Bea e Filippo

Bea e Filippo

domenica 31 marzo 2013

Buona Pasqua!

Accompagnata finalmente da qualche raggio di sole!
Eccola la Pasqua che ci avvolge.

Crocevia tra inverno e primavera.
Sguardo alla rinascita, che dentro di noi può germogliare ogni anno.
Rivolto al sepolcro vuoto.
E' speranza concreta che ogni angolo buio della vita non è mai una parola definitiva.

E' fiducia che seminare il bene non è tempo perso.
Il raccolto buono arriverà.



giovedì 28 marzo 2013

L'appello di Marzia... per tutti!

Oggi non ho resistito a condividere, non semplicemente come link da leggere, ma come vero "spazio di sosta", come contributo che ci deve scuotere, quanto scrive Marzia nel suo Blog, L'ascia sull'uscio.

Essere genitori è un'esperienza praticamente universale ... essere genitori dei nostri figli è sempre un caso unico. Sempre. 
Ogni storia è a sé. 
E milioni di storie hanno caratteristiche non generalizzabili, non giudicabili. 
Forse dovremmo tutti ricordarci che il "diverso" siamo noi. Perchè l'identico non esiste!
Che il buono, il semplice, il giusto, il  "si fa così", il buon senso, non è detto che sia universale, ma che si alimenti spesso di una soggettività non necessariamente applicabile ad ogni situazione.
Un sacco di esperienze hanno semplicemente bisogno di amicizia, vicinanza e  affetto.
Il resto sono i pezzetti dei manuali che spesso guardano le esperienze dall'alto in basso senza preoccuparsi di decodificare né riconoscere quanto di misterioso e di bello possa librarsi, alla faccia di stereotipi un po' ammuffiti,  dall'animo umano: che sia quello di un bambino o che sia quello di un genitore.

Marzia, grazie per questa condivisione e Buona Pasqua!

La prima parte del suo Post la trovate QUI

Ci sono figli che richiedono di più, che fanno fare più fatica, che portano più dubbi e che fanno a pezzi i manuali del "buon genitore".

Questa affermazione è ovvia per chi ha più figli e uno risulta più impegnativo di tutti gli altri insieme.
Ed è ovvia per chi è alla ricerca della sua "giusta" definizione, come me.
Ma sono sicura che non è facile per tutti comprenderlo, non per cattiva volontà ma per mancata esperienza.
Ed è a questi genitori, nonni, insegnanti, vicini di casa, ecc. che oggi rivolgo un accorato appello.

Ci sono bambini che tirano fuori contemporaneamente il meglio e il peggio di noi.
Ci sono genitori che reagiscono per sopravvivenza e per autotutela, non perché quello sia il miglior stile educativo.
Ci sono bambini che stanno sempre oltre, sia nel fare sia nel distruggere, per i quali la normalità assume significati imprevisti.
Ci sono genitori che lottano per un equilibrio diverso per il quale non sono stati preparati.

Ci sono famiglie - come la mia - dove la quotidianità è fatta più di lotte che di pace, più di scontri che di incontri.
Famiglie forti, sane, piene di volontà e di amore. Come molte altre.
Famiglie attente, presenti, informate, unite. Come molte altre.
Solo che talvolta ci sentiamo illuminati e non sono i riflettori della ribalta ma della censura.
Lo so che siamo l'elemento disturbante delle riunioni familiari.
Lo so che siamo i meno attesi alle riunioni scolastiche.
Lo so che non è facile averci come amici.
Lo so che non siamo i più desiderati avventori al ristorante.
Lo so che incontrarci al supermercato o in coda alla posta può innervosire.
Però ...
ABBIAMO BISOGNO DI VOI!

Sforzatevi di non giudicare, di non pensare "a me non sarebbe mai successo", di non attribuire colpe. Davanti a voi spesso c’è un genitore che non sa davvero cosa sia meglio fare, che le ha provate tutte, che è consapevole di non essere il miglior educatore di suo figlio perché non ci capisce niente. Ci sono famiglie dove l’amore, l’istinto e il buon senso non bastano. Non bastano davvero, l'ho già detto altre volte.

Con un semplice “Tu come stai?” farete stare immensamente meglio una madre.
Con un abbraccio solleverete un amico.
Con un invito a cena (consapevole) rasserenerete una famiglia.

mercoledì 27 marzo 2013

I figli... educazione e "culo"!

