ne innamorò, ma visto il costo si decise di comperare solo la capanna e Gesù bambino. Ma ci bastava, allora. Era bellissimo. Il nostro presepe.
Per un paio d’anni ci accontentammo del minimalismo dei protagonisti, poi navigando via internet scoprimmo che quell’azienda vendeva on line anche le altre statuine. Decidemmo quindi di procedere ad acquisti mirati, anno dopo anno. Ed ora il nostro presepe s’è popolato di Maria e Giuseppe, della stella cometa, di un pastore con ben 4 pecorelle e di un angelo. Ci mancano i magi, ma arriveranno…. (è in arrivo il primo).
Le fragili statuine hanno resistito bene dai bimbi nella loro fase distruttiva (fino ai 2 anni), e siamo certi che quest’anno avranno l’onore di trascorrere un Natale un po’ più sereno.
Il nostro presepe aggiunge il tocco spirituale, a quell’angolo. E alla casa.
Ma l’atmosfera di casa cambia per le visite. Per le persone, amici, parenti, vicini… che in questo periodo passano dalla nostra casa. Un via vai bellissimo, di tanti volti che portano amicizia e sorrisi. Presenza amate dai bambini (i più coccolati… ma perché da quando ci sono loro io e mia moglie non riceviamo più regali?). E da noi. Un anno lungo di relazioni ed esperienze spesso riassunto in pochi giorni. Chi fisicamente passa dalla nostra casa è perché ci tiene. E questo sgombera il campo da retropensieri o retoriche legate a questa festa. Almeno nella nostra casa.
E un poco cambia noi.
La nostra casa ci mette del suo, si offre per regalare una parte di sé e per rendere ogni Natale un tempo speciale. Unico. E quell’angolo così visibile, ogni anno, riesce a cambiare un poco anche noi. Capita a volte che ci ritrovi insieme a riosservare il presepe o a ristudiare la disposizione degli addobbi dell’albero. Lì riuniti in quell’angolo ci immergiamo in questo periodo, attratti nonostante tutto. Un tempo che magari porta con sé mille contraddizioni, ma non perde mai il suo fascino. La sua magia. A volte pure noi siamo risucchiati nella retorica del buonismo a tutti i costi, ma in ogni Natale, almeno un poco, siamo ricondotti all’essenziale: le persone a cui vogliamo bene. Quelle, tutti insieme, non le dimentichiamo.
Il Natale è così, non ci lascia indifferenti.
E un po’ grazie anche alla nostra casa.

