Bea e Filippo

Bea e Filippo

martedì 26 febbraio 2013

Un voto sbagliato? ... e se sorprendesse?

Leggo sempre con estrema simpatia i modi con cui Francesco Uccello spiega ai suoi figli la vita. Il suo Blog è molto simpatico: motelospiegoapapa. Ma la simpatia è il meno,  un mezzo con cui costruisce i dialoghi per raccontare le cose importanti, per tentare di  far entrare i propri bambini dentro ogni aspetto della vita.
E anche oggi non s'è risparmiato. Un dialogo breve, immediato, a anche le elezioni hanno avuto il loro meritato spazio. Con ironia, un messaggio chiaro. Diretto. Interessante!
E mi ha ispirato.

Ma come parlerei ai miei figli  delle elezioni? Come descriverei loro i risultati elettorali?
Quando ero ragazzino ero un tifoso di partito. mio padre era un semplice militante di paese della DC ed io mi ero schierato con lui. Ne capivo poco, ma ai tempi la lotta DC PC era come il Derby Inter - Milan. Anche in un piccolo paese.
La fine della DC mi sorprese e mi deluse profondamente. ma in casa non si fece nessun dramma. Dopo un'iniziale simpatia col novello messia (Berlusca del '94), si mantenne la linea centrista. Mia madre però spesso si faceva folgorare dall'estetica dei candidati.... votò Rutelli, Casini, Fini ... e in questo periodo s'era innamorata di Renzi. Valla a capire.
Non faccio la storia delle mie passioni politiche elettorali.
Mi voglio concentrare - provo a farlo - sul presente! 
Se Filippo e Bea mi chiedessero che cosa ne penso dei risultati elettorali che direi? Se volessero capire il perché delle cose come cercherei di cavarmela?

Urca, sono in difficoltà perché il tifo in politica l'ho perso da circa vent'anni. Quel tifo che mi faceva appassionare, parteggiare, verificare, discutere con profondità. 
Ma allo stesso tempo, non riesco a essere indifferente di fronte a quanto succede, ai risultati. Da una parte perché comunque pure io ho votato, dall'altra  perché la politica, mi piaccia o meno, ha in mano il destino del paese in cui viviamo. E poi sono un "animale sociale" è certi accadimenti mi appassionano ancora.

"Papà chi ha vinto?": immagino una domanda brutale, diretta. "Ha vinto Grillo col suo Movimento 5 Stelle". 
"Sei contento, come se avesse vinto l'Inter?". 
"No, contento, no. Non l'ho votato. Ma questa volta non sono neppure troppo deluso. Un po' sì perché speravo in una situazione più chiara e semplice. Ma lo ammetto, sono curioso di vedere come andrà a finire."
"Ma allora hanno sbagliato?"
"Nessuno sbaglia a votare. La gente sceglie e poi spera che chi governa faccia bene. Poi se non succede ciò che immaginava rivota, magari da un'altra parte."
"Papà, spiegati, non capiamo".
"In queste elezioni chi governava prima ha perso di brutto, chi pensava di vincere non ha vinto... Non c'è nessuno che possa costruire un Governo e guidare il Paese. 
Ma non sono deluso del tutto perché a me le cose nuove non spaventano. Incuriosiscono. 
Per esperienza so che a volte deludono (in questo caso sono cazzi.. "Papà non si dice". Avete ragione, scusate) e a volte sorprendono. 
E mi piacerebbe che questa volta fossimo tutti sorpresi da quei 250 nuovi parlamentari (100 grillini, 40 di Monti, 100 del PD - sì perché comunque il PD ne ha mandati un sacco di nuovi e giovani - ), per la maggior parte under 40enni che proveranno a onorare - lo spero nel profondo - il consenso e la fiducia ricevuta!"
"Papà è difficile, ma quando saremo più grandi capiremo?".
"Spero di sì, anzi ne sono certo, purché non vi  voltiate mai dall'altra parte. 
Abbiate la voglia di cercare di capire quello che è giusto venga fatto per il bene dell'Italia. 
Voterete anche voi e quindi imparate a informarvi, a capire, a valutare. magari vi piacerà impegnarvi, me lo auguro!"

Ora il papà starà alla finestra: osserverà. E spera! Spera che non si vada a fondo, che qualcosa cambi! 
In bene! 
Cari bimbi, soprattutto per voi!
Sono un illuso o un ingenuo? Può darsi, ma meglio illudersi che piangersi addosso!