.... chissà come diventeranno
Lunedì sera l'asilo dei miei figli ha proposto un incontro su alcuni temi proposti negli incontri di classe dai genitori. Temi molto ampi: i conflitti, le dinamiche educative, la diversità ecc. tanta carne  da mettere sul fuoco. A don Luca (sacerdote salesiano) il compito di mettere insieme il tutto e proporre un percorso di riflessione.
E così è stato. Molti stimoli, molti pensieri, suggerimenti, analisi,  esempi condivisi con lo spirito non tanto di dettare semplici soluzioni, ma di tracciare nella vita delle nostre famiglie percorsi di riflessione. Tutto molto concreto. Immediato. Senza fronzoli.
A me piace la teoria che si tocca. Quella che nasce da valori, da principi ma che sa entrare nell'esperienza quotidiana per cercare di darne un senso, delle direzioni.
Al centro noi genitori e i nostri figli. 

A me queste occasioni piacciono, mi ricordano che ogni tanto è utile prendersi delle pause in cui si riattivi la mente, perché impari a guardare in modo sereno l'esperienza di ogni giorno, staccandosi da essa, ma tenendola presente.
Mentre don Luca ci parlava, mi apparivano fatti, situazioni vissute. Un insieme di episodi di normale vita familiare dove il mio operare non sempre ha assunto contorni limpidissimi. In pochi anni di vita di bea e Filippo l'intrecciarsi di quanto vissuto è ricco di luci e di ombre. Di passi in vanti e di ripartenze. Di piccole cadute e di soddisfazioni. Un vissuto intenso e orientato a cercare di educare i miei figli per il loro bene, perchè sappiano e siano in grado di crescere capaci di affrontare la vita.
E di affrontarla come? Dentro un orizzonte di valori, atteggiamenti, scelte, priorità, visioni che, come genitori, riteniamo giusti ed necessari per il loro bene.
E' impossibile lasciarli come dei fogli bianchi. 
La neutralità è comunque una scelta. Parole, gesti, approcci alle cose, espressioni, giudizi, raccomandazioni, richiami, consigli, sguardi, sorrisi, umori tutto questo, e tanto altro, incide sulla loro crescita. 
In più a quanto un papà e una mamma vivono, dicono e fanno, c'è anche il resto: asilo, amici, nonni, tv ecc.
Tante agenzie educative che possono anche confondersi o addirittura sovrapporsi.

Ma dentro tutto questo, dentro la necessità di riconoscere il proprio ruolo educativo mi rimane una convinzione: i figli comunque non sono pre-determinabili. Nè a monte nè a valle!
I figli hanno comunque un non so che di interiore che li renderà unici, che li aiuterà o meno ad accogliere o addirittura a respingere quanto un genitore cerca di trasmettere.
E' la loro unicità, particolarità, verità di fronte a  se stessi. E' la loro misteriosità!
Ogni tanto mi vien da dire, tra il serio e il faceto, che  "i figli sono anche una questione di culo": il bello o il brutto del loro destino è a prescindere da quanto bene o male come genitori si fa o si disfa".
Figli bravi (secondo i parametri dei genitori) = culo.
Figli non bravi (idem come sopra) = sfortuna.
E' la sorte intrinseca alla libertà, al libero pensiero, al DNA non ripetibile.
E poi è pur vero che bravo o stronzo, disperato o vivace, sveglio o irrequieto, arrogante o sicuro di sè, buono o arrendevole ecc. sono tutti binomi che si prestano ad interpretazioni diverse... per cui quello che per me è "culo" per altri può essere sfortuna!

Un mio vecchio e saggio parroco diceva che rispetto ai figli i genitori dovrebbero limitarsi a "non fare danni", non tanto come politica conservativa, ma come consapevolezza che se si evitano questi danni, il futuro poi se lo costruiscono meglio per conto loro!

Credo che senza cedere al fatalismo, da una parte si debba mettere in conto un certo grado di indeterminatezza rispetto ai risultati di processi educativi.
Dall'altro non si debba mai, per questo, rinunciare a costruire un percorso educativo. Ad amarne i contenuti e le potenzialità. E la sua ricchezza.
Percorso che alla fine, comunque vada a finire, fa bene a chi cerca di costruirlo.
In questo caso so con certezza che farà bene a me!