Staffetta di Blog in Blog


Casa Organizzata - www.4blog.info/casaorganizzata
Samanta Giambarresi - http://samantagiambarresi.wordpress.com/
Sanzio e Monica Tosi - http://www.monicc.wordpress.com/
Iridi a stelle e strisce - http://ita2usa.blogspot.com/
Parola di Laura http://paroladilaura.blogspot.it
Una Mamma nel Web http://unamammanelweb.blogspot.it
Bimbiuniverse http://bimbiuniverse.blogspot.com
Original watercolour paintings and more www.francescalancisi.blogspot.com
simona elle - http://www.simonaelle.com/search/label/Staffetta%20tra%20blog
stellegemelle - http://www.stellegemelle.com/search/label/di%20blog%20in%20blog
Cristina - http://udinelamiacittaenonnapina.blogspot.it/search/label/Staffetta%20di%20blog%20in%20blog
Io mi piaccio http://iomipiaccio.blogspot.com
Pattibum http://pattibum.wordpress.com/tag/di-blog-in-blog-2/
Accidentaccio http://accidentaccio.blogspot.com
Gina Barilla - http://ginabarilla.blogspot.it
Home sweet home - www.homesweethome00.blogspot.com
Quello Che Una donna Dice-http://quellocheunadonnadice.blogspot.it/
Anna Disorganizzata - http://disorganizzata.blogspot.com/
Design Therapy - http://www.designtherapy.it/
fiori e vecchie pezze - http://fiorievecchiepezze.wordpress.com
ParoleCheNonHoDetto - http://parolechenonhodetto.wordpress.com/
ricetteveg.com - http://www.ricetteveg.com/
Ma la notte no! - http://www.ma-la-notte-no.blogspot.it/
Il mondo di Cì - http://ilmondodici.blogspot.it/search/label/staffetta%20blog
Uberti Debora http://crescereduegemelli-debora.blogspot.it
Passe-partout http://partoutml.blogspot.it/search?q=staffetta
mamma studia http://www.mammastudia.blogspot.it/search/label/staffettadibloginblog
Il blog di mammaGabry http://leoperedimammagabry.blogspot.it/
Viaggi e Baci: www.viaggiebaci.wordpress.com
Per mille cammelli! http://permillecammelli.blogspot.it/
 Passavosullaterraleggera - http://passavosullaterraleggera.blogspot.it/
Il caffè delle mamme http://www.ilcaffedellemamme.it/tag/di-blog-in-blog/
 Essenza Burrosa http://curwitchlicious.blogspot.it/search/label/staffetta
I Viaggi dei Rospi http://www.iviaggideirospi.com/search/label/Staffetta%20di%20Blog%20in%20Blog
 Vivere a piedi nudi http://vivereapiedinudi.blogspot.it/search/label/di%20blog%20in%20blog
 Diario magica avventura: http://lamiadolcebambina.blogspot.it/
Con le Mani nel Sacher: http://www.conlemaninelsacher.blogspot.it/
GocceD'aria: http://www.goccedaria.it/tag/staffetta%20blog.html
IlMioSuperpapà: http://ilmiosuperpapa.blogspot.it/
La casa sulla scogliera: http://www.lacasasullascogliera.blogspot.it/
Home-Trotter: http://www.home-trotter.blogspot.it/
Bloc-Notes Ostuni http://www.ostunimagazine.com/
Gina Barilla - http://ginabarilla.blogspot.it
Gaia - http://gaia-racconta.blogspot.it
Olga Picara http://hobbyimpara.blogspot.it
Mammerri http://www.mammerri.com/
Pesempremamma http://persempremamma.blogspot.it/search/label/dibloginblog
Verdeacqua http://ahsonounamamma.blogspot.it/
Elegraf http://elegraf77.blogspot.it/search/label/Di%20Blog%20in%20Blog
MAMMACHECASA! http://mammachecasa.blogspot.co.uk/search/label/Staffetta%20Di%20blog%20in%20blog
Bodò. Mamme con il jolly http://www.bbodo.it/tag/di-blog-in-blog/
Cardamom http://www.designcardamom.blogspot.it/
UnaNessunaCentomila http://scrivodiciochevivo.blogspot.it/
Chef Home Made http://thechefhomemade.blogspot.it/ 
Priorità e Passioni http://prioritaepassioni.blogspot.it/ 
Mammefaidate:
http://mammefaidate.blogspot.it/search/label/Di%20blog%20in%20blog
Idea Mamma:
http://www.ideamamma.it/

martedì 13 novembre 2012

Siamo grandi!

Sono molti gli episodi, le situazioni o i semplici dettagli che fanno capire quanto i figli cerchino di imitare i genitori. e il mondo degli adulti in generale. Questo nel bene e nel male. O comunque assorbano molto più di quanto si possa immaginare. Spesso mi capita di vedere Beatrice  e Filippo alle prese con giochi estemporanei sulla falsa riga di quanto noi o altri adulti facciamo.
Sono divertenti quando si lanciano a giocare a "mamma e figlio" con Bea totalmente immersa nel ruolo sullo stile di sua madre o a "Maestra e cucciolo". Anche qui Bea se la cava alla grande. Filippo regge la parte anche se a volte (giustamente) scatta la ribellione...
Pure Filippo, nel suo piccolo, ogni tanto trasferisce quanto osservato o assorbito dal mondo degli adulti nel suo modo di fare. Lo fa con i vestiti... li vuole come il papà, o nel magiare, negli attegiamenti. Vuole fare il grande.
L'imitazione probabilmente è una condizione naturale di approccio alle cose e tale prospettiva a volte diventa pure retroattiva. Se mi capita di dire: "Oggi ho mal di testa", ecco subito Filippo e Beatrice che mi ricordano gli episodi in cui pure loro hanno avuto lo stesso problema. Episodi non sempre reali, spesso immaginari: "Quando avevo un anno ed ero piccola (o) è vero che anche io ho avuto il mal di testa?". E via di questo passo rispetto a moltissimi casi. Non sempre inventano, per carità, ma spesso il loro rimando al fantomatico "un anno" è semplice retrospettiva immaginaria. Desidero di essere come il papà o la mamma.
Per non parlare di quando entra in gioco il linguaggio... qui si toccano livelli altissimi. Ad esempio ieri sera Filippo, a tavola, nella sua solita diatriba col cibo ad un certo punto se ne esce con questa espressione: "Papà, sono confuso...". Al che mi sono permesso di chiedere a Filippo che cosa  volesse dire e al suo piccolo imbarazzo è iniziata una simpatica serie di esempi per spiegare il senso di quell'affermazione. Una specie di gioco dei significati con esempi di ogni tipo: ci siamo divertiti e hanno imparato...
Utilizzare termini "da grandi" con significati impropri è comunque ricerca di qualcosa, che pian piano fiorirà in una sempre più consapevole capacità comunicativa.
Mi piace questo loro interesse, almeno fanno lavorare la testa... e la fantasia.
E' un percorso simpatico quello che si costruiscono i bambini: pur rimanendo tali desiderano andare oltre perchè comunque il mondo dei grandi, nonostante sia ancora oggettivamente lontano, ha pure il suo fascino. Questo è un bel segnale.