sabato 23 febbraio 2013

Masterchef, vincitori e vinti

Io e Filippo facevamo il tifo per Andrea, la mamme e Bea per Maurizio. Tutti schierati a guardare la finale di Masterchef. Quest'anno ci ha conquistato. La quotidianità del cucinare, le caratteristiche di tre giudici che a modo loro trasmettono amore e passione per la cucina, un insieme di concorrenti molto "normali", con storie di gente comune. Una gara simpatica, senza eccessi polemici. Molti momenti coinvolgenti e divertenti. Anche sentimenti messi a nudo nei momenti della sconfitta, ma mai esasperati. Regia molto snella, senza pause: concentrata sull'essenziale. Un mix, secondo me vincente. E premiato. Una delle poche trasmissioni che sono riuscito a seguire, anzi, che attendevo come appuntamento fisso, da non perdere. 
Con lo scorrere delle puntate si comincia non solo ad osservare divertiti, ma ci si lascia coinvolgere, si inizia a tifare. Ci si rammarica per gli errori, si è contenti per le vittorie o lo scampato pericolo. Si apprezza lo stile rigido e imparziale dei giudici. Secondo me mai in discussione...
Dentro tutto questo si arriva all'ultimo atto: la finale. Andrea, Tiziana e Maurizio. Tre storie diverse, tre personaggi unici, con poche similitudini. Sono stati i più bravi e meritano di essere lì. 
In semifinale Andrea lascia il grembiule... io e Filippo mastichiamo amaro. Speravamo nella sua vittoria perchè si leggeva nei suoi occhi il desiderio non solo di realizzare un sogno, ma di liberare una passione: di cogliere un'opportunità perchè la sua vita potesse cambiare. La vittoria come occasione o spinta per una svolta. Purtroppo ha patito un po' la sua emotività, non è riuscito a fare lo scotto finale... ha tentennato, un po' troppo per i giudici. E con Maurizio in finale c'è andata Tiziana.
Eccoli Maurizio e Tiziana: uscito Andrea tutta la famiglia si schiera con Maurizio. Questo giovane creativo, pittore, e aspirante chef. Quando è uscito Andrea ha pianto. Ha condiviso con lui amicizia, ma forse ha intravisto un sogno spezzato è non ha nascosto l'emozione e il dispiacere. Maurizio in tutta la competizione ha vissuto di molti alti e qualche caduta. Ha cercato sempre di stupire, in certi casi è riuscito a farlo, in altri s'è beccato anche qualche bella bastonata. Nelle cadute però non ha mai polemizzato. Anche quando non se lo aspettava. L'impressione è che gli manchi un po' di malizia tecnica. Che sia intelligente, ma non sempre in grado di governare i rischi che si prende. Ma ci sta. E genera simpatia. 
Tiziana. L'avvocato come la chiama Cracco. Ecco l'arrivata, quella che dalla vita ha poco da chiedere. Lei a Masterchef è venuta per una sfida in più che ne decretasse ufficialmente la bravura culinaria. Un po' antipatica, molto scaltra, furba e un po' ingannatrice. Ma brava: nulla da dire. Col passare delle puntate ha dimostrato che in finale è arrivata con merito. Ha il tifo contro. E se ne frega. Nulla da dire.
Siamo al verdetto. I piatti presentati da entrambi non sono stati perfetti. Tiziana ha puntato sulla furbizia, Maurizio come al solito ha cercato di stupire. Tiziana è andata sul sicuro.... Maurizio ha cercato di inventare. Ricordo l'anno precedente: Spiros e Ilenia erano stati, secondo me, migliori.
Escono i giudici. Tocca  Cracco proclamare: il vincitore della seconda edizione di Mastechef è.... Tiziana.
Gelo! Io e mia moglie ci guardiamo. Ce lo aspettavamo, ma speravamo tanto che vincesse Maurizio. 
La delusione non sta tanto nel vedere il preferito sconfitto, quello ci sta, la delusione sta nel senso che inconsciamente si era dato alla gara. Masterchef non è una medaglia, una coppa da mostrare come cimelio... ciò che Tiziana, noto avvocato capitolino, probabilmente farà. 
No, Masterchef è un sogno, un'occasione, un'opportunità che si offre a qualcuno perché quanto vissuto, imparato, conquistato diventi storia in qualche cucina. E' un talent, che scopre persone che hanno una marcia in più, rispetto all'oggetto in gioco... nel caso specifico il cucinare.
Azzardo: bisogna ammettere al gioco chi coltiva questa aspirazione, non chi vuol semplicemente dimostrare di essere bravo! Ecchissenefrega se Tiziana è in gamba.... la gente (mi allargo...) voleva veder vincere qualcuno che nella vita poi avrebbe potuto dimostrare e condividere le proprie qualità. Onore a Spiros, ad esempio, o a Chiara di X Factor.
Non critico i giudici che avranno avuto le loro ragioni, non boccio la trasmissione... ma non riesco a non esprimere l'amaro in bocca che il finale mi ha lasciato. 
Non grido neppure allo scandalo, come moltissimi - ma proprio tanti - hanno fatto in Rete, metaforizzando la vittoria di Tiziana come la solita parabola del furbo, ingannatore che prevale su tutti. Non esageriamo.
Più semplicemente, o umanamente, tifavo per il sogno... per il cibo che nelle mani di chi lo ama potesse diventare gioia per altri... niente di più.
Non so chi abbia veramente vinto! Temo solo Tiziana, i vinti sono stati molti di più.
Sono un romantico... lo so.
Peccato.

mercoledì 20 febbraio 2013

I Figli... barche che anelano al mare


(... un post dello scorso anno.... l'ho ripreso... e ne ho rivissuto il senso)

[...] Dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio 
una barca che anela al mare eppure lo teme. (Edgra Lee Masters - George Gray)