Chiudo con un ultimo episodio di cronaca che riassume bene tutto quanto espresso prima.
Il protagonista è Filippo, ma Bea lo aveva anticipato nella dinamica (Filippo qui in verità imita più Bea che noi genitori... ma Bea chi imitava?), anche se oggi non ho le prove da mostrare, .... di Filippo sì.
Caro Filippo mi scuso da subito se in questo momento sto violando la tua privacy, ma anche noi grandi abbiamo bisogno di sorridere e tu ogni tanto riesci a regalarci istanti di ilarità inimitabile! Perdonaci.

Ieri Filippo va in bagno e mi dice.... "Vai via, ti chiamo quando ho finito". Vabbè, contento lui. Dopo qualche minuto, preoccupato da un insolito silenzio, vado a controllare e la scena che mi trovo di fronte è questa)cfr foto): Filippo, sul water che legge Sportweek. S'è avvicinato il cestino, s'è creato un appoggio (quest'idea per la verità è di Bea) e via con la lettura.  Legge si fa per dire. Lo sfoglia assorto, concentrato, in modo estremamente professionale.
Come un grande! Appunto!
Sorrido. E non resisto e gli faccio una foto. Fantastico!

Ebbene sì, mamma è papà fanno scuola!
Ma voi imparate troppo in fretta!!

sabato 10 novembre 2012

Ancora pioggia! Ma c'è di peggio.

Pioggia, ancora pioggia.
Incessante. Tanta.
Pioggia, ancora tu.
Ma quanto rompi.
E' il terzo we di fila... cheppalle.
Alla fine ci si arrangia. Amici, attività, un'insieme di piccole cose da interno. Riscoperte alla bisogna.
Il fare la spesa prolungata come attività ludico creativa... altrimenti non passa più.
Pioggia: hai rotto.
La casa che dopo due giorni di sollecitazioni bambinesche diventa impresentabile.
Sempre a rimettere in ordine.
I bimbi mica li puoi legare o relegare.
E relegati in casa i mie soffrono. Forse li ho abituati bene: ma senza poter uscire soffrono.
Accrescono la loro "noiosità", e sanno metterci alla prova. E che prova!
E' pure troppo presto per mettere mano all'albero di Natale o per lavoretti a tema.
Poteva essere una bella idea perchè sono prerogativa della mamma... ma ha rinviato.
Pioggia. Fai uno strano effetto anche su mia moglie.
Anche peggiore di quanto combini con i bambini.
Ne accentui i momenti di pigrizia, ma ne risvegli pericolosissime idee.
"Viglio ribaltare la disposizione del salotto"... Nooooo, perchè? Che ti ha fatto di male?
"Proprio oggi? Ma non è il caso che tu vada a fare un po' di sport, che ne so in piscina a nuotare?"
"No, il salotto così non mi piace! Cambiamo!".
"Ma è un casino... e la TV dove la piazziamo? i cavi non arrivano...". Provo a cercare evidenti ostacoli, ma non c'è nulla da fare. Nulla.
"Vedrai che si sistema tutto! Daiiii!".
Mi tocca.
Vabbè, al ciel non si comanda e neppure alla moglie (e chi riesce a farlo alzi la mano o mi lanci la prima pietra) e si prende quel che viene.
Lo si prende cercando di lasciar fuori casa l'umido, la nebbia, il bagnato molesto e di dissimulare desideri di novità e convergenze estetiche, e voglia, tanta voglia di fare...
Pioggia e moglie: sfogatevi e poi lasciateci in pace per un po'!


venerdì 9 novembre 2012

Giornata Nazionale della Colletta Alimentare

Un post "promozionale" per una giornata che vivo sempre con una sapore particolare perchè so quello che ci sta "dentro" e sotto.

Sono quasi 4.000.000 le persone che hanno bisogno di sostegno alimentare in Italia.
Gran parte di esse sono raggiunte da un'incredibile  Rete di Strutture Caritative di ogni tipo che sul territorio, grazie al lavoro gratis di migliaia di volontari, forniscono aiuti, compagnia, sostegno, prospettive, speranze. Danno tanto, magari oltre quello che ci si aspetta.
Spesso chi ha bisogno chiede semplicemente il necessario: non avere problemi di cibo. Il minimo. Per sè, per i propri figli. Sì perchè sono più di 300.000 i bambini interessati.
E' un mondo sommerso che fa poca notizia. Sia quello dei poveri che quello di chi li aiuta. Un paradosso.
I poveri ci sono anche in Italia. Il sogno è che spariscano, ma la realtà che si imporne è un'altra.
Ma la solidarietà non è in letargo!  Opera, attraverso tantissime realtà e persone,  perchè crede in qualcosa e non per ricevere onori di qualsiasi genere. E' di per sè un segno di speranza. Un segno concreto.
Ma è un mondo che ha bisogno di sostegno, di ricambi generazionali, di partecipazione e coinvolgimento. Di simpatia e amicizia. Di prospettive per poter tendere la mano senza compromessi.
L'Italia è anche questo: tanto bisogno, purtroppo, e tante mani che cercano di offrire aiuto o risollevare, per fortuna.

C'è un Evento che chiede il coinvolgimento di tutti! E' la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare.
Una giornata intera, promossa dalla Fondazione Banco Alimentare.
Il 24 novembre se vai a fare la spesa ci sarà una richiesta semplice, e grande allo stesso tempo: fare la spesa per chi è povero.
Condividere una parte dei propri acquisti alimentari, o farne un po' di più per donarli.
Con pochi euro in quella giornata si può fare molto. E sarà sempre tantissimo!
Anche lo scorso anno più di 4.000.000 di persone hanno dato il loro contributo e 9.200 tonnellate di prodotti hanno raggiunto  1.800.000 poveri, quelli che la Rete Banco Alimentare riesce a raggiungere.
Pensa: tutto quello che compri diventa dono. Tutto!

Il 24 novembre non mancare!





mercoledì 7 novembre 2012

Il regno del Caco!

Il regno del caco.
 La nostra tavola serale ormai ha il suo principe. Chi l'avrebbe mai detto? Questo frutto arancione, un po' molliccio, difficile da mangiare.
Sì proprio lui ha conquistato i miei figli. Guai se manca.
Bea e Filippo lo hanno scoperto qualche giorno fa e non se ne vogliono privare per nessun motivo.
La cena è attesa del caco.
Il primo, il secondo, spariscono rapidamente perchè deve arrivare lui.
E' il frutto di stagione per eccellenza. Di più, è diventato un rito.
Non si tratta solo di golosità. Piace un sacco, ma il caco rappresenta una piccola festa dentro la sfida: da una parte io e Filippo, dall'altra Bea e la mamma.
Da una parte il caco affrontato dall'alto al basso: le donne. Dall'altra  scientificamente diviso in due e delicatamente consumato metà dopo metà: i saggi maschi.
E tra un cucchiaio e l'altro va in scena un sano scambio di cori da stadio: "noi siamo più veloci, voi siete più pasticcioni, il nostro è più maturo,...". Fantasia al potere tra sorrisi e bocconi divorati all'istante. 
Dieci minuti inguardabili. ma anche imperdibili. Per fortuna siamo soli, nessuno osserva e le telecamere a circuito chiuso non le hanno ancora piazzate nella nostra cucina.
Tutto merito del caco: un frutto conviviale, che richiede impegno, coesione, spirito di squadra. Tattica nell'affrontralo, attenzione nel portarlo alla bocca.
Lui inerme si lascia consumare e assiste attonito alle scene che ne accompagnano la sua fine gloriosa.
Grazie caro caco. Sei arrivato da semplice comprimario e ti sei guadagnato in pochissimo tempo il ruolo del protagonista.
Hai reso la cena una piccola festa.
Chi l'avrebbe mai detto?