Tante volte penso a quello che posso (e devo) trasmettere e dare ai miei figli: amore, l’educazione, l’esempio su come agire, quello di cui necessitano a livello materiale (nel limite del possibile e nell’orizzonte del necessario o dell’utile). 
La visione delle cose, della vita, la serenità.
L’affetto che si meritano e così via. 
Come papà posso,   in certi casi devo, saper dare ai miei figli ciò che serve  loro per affrontare la sfida di una vita che in fondo“ho contribuito a scegliere” per loro. 
E la responsabilità del genitore è quella di  esserci, e senza deroghe, in questo cammino come presenza insostituibile.
Presenza attiva, viva, ferma e tenera allo stesso tempo.
Ma anche un genitore non può tutto. E, sono certo, che non deve tutto. Non sarà mai padrone di altre vite, neppure di quelle dei propri figli: ne potrà essere custode e responsabile per un certo periodo. Profondamente unito. Ne sarà affezionato, legato da un amore profondissimo, ma mai padrone.
Infatti ci sono un sacco di aspetti della vita dei figli che un genitore non potrà (e non dovrà) mai decidere o determinare.
Ma che cosa non può essere consegnato? Neppure da un papà!
Un genitore non potrà mai imporre gli affetti e le amicizie. Potrà capitare (e quante volte sarà successo) che un genitore dica ai propri figli che tizio va bene, mentre caio no. Se anche avesse ragione sarà impossibile sostituirsi ai sentimenti di affetto o di amicizia che un figlio potrebbe provare per altri. Non esiste un telecomando che regoli queste dimensioni o che le possa  spegnere. Non esiste un regolatore delle percezioni affettive dell'altro. Si può educare ad apprezzare certi stili, a dare valore a taluni comportamenti piuttosto che ad altri. Ma nell'intimo di ognuno di noi si genera l'affetto.
Che amicizie avranno i mie figli? Di chi si innamoreranno? Chi lo sa!
Un genitore non potrà mai decidere le passioni: se da una parte succede che un figlio, quasi per osmosi, possa condividere sinceramente certe passioni dei propri genitori, dall’altra, invece, spesso accade che ne   abbracci altre, magari totalmente diverse. Addirittura opposte. Le passioni sono un richiamo, di razionalità ed emotività, tipico della persona nella sua singolarità. E’ per passione che  un individuo  abbraccia o l’arte o uno sport;  degli ideali o la bellezza;  la natura e gli animali, i libri e la musica,  chi più ne ha più ne metta. Non si possono imporre, al massimo condividere.
Un genitore non potrà dare le idee. Rispetto ai propri figli sono certo che  si possa influenzare un pensiero o spingere a essere più inclini a determinati valori piuttosto che ad altri, ma quando il figlio diventa adulto e indipendente deve, ribadisco deve,  avere le sue idee. Un suo pensiero. Un suo modo di guardare alla realtà. Una sua – solo sua – capacità critica di fronte a quanto avrà di fronte. La vera sconfitta di un genitore è quando non è così. Da giovane con mio padre spesso mi confrontavo, anche animatamente, su idee o visioni delle cose discordanti. Lui aveva le sue idee ed io le mie: ne andavamo orgogliosi entrambi.
Un genitore non può imporre nessuna fede.  "Qualunque" Dio non tollera l’imposizione a credere. La fede si gioca nella libertà del riconoscere un Senso al proprio vivere che l’uomo non si auto-genera, ma semplicemente accoglie. In famiglia eventualmente un figlio vede se la fede è vissuta e il bene che può produrre. Ma poi tocca a lui. Sarà sempre una sua scelta.
Un genitore non riesce a generare capacità. Immaginare la "perfezione" (quando mai?) o particolari abilità per i propri figli significa desiderare per loro eccellere. Creare in loro attese inutili rispetto a proprie presunte doti inesistenti, o semplicemente comuni, significa indirizzarli alla frustrazione. Vale di più una sana e realistica autostima che mille complimenti su quello che non c'è!
Un genitore non può dare la felicità. Ne deve tratteggiare contorni nel presente, indicarla come meta che si conquista o semplicemente a volte si scopre passo dopo passo. Non è detto la conquisti per intero. Ma certamente non può essere consegnata in un pacchetto dono. Nessuno lo può fare per un altro. 
Ci sarò molto altro ancora...essere genitore non è dare per forza quanto non è trasferibile, ma esserci per preparare la via alle vere conquiste della vita.
Lo sintetizzo così, con le parole di Edgar Lee Masters: aiutare a "dare un senso"!
L'importante che come quella barca prendano la via del mare, e non sprechino la vita rimanendo fermi nel porto! 


lunedì 18 febbraio 2013

Papà, ce l'hai l'X Factor?

La musica non c'entra. E' semplicemente una sfida o una richiesta d'aiuto. Entrambe insieme. Vediamo che ne esce. Il Corriere della Sera, nel suo Blog in questo periodo cavalca il tema dei papà. Sarà di moda, susciterà interesse. Chi lo sa. Fatico a comprenderne un interesse così pressante, eppure è così. Dal Padre peluches di qualche mese fa, ai papà più fragili di ieri, passando per le coppie cavalluccio di qualche giorno fa. Un filo conduttore c'è: i papà di oggi chi sono? Qual'è la loro identità? Che cosa si stanno perdendo o che cosa stanno riscoprendo? ma sono capaci di essere o di fare i papà? O stanno decretando l'indebolimento irreversibile di generazioni di bimbi che non saranno in grado di affrontare il futuro? Poveri cristi... per colpa del papà.
E tutto perché questi benedetti papà, sembra non abbiano l'X Factor! Sembrano incapaci di vincere la sfida. Perché alla fine è una sfida anche quella di crescere dei figli.
Per fortuna esiste tutta una schiera si sociologi, psicologi, psicoterapeuti, giornalisti, intimisti, politologi, storici della società contemporanea, conduttori televisivi ecc. che stanno smascherando questo cortocircuito generazionale che sta colpendo i papà (le mamme vengono per ora risparmiate per ovvi motivi socio culturali). 
Nello smascherare però spesso mancano le ricette: si descrive, ma non si indicano vie, percorsi o modelli. Perché non essere coerenti fino in fondo? Identificate questo benedetto X Factor: questa patente del papà tutto d'un pezzo. 
Almeno uno si confronta. Capisce dove sbaglia. Si redime per raddrizzare le storture che, magari inconsciamente, sta inculcando nei propri figli.
Ma cos'è questo X Factor del papà?
Se un papà non incute timore con lo sguardo ce l'ha?
Se un papà ama giocare con i  propri figli, ride con loro, scherza... va bene? O è troppo bambino?
Se un papà ascolta, dedica tempo a parlare con loro, cerca di spiegare le cose, si preoccupa - purtroppo - anche per piccole cose, perché crede che anche i dettagli siano a volte importanti, merita di passare il turno o no?
Se un papà cucina, sistema, fa la lavatrice, adora l'asciugatrice, e odia stirare quanto la mamma, è in crisi d'identità o indebolisce la categoria?
Se una papà ogni tanto ammette di aver sbagliato, di aver esagerato nel rimprovero e si scusa ce l'ha sto benedetto X Factor? O è irrecuperabile?
Se un papà è presente in casa vuol dire che è un fallito fuori? E quindi poco presentabile come figura autorevole?

Voglio vincere! Voglio il mio "mentore" che mi aiuti a lottare per questa X! La chiave del successo, quella, l'unica - anzi -, che mi permetterebbe di fare la differenza, di essere un papà d'articolo! Un papà che merita di essere definito degnamente papà, per la buona sorte dei miei figli!

Aiutatemi, se avete un po' di compassione: ditemi come conquistare l'X Factor!
Con gratitudine.


lunedì 11 febbraio 2013

No vapore, no party!

Era in corso un passaggio epocale: dal ferro da stiro tradizionale, alla ferro con la caldaia... si stava rompendo un tabù, psicologico, lo ammetto, ma era così. Affidarsi a  strumenti professionali significa cedere nell'estemporaneità delle faccende domestiche. Quel distacco generato da essere più o meno al livello di ciò che usi, per cui se qualcosa non viene bene la colpa si divide con equità. 
Se invece ti affidi a strumentazione top, non ci sono più alibi... i limiti oggettivi emergono impietosamente.
Ma stavolta il passo andava fatto.
Ed eccomi pronto alla svolta. 
Vinco la pigrizia e decido di cimentarmi sui miei pantaloni preferiti. Istruzioni alla mano preparo tutto a puntino... è tutto un poco più macchinoso, ma non impossibile.
Pronto a tagliare il nasto, via! Scorre che è un piacere, delicata, impeccabile. Accarezza il tessuto. Alto livello!
Diamo il tocco decisivo: premo, premo, ri-premo, ma che succede? Il vapore non esce! Non c'è verso!
Noooo, non funziona! Non è possibile, l'utilitaria là tristemente appesa non mi ha mai lasciato a piedi. E sta berlina, non riesce manco a partire! 
Non è colpa mia... stavolta ho fatto tutto per benino. 
In più, da pirla svito il tappo della caldaia per capire se c'è qualche problema e scoprire che l'effetto pentola a pressione può essere dannoso... quasi mi scotto una mano, e intanto allago il parquet... che casino!
Lo scontrino!  Li butto sempre... frugo tra i pantaloni, nel giaccone... non c'è verso... mi aspetta un bel match col venditore.
E pensare che stavolta non l'ho neppure preso on line... 

E' la vendetta del ferro da stiro... lo guardo, mi pare quasi sorridere sotto quella sua piastra consumata, con i buchi sputa vapore pieni di calcare, ma soddisfatti della rivincita cui hanno assistito.
"Hai voluto abbandonarmi: ben ti sta!" ... leggo nel suo pensiero.
Come dargli torto!
Come quella volta che decisi di comperare la lavapavimenti (quella utilizzabile sul parquet), quella che prima aspira lo sporco, poi rilascia l'acqua, lava e asciuga... dovevo immaginare che il multitasking negli elettrodomestici è un rischio. E chi li vende esagera sempre un po'. Quella volta a sorridere fu il vecchio e sano aspirapolvere.... quando mi sentì borbottare perché alla fine quella cosa pagata a peso d'oro faceva sì più o meno tutto, ma di m....a. Decisamente male... soprattutto non asciugava... lasciava una scia d'acqua (sporca) improponibile! 
E' finita in panchina senza neppure esordire... un po' come quei bidoni che ai tempi Moratti strapagava e che praticamente non scendevano mai in campo... la chiamerò il mio Pancev!

Vecchia storia questa. ma con la caldaia non mi voglio arrendere!
Vedremo chi la vince.
E tu, caro ferro da stiro, non cantar vittoria... la tua pensione è vicina!



Carnevale e imprevisti (... o sfighe?)