martedì 6 novembre 2012

Il volto sereno

Questo Post partecipa al Blogstorming sul tema del mese: l'autostima.
In Genitoricrescono mica vanno per il sottile. Ogni mese mettono sul piatto temi importanti, interessanti, che fanno riflettere. E ogni tema viene affrontato da destra, sinistra, sopra e sotto. Con esperienze e riflessioni.
Novembre è il mese dell'autostima. E' un tema che mi ha costretto a pensare perchè riguarda me, ma come papà tocca anche i miei bambini. Perchè è una condizione che ci si porta dietro e che, per certi versi, si può anche trasmettere. Determina non solo una certa visione della vita, ma un approccio alla stessa tale da renderla più o meno serena.
Autostima e sè stessi.
Non riesco a non legare questo tema a quello della libertà. Quella dentro di sè. Quella che si conquista nel tempo e che permette di non ancorarsi a sovrastrutture di qualsiasi genere.
L'autostima è la serena e consapevole visione di sè. Serena perchè obiettiva rispetto ai propri pregi e difetti. Consapevole perchè non li nasconde e li accetta: i primi - i pregi - per valorizzarli, i secondi - i difetti - per vincerli.
L'autostima ti permette di non sentirti mai schiacciato dal timore del giudizio. Non lo eludi perchè a volte aiuta (mica si è perfetti), ma non ti lasci abbattere. Permetti al tuo volto di rimanere sereno, nonostante le piccole sconfitte quotidiane.
L'autostima crea prossimità, è contagiosa, non si lascia abbattere. Non è autoreferenzialità, nè arroganza intesa come pretesa di totale autosufficienza. Non è sentirsi "di più" ma star bene per come si è: senza rimpianti per eventuali doti non possedute o invidie per traguardi non raggiungibili.
Mi piace, inoltre, accostare l'autostima ad una certa dose di autoironia. Saper sorridere di se stessi è "catartico". Non per minimizzare o essere superficiali, ma per dare il giusto peso a tutto. Anche alle proprie cavolate.
Autostima e figli.
Per un genitore, inoltre, l'autostima è fondamentale come risorsa quasi osmotica per i propri figli. I bambini assorbono molto. Da varie fonti.  Sono delle piccole spugne. L'autostima quindi può essere almeno trasmessa come stile percepito: come atmosfera attraente, perchè la si respira. I figli saranno comunque un mondo a sè e quindi non è assolutamente detto che tutto sia determinabile. Ma se scorgono genitori che stanno bene con se stessi probabilmente impareranno pian piano ad asservarsi con meno distacco o timore.
L'autostina dei propri figli può passare anche dal modo con cui ci si pone nei loro confronti: pretese eccessive, sfide inutili. Dare troppo peso agli errori, ai presunti difetti o limiti. Tutto questo può far insorgere un disagio, spesso latente, che impedisce all'autostima di consolidarsi in loro. Faranno un'enorme fatica a volersi bene. Perchè devo credere in me stesso se non sono apprezzato neppure dai miei genitori?
C'è pure l'altra faccia della medaglia: confondere l'autostima con improprie esaltazioni. Far credere di essere quel che non si è: quasi imporrre una maschera. Prima o poi cascherà per conto suo, lasciando a terra cocci difficilmente ricomponibili.
Il peggio è indurre ansie e paure. Timori inutili. Insicurezze. Alimentano le delusioni e non li aiuteranno mai ad essere pienamente se stessi.

Infine
L'autostima si alimenta dalla capacità di essere veri con se stessi: pregi e difetti, doti e limiti convivono in noi e in loro: sono gli elementi imprescindibili "dell'unicità che si è". Nascondere i secondi ed esaltare i primi è inutile. Convivere serenamente con entrambi è libertà. E' autostima.


venerdì 2 novembre 2012

Giochiamo papà?

Solo 15 minuti di gioco con i propri figli: "Per i bambini è troppo poco".


Si dipinge!

Questo articolo comparso oggi su Repubblica On Line mi ha messo la pulce nell'orecchio: ma io quanto gioco con i miei figli? Quanto tempo dedico ogni giorno a giocare con loro? Sono un tipo che ama abbastanza giocare con loro, che si diverte a farlo, ma concretamente quanto lo faccio?
Ho provato a quantificare (minuti veri) per rendere oggettivo il mio percepito. Dal "mi sembra di" al reale "quanto gioco"? Vediamo che ne è uscito.
Primo dato: sono un tipo "stagionale" e da "esterno". Nella bella stagione e quando si può stare fuori con i bimbi gioco parecchio. Non solo in vacanza. Quando si può: a palla, a nascondino, a "ce l'hai", a guardie e ladri, a cercare oggetti, a fingere di cucinare con quanto la natura offre, con i giochi dei parchi. A esplorare, a cercare animaletti, magari anche a catturarli. Mi piace coinvolgere - quando possibile - anche altri bimbi e fare i modo che anche i miei gustino il gioco in compagnia. Quanto gioco? Se lavoro, purtroppo poco... ma appena posso passo le ore all'aperto con loro. E anche d'inverno se il freddo non è eccessivo si esce: il movimento secondo me è davvero funzionale al gioco, e all'aperto è tutta un'altra storia. 
Secondo dato: quando siamo costretti a stare in casa faccio più fatica a giocare con loro. Da una parte perchè con i bambini ancora un po' piccoli non è semplice trovare giochi che li appassionino per molto tempo. E' un continuo "qua uno e via l'altro".  E poi sempre a riordinare... che pizza!
Oggettivamente durante la settimana gli enventuali momenti del gioco potrebbero essere il pre-cena o il risicato post-cena. In casa mi si fa un po' di necessità virtù:  Tv e gioco. Generalmente prima di cena guardano i cartoni (altrimenti preparare la cena è un casino) e dopo cena si gioca. O viceversa... dipende. Ma in settimana si tratta di giochi davvero di pochi minuti. Purtroppo il tempo a disposizione è questo per cui si fa di necessità virtù. Spesso poi con mia moglie ci si divide. Non sempre si gioca tutti insieme: magari gioca lei ed io sistemo un po', o viceversa. Comunque lo ammetto nei giochi in casa mia moglie mi batte!
Durante il we (sempre se costretti per forza maggiore a stare in casa) grazie al tempo a disposizione si riesce a giocare un po' di più, cercando di incastrare il momento del gioco nelle mille cose da fare.
Ma allora quanto gioco con i miei figli realmente? Non riesco a quantificare: passo dalle ore quando si esce a giornate in cui non ci gioco affatto. Fare una media non mi è facile: credi di star sopra ai 15 minuti citati nell'articolo, ma in certe settimane sono in quella media... non voglio eludere la domanda iniziale, ma è così.
Provo però ad andare oltre alla questione dei minuti. Il gioco è una dimensione che i bambini amano se si insegna loro ad amarla. Non è detto che tutti i bimbi abbiano voglia o passione per il gioco. A volte è questione di carattere (è proprio così?) o semplicemente di disabitudine casalinga. Questo può incidere?
Nella nostra casa sì è sempre cercato di dare spazio al gioco, ma non sempre il tempo lo permette. E' pur vero che a volte si possono trasformare delle cose che "si devono fare" in una specie di gioco: dal fare la spesa al Supermercato con i bimbi coinvolti in piccoli giochetti alla ricerca di quanto serve, al riordino dei vestiti dopo l'asciugatura con Bea e Filippo che si divertono a fare la caccia ai calzini uguali. Ad arricchire i trasferimenti a piedi per le commissioni con piccole gare alla ricerca di oggetti colorati o di tappe da affrontare... e così via. Le occasioni oggettivamente possono essere tante: dalla caccia ai sassi colorati, ai salti sui tombini, alla raccolta delle foglie speciali ecc.
Giocare con i propri figli è fondamentale, oltre che utile, ma non solo. E'  bello in sè perchè accresce il legame, aiuta a tramettere piccoli (e grandi) valori. Stimola la fantasia in loro e in me... cavolo che la stimola.
Il gioco è un'alleato: è uno scacciapensieri per sè e per i figli, è un peccato non cogliere queste occasioni. A volte la pigrizia mi fa sciupare occasioni importanti.
E' pur vero che giocare con loro non è semplice: a volte non si ha voglia, o semplicemente non si è abituati o lo si reputa una perdita di tempo (con tutto quello che c'è da fare!). 
Ma giocare con loro rafforza la relazione e aiuta a conoscerli meglio : sia per le qualità fisiche che per gli approcci mentali: insegnare a saper perdere è la sfida maggiore!
Giochiamo papà? Va bene, dai iniziamo!
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...