Un post di cronaca, parlerà da sola... in una di quelle giornate dove si incastra il bello e il brutto, la festa e la sfiga... dove quando sembra girar tutto per il verso giusto,  la ruota degli eventi innesta la marcia indietro.
Piratessa bea
E' domenica... è il giorno della sfilata di carnevale. Bimbi carichi al punto giusto, hanno voglia. Il vestito da pirata recuperato per Filippo lo metterà la Bea... e Filippo con mantello nero, mascherina e cappello farà Zorro (ma sto Zorro manco sanno chi è eppure mantiene un fascino inattaccabile...). Quante volte ho  fatto Zorro pure io da piccolo... che nostalgia. 
Mi sveglia Bea, come al solito, sono le 8.00 e uno splendido cielo mi dà il buongiorno. Aria frizzante, ma la giornata si preannuncia bellissima. Ma in casa dopo pochi minuti cominciano ad addensarsi nuvole minacciose. 
Capitolo Filippo: la tosse del sabato ha portato con sé la febbre. Alle 8.00 siamo a 38°, e quando il piccolo s'ammala la sua frignosità raggiunge livelli sui quali è meglio non commentare.
Capitolo mamma: lei è ko. La schiena, non riesce quasi ad uscire dal letto. Maccheccavolo ha? non si capisce: sforzi particolari non ne ha fatti: colpo di freddo? Problema muscolare? E se fosse una colichetta renale? 
Fatto sta che si passa la mattinata con Pippo  ciondolante e  la moglie piegata in due.
I sani siamo io e Bea e decidiamo che alla sfilata ci si va. Antidolorifico alla mamma e tachipirina a Filippo e alle 14.00 puntuali Bea vestita da pirata si unisce al vascello dei bambini dell'oratorio pronti ad invadere le strade di Bresso.
Aria frizzante e festante. Mi dimentico sempre che però ci sono in giro un sacco di rompipalle con le bombolette colorate e non riesco a schivarle... mi ricordo sempre dopo che alla sfilata ci si deve presentare con abiti da riciclo!
Vabbè... si va. Bea è contenta, con le amichette butta coriandoli a destra e sinistra, "spernacchia" le stelle filanti e simula duelli pirateschi con la sua super spada.
Tanti bambini. Una sfilata allegra e simpatica, che mi fa superare il mio poco amore per il carnevale: il sorriso di Beatrice mi contagia.
Siamo nel bel mezzo della merenda che squilla il cellulare... è la mamma: l'antidolorifico non fa più effetto, è piegata in due e sta malissimo. Lascio Bea alla mamma di un'amica (me la accudirà fino alle 21.00) e corro a casa. 
Prendo in mano la situazione e impongo il Pronto Soccorso... Filippo è intrattabile e quindi chiedo ad una nostra amica se me la può accompagnare.
Sono le 17.30. E Silvia va in ospedale.
Per farla breve: alle 20.00 vado in ospedale a dare il cambio alla santa amica (che ad un certo punto era stata rimpiazzata temporaneamente da un'altra anima pia) perché la nonna, nel frattempo rientrata a casa,  mi dà il cambio con i bimbi.
In attesa della visita con moglie rimbambita dagli antidolorifici che le hanno dato subito, intuisco che l'Inter sta vincendo dai commenti ad alta voce del personale dell'ospedale... si vince, e questo un po' mi risolleva.
(PS. proposta a Sky: perché non regalare schermo e abbonamento nelle sale d'aspetto dei Pronto Soccorso? Questa sarebbe vera solidarietà!)
Alle 23.00 dopo 5,30 h. finalmente usciamo dal pronto soccorso (... se non sei morente ci si possono passare le giornate...). Diagnosi: forte infiammazione al rachide, sospetta piccola ernia. Cortisone e riposo. 

E' andata... è passata. Non mi vengono commenti. 
Al prossimo carnevale! 


venerdì 8 febbraio 2013

Con rispetto, papà

Questo Post partecipa al Blogstorming sul tema del mese: il rispetto.

Mio papà manca da 13 anni. Ha fatto appena in tempo ad andare in pensione, a iniziare a dedicarsi a quello che gli piaceva. Poi improvvisamente è volato via. Di botto, senza far rumore. 
Di lui ho un sacco di ricordi che mi porto dentro. Sono ancora molto vivi. Era un tipo semplice, granitico. Plasmato e integrato nella sua (e mia) terra,  una Valle semi alpina con le sue asprezze, con le sue bellezze, con i suoi ritmi e operosità. Con il suo salutare  e limitante isolamento.
Spesso silenzioso, un po' rude, ma capace di sorrisi e passioni. Sempre attivo, per nulla incline al far nulla o alla dispersione, ma capace di coltivarsi amicizie, di trovare lo spazio per l'impegno civico.
Un uomo, per certi versi, di un'altra epoca. Stava in casa pochissimo, noi figli eravamo affidati alla mamma. Soprattutto da piccoli con noi poche parole, molti sguardi... e quelli severi valevano di più di mille paternali o sculacciate. A lui non sono mai servite.
Pochi complimenti, non ci esaltava mai, neppure se lo meritavamo, almeno in pubblico o apertamente di fronte a noi. Lasciava trasparire un certo orgoglio, ma ogni conquista mia e di mia sorella era il nostro dovere... il minimo che ci toccava.
Col passare degli anni s'è trovato di fronte due figli un po' tosti... non ribelli o scapestrati, ma pieni di domande, di iniziativa, di voglia di uscire la piccolo mondo alpino. Due figli diversi: mia sorella poco malleabile e anima di numerosi conflitti, io apparentemente più saggio e pacato, di fatto anarchico nel sottobosco... facevo quel che volevo senza far troppo rumore.
Sono stati anni dove lui è stato risucchiato nella necessità di un dialogo maggiore, a volte acceso in altre pacato. Non ha respinto questo suo dovere, ma non era abituato... e alle molte parole scambiate con noi figli seguivano ampi silenzi. I suoi silenzi. Spesso mi chiedevo che cosa frullasse nella sua testa.
Perché parlo di mio padre, non è neppure il suo anniversario? Dopo 13 anni perché mi preoccupo di ritracciarne i contorni? Perché se esistesse una parola che ne potesse racchiudere sinteticamente la cifra della sua esistenza, questo termine è il rispetto. Mio padre mi ha trasmesso tanto.  Più con i fatti che con le parole, ma tra tutto quello che per lui era essenziale che noi figli imparassimo e vivessimo al primo posto c'era il rispetto. Forse esagero, ma è una licenza che mi concedo volentieri, ma per me il rispetto è lui. (speriamo che in questo caso non mi senta).
Per lui il rispetto aveva dinamiche e volti diversi.
Il rispetto in casa... di chi ci abitava e di chi passava.
Il rispetto per le figure autorevoli del paese... a volte a prescindere magari dalla loro reale consistenza morale, ma quel rispetto era dovuto al "valore dell'abito". 
Il rispetto delle regole. Il rispetto degli impegni presi.
Il rispetto delle parole.
Il rispetto degli anziani... dei "noss vecc", sempre carichi di storia, sacrifici e insegnamenti. 
Il rispetto delle tradizioni, della festa.
Il rispetto degli altri, anche di chi per vari motivi lo aveva fatto soffrire. 
Il rispetto delle idee, anche di quelle che criticava o osteggiava. 
Il rispetto dei boschi, degli animali (le pecore della nonna o i suoi cavalli), della nostra vigna, dei prati .... da rispettare perché era parte della nostra vita.
Il rispetto del lavoro. Dei sacrifici e delle fatiche... mai sfuggirli.
Il rispetto del dolore e della morte. Non temerli, né arrendersi di fonte a loro: imparare a viverli come parti ineludibili della nostra vita.
Per lui il rispetto era sacro, non me lo ha mai spiegato nel suo significato semantico, me lo ha mostrato e trasmesso. Forse anche nei limiti di un eccesso di zelo... non so.
Anche lui aveva, come tutti, le sue contraddizioni. Non era perfetto - chi lo è? - ma da uomo semplice è riuscito a farmi entrare dentro il senso del rispetto. 
Non ne riesco ad argomentarne le implicazioni socio filosofiche, non riesco a dipingerne contorni letterari particolarmente appetibili... riesco a evocarne l'esempio vissuto, fatto di attenzioni, di passione, di silenzi, di cura delle cose, di impegno, di passi indietro o in avanti quando necessario. Fatto di stima. Attento a non ferire o a chiedere scusa. 

giovedì 7 febbraio 2013

Padre peluche? Ma è una malattia?

Tempo fa lessi quest’articolo: I grandi siamo noi, dimenticarlo costa caropubblicato su la 27esima ora, del Corriere della Sera.. Lo commentai rapidamente, ma quelle righe scritte mesi fa ogni tanto mi ritornavano alla mente. A freddo,  in questi giorni l’ho ripreso. Riletto con calma. Qualcosa non mi tornava rispetto al giudizio globale della famiglia, dei papà, della nostra generazione, insomma. 
Non che non ci siano osservazioni e pensieri condivisibili, per carità, ma è il sottofondo che non mi quadra. 


In generale credo che sia un errore strategico (o una tattica?) quello di far diventare alcuni esempi di comportamento strumenti base per costruire un fenomeno. Studiare i comportamenti non è semplice ma l’orizzonte di riferimento dovrà contare un poco? Mi piacerebbe davvero capire, non tanto le basi teoriche di certe ipotesi socio pedagogiche, ma le fondamenta numeriche sulle quali si fondano per definire un fenomeno. Che ci sia molta tattica? Che gli orizzonti siano funzionali a far cassetta? Non pensar male … suvvia.

Molti atteggiamenti errati di noi genitori (spesso circostanziati, con mille concause – compreso il nostro limite oggettivo – ) non sono, a mio avviso,  necessariamente segno di una generazione di genitori “sbagliati”. Partiamo con i confronti? Il passato era meglio? Anzi: quali modelli esistono? Dove è il giusto o il perfetto? Ogni genitore si porta dietro e dentro  scelte, consistenza etico morale, consapevolezze educative, voglie, desideri, sogni, fragilità e doti che non si è inventato, ma che almeno in larga parte ha visto nascere in sé nella sua storia. Una storia in parte consegnata dal passato e dalla propria famiglia, in parte plasmata a pennellate irregolari dalla società e in parte costruita con le proprie forze e scelte. E’ così per tutti e lo sarà anche in futuro. Le presunte (e spesso vere) debolezze dei genitori a volte sono le stesse di una società che si sviluppa  nell’intreccio di mille fenomeni che cambiano le generazioni. Anche quelle dei professori, dei sociologi, degli psicologi. Quelli che si definiscono esperti. Che da una parte fanno i consulenti a certi personaggi perché sfruttino queste debolezze (e ne inducano altre) e dall’altra pontificano sulle generazioni dei papà peluches (e poi di peluches ce ne sono un'infinità... anche quelli che non si accarezzano tanto volentieri).
Ma un genitore non perfetto ha bisogno di un esperto inteso come psicoterapeuta o psicologo? Ma la presunta imperfezione educativa è una patologia? Se è virtù per un politico, perché è debolezza per un papà?

I genitori (mamma e papà insieme) la loro storia se la costruiscono insieme, aggiungendo tasselli, scelte sbagliate e giuste. Esperienze ragionate o intuizioni del momento. Comunque nuove e diverse, poco inclini a lasciarsi categorizzare,  sia perché diversi sono coloro che le compiono sia perché unici sono i destinatari-ricettori: i bimbi. E loro non sono automi … sono unici, difficili da decifrare a volte, da plasmare, da capire. Sempre buoni da amare … ed questo il bello e l’unicità di questa  avventura. Questi manuali aiutano? Servono?
Personalmente ho iniziato a leggerne alcuni, ma dopo poche pagine li ho miseramente mollati. Non riesco a lasciarmi entusiasmare. La colpa è mia: potrei davvero essere un papà peluche.
Sono certo che alcune intuizioni frutto  di attenta e scrupolosa osservazione di fenomeni siano intelligenti e aiutino a  riflettere … ma osservare è più semplice … il difficile è il dopo.  Passare alla pars costruens. Senza generalizzare e senza logiche universalistiche.

Da un anno mi sono messo, riflettere, “giocare con pensieri e riflessioni” sulla mia esperienza di padre. Ho letto molto (soprattutto di altri blogger nella stessa barca), ho pensato molto e ho scritto anche tanto (non vuol dir nulla, ma pare che scrivere faccia figo, a prescindere). 

Ho capito che trovare ricette universali non è semplice, se mai esistano, perché noi uomini (per fortuna) non siamo identici e non siamo così facilmente classificabili. Come non sono replicabili le famiglie. 
Belle perché uniche e diverse. Sentimenti, approcci, consuetudini, reazioni emotive, fragilità, capacità: un mix che ci rende inimitabili (spesso anche indecifrabili) e che ci deve responsabilizzare nella condivisione per guardare avanti, non per un sommario giudizio spesso povero.
Essere genitori è una scelta, una responsabilità, un’avventura, una gioia e una fatica: tutto insieme. Ci vuole cuore e testa perché ai figli si regali un futuro che sappiano affrontare … non pronto, ma vero e affascinante!
Studiare il fenomeno della genitorialità, della paternità e della maternità, della famiglia nel suo complesso implica, a mio modesto parere, una grande scrupolosità, un’attenzione ai dettagli più che ai fenomeni. 

Vabbè, ho scritto fin troppo... ma se fossi davvero ammalato?
Datemi il mio peluche!

mercoledì 6 febbraio 2013

Contro i Mulini a vento

La campagna elettorale in corso sta diventando una specie di gioco. Il gioco a rilanciare le proposte, soprattutto le stronzate, dei candidati enfatizzandone ironicamente la portata onirica.
Il web sta sguazzando in tutto questo. Si alimenta e viralmente invade ogni spazio con battute, immagini ritoccate, commenti ironici o sarcastici. Amplifica, rilancia, evidenzia: e dà voce. Forse il problema è proprio questo: dà voce alle stronzate. Che siano ridicolizzate o meno diventano loro le protagoniste indiscusse del dibattito. Se anche uno volesse sentire altro non riesce perché sono le sparate demagogiche a catturare l'attenzione, a innalzare lo share, a creare polveroni. Non c'è nulla da fare: la questioni concrete (non le chiamo serie perché poi alla fine tutto è serio), rimangono nell'ombra, relegate nei dibattiti da specialisti, ai margini della massa. E' così. E ci si casca  a ogni elezione!

Ieri sera mi sono imbattuto in una lettera di un Papà Blogger: Papà for dummies
S'è permesso di scrivere una Lettera aperta al futuro governo. L'ha fatto (leggetelo)! Non ci posso credere. Ha osato mettere sul tavolo tre o quattro cose concrete che potrebbero essere utili alla vita di una famiglia.
Non ha parlato di IMU, condoni, legge elettorale, Riforme iperuraniche, di corruzioni presunte, di spread. No si è limitato  a evidenze dimenticate: che gli insegnanti sono una categoria trattata di "merda" (come la scuola), che i bambini sono di fatto "un peso" per la società italiana e non una risorsa... che le politiche della famiglia sono ferme sostanzialmente al "medioevo".
Ho semplificato. Mi perdonerà (spero)... ma il succo è più o meno questo!

Aggiungo per rafforzare i concetti pochi, inutili pensieri.
I bambini sono una tassa indiretta! Diciamolo senza remore e reticenze. Per il nostro Stato in bambini sono oggettivamente un'altra opportunità per fare cassa. Le spese connesse alla gestione, alla crescita, allo sviluppo, all'educazione ricadono sulla famiglia... indistintamente che sia ricca o  povera (in proporzione molto di più su quella meno abbiente). Da risorsa per il futuro, da garanzia del futuro a "soggetti in avanzo" (come giustamente chiosa Papà for dummies). 
Le politiche familiari in Italia sono delegate alle famiglie stesse: ognuno si deve arrangiare! Con i 30 euro (60 se si lavora in due) degli assegni familiari devi far fronte a quanto lo Stato non ti può offrire. O non ti vuole offrire, perché non mi vengano a dire che i finanziamenti per gli asili Nido, quelli parificati sono bloccati perché i soldi non ci sono quando lo sperpero di soldi  che personalmente gli amministratori fanno regolarmente è sotto gli occhi di tutti... sono scelte premeditate! Faccio populismo di proposito... ma in questo caso so "checciazzecco"!
Le politiche sul lavoro per i genitori sono un'elemosina da Paese per "vecchi". Ma perché non si ha il coraggio di "copiare" da nazioni tipo la Norvegia? 

Caro Papà for Dummies ho aggiunto alle tue parole le mie perché i mulini a vento che le faranno rimbalzare verso l'ignoto possano girare più in fretta...

Almeno ci si prova! 


Diventare padre ... il lato divertente

Siamo al secondo appuntamento con iPad Mamma.
Un mese fa ho iniziato una riflessione sul "diventare padre". Ho condiviso alcuni pensieri, quelli d'orizzonte... legati all'esperienza nella sua globalità.
Con oggi inizio guardare ai vari lati che presenta o nasconde, rivela o cela l'esperienza in corso. 
Senza pretese, ma con lo sguardo di chi dal di dentro cerca di far affiorare quanto vissuto accumunandolo per tema. 
Questa volta il protagonista sarà il sorriso, quello che spesso (per fortuna) i figli sanno generare:  direttamente o indirettamente. Il lato divertente del diventare padre: l'ho chiamato così.

Riprendo il percorso da qui perché ciò che mi fa sorridere è quello che ricordo meglio!

Se volete leggere il seguito andate QUI!

Grazie iPad Mamma!

martedì 5 febbraio 2013

Restituitemi questo ... e vi voto!

Faccio mia con energia ed entusiasmo  l'iniziativa di Stratobabbo, e rilanciato anche da La Solita Mamma!
E la voglio prendere sul serio perché è giusto che si mettano a posto le cose. Perché i politici più scafati, arguti, intelligenti, onesti e retti si dovrebbero impegnare a restituire solo l'Imu? Perché ridurre l'orizzonte della giustizia sociale a questo dettaglio che poi va a beneficio solo di chi possiede un immobile o un terreno? Perché favorire magari personaggi come Brunetta costretti ad indebitarsi  per pagarsela (a proposito, caro Brunetta, mettendo insieme il mio umile reddito e le mie proprietà sono riuscito a pagare l'Imu senza eccessivi affanni, per cui ti propongo uno scambio: tu mi passi il tuo stipendio e i tuoi beni e io ti do i miei, vedrai che l'Imu non sarà più un flagello!)? 

Cari canditati è ora di svoltare, di non limitarsi a queste promesse universalistiche che toccano tutti e nessuno... di scendere  sulla terra. Raccogliete quello che veramente è importante per i potenziali elettori, ciò che ognuno di noi vorrebbe vedersi restituito e dire chiaramente quello che sarete in grado di fare. Prometteteci i nostri sogni, placate le nostre nostalgie!
Così finalmente potreste dare un segno di attenzione ai dettagli: solo se vi preoccupate del "piccolo" saprete gestire il "grande". Massima del piffero, ma fa gioco al pensiero generale.
Chiedete ad ogni cittadino di segnalare almeno cinque "cose" che vorrebbe gli fossero restituite: partite da lì. Senza retorica, o preclusioni di sorta. Con coraggio! Promettete e non vi pentirete!

Intanto comincio a comunicarvi le mie. 
Mi piacerebbe riavere indietro:

a. Anzitutto vorrei la restituzione di tutto il sonno che ho perso in questi anni di vita dei miei bambini. non è possibile che in uno stato civile non si tenga conto del fatto che i bambini piccoli possono incidere molto sulla salutare necessità di dormire dei propri genitori. Un bel decreto che permetta un recupero delle ore di sonno perse con ore di lavoro da dedicare al dormire. Immaginate quanti genitori felici. In più vi costerebbe molto meno del quoziente familiare!
b. Le scarpe da calcio "Tepa sport": sono le uniche con le quali ero in grado di calciare le punizioni all'incrocio dei pali. Da quando non ci sono più la mia carriera calcistica ha avuto un lento ed inesorabile declino.
c. Gli scarponi da montagna San Marco e la Picozza  della Camp che erano sulla mia Focus che mi hanno rubato esattamente il 28 maggio 2003. Non ne ho più trovati di così comodi... E già che ci sono mi restituiscano la possibilità di vedere la finale di Champions tra Mila e Juve (così per sfizio), perché  quella sera mi tennero in caserma per la denuncia due ore visto che le forze dell'ordine erano impegnate...
d. Tutti i CD di Davide Van De Sfross (soprattutto "Manicomi", che è introvabile) che in parte erano sulla macchina rubata - sempre la stessa Focus -  e in parte su quella incidentata da mia moglie nel 2007... sparirono misteriosamente dal carrozziere. Mi interessano solo i CD perché le custodie le ho tenute tutte.
e. Il pile che ho regalato anni fa al marocchino che mi aveva appena rubato in casa. Ero affezionato... del cellulare e del cordless (confuso per un altro cellulare) non mi importa nulla, ma quel pile grigio scuro della Tink Pink mi piaceva...

Avrei molto altro da aggiungere ma non voglio esagerare o incentivare promesse impossibili. In fondo con pochi investimenti (magari con l'IMU di Brunetta si fa tutto) rendereste felice un uomo... 
Un elettore che sarà fedele e riconoscente!


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