Alla faccia del culo... che comunque rimane.






lunedì 25 marzo 2013

Essere al loro posto?


Li guardo, li osservo. Mi diverto con loro, sorrido... mi arrabbio, perdo la pazienza. Si fa pace, si gioca. Ascolto e parlo.

E ogni tanto vorrei "poter essere al loro posto!"

Quando vedo i miei figli in difficoltà per qualsiasi cosa vivo la voglia – o la tentazione – di fare cambio. Ci sono dei momenti in cui vorrei potermi sostituire a loro in modo che possano affrontare e superare rapidamente quanto in quel momento magari li turba, li mette in difficoltà o addirittura li fa soffrire.
Mi capita quando vedo Beatrice, ad esempio,  alle prese con  le sue prime sofferenze legate ai piccoli dispetti che subisce (probabilmente ne fa pure… non è una santa) dalle sue amiche, che la portano a chiudersi in se stessa. 
Mi succede quando vedo Filippo che vorrebbe fare una cosa o raccontare un suo pensiero, ma non riesce: il suo sforzo a volte  mi intenerisce. Che voglia di farlo al suo posto per vederne il sorriso e non la fatica. 
Mi succede quando li vedo star male: febbre, tosse, dolori vari… e a me, nonostante cerchi di farmi contagiare per fare qualche giorno di sana malattia a casa, non capita mai nulla. 
Mi succede quando sono tristi o delusi; quando non riescono ancora ad accettare alcune regole o impegni e quindi si ribellano.
Istintivamente mi viene voglia di  sostituirmi a loro affinché possano essere preservati da ciò che in qualche modo ne mette a nudo le loro fragilità o le difficoltà naturali. 
Ma non solo: poter fare -  o sistemare – al loro posto renderebbe comunque tutto più agevole: meno fatiche, meno volti tristi, meno delusioni… e meno pensieri per me.
Il mio "stare in pensiero"… allora, per dirla tutta,  il volere sostituirsi a loro significa non solo desiderare di diminuire certe loro difficoltà, ma togliere da me il disagio di vederli come non vorrei. 
Fare cambio quindi può diventare non una semplice voglia, giustificabile e quasi naturale, ma anche una piccola tentazione. Anzi una doppia tentazione: verso i miei figli perché rischierei di non far vivere a loro in pienezza quanto è naturale vivano; verso di me perché mi costruirei uno scenario non reale, un po' romanzato magari. 
Invece le difficoltà ci sono ed è giusto che siano affrontate e vissute  fino in fondo, anche se questo spesso può pesare molto ai bimbi e di conseguenza anche a me.
La speranza che i miei figli possano viverne il meno possibile (le difficoltà e le fatiche mica si devono per forza cercare), non deve spingermi a togliere loro quelle che comunque arrivano: solo affrontandole e non fuggendole, diventano ostacoli superabili. 
E forse anche utili. Anche per me!
Senza scomodare, inoltre, la retorica della responsabilizzazione a tutti i costi, con l'umana e serena convinzione che nessuno può vivere la vita degli altri... soprattutto quella dei figli.

venerdì 22 marzo 2013

Tris a tavola! Idea vincente?

... più o meno così....
Il bellissimo sito Genitoricrescono ha inaugurato da poco la sua rubrica di cucina. 
Con un sapiente taglio pedagogico: condividere menù, soluzioni culinarie per "sfamare" i nostri figli.
Un insieme di proposte che probabilmente uniranno strategie, abilità culinarie, idee geniali, suggerimenti, indicazioni, esperienze di ogni tipo! 
Mi sa che  ne leggeremo delle belle!

Nel mio piccolo non ho saputo resistere. 
La tavola  - da me -  è sempre stata un mondo a sé, a volte quasi un piccolo campo di battaglia: capricci, i "non voglio", "non mi piace" ripetuti con costante fermezza. 
A me piace cucinare, mi piace variare, proporre sapori nuovi ma le barriere che Filippo e Bea ogni tanto mi impongono sono dure da abbattere.

Un annetto fa, quasi per caso, ho deciso di cambiare e di puntare sulla strategia del Tris... 
Com'è andata?

Potete leggerlo QUI!

E grazie a Genitoricrescono per l'ospitalità!

giovedì 21 marzo 2013

Abbracciamo il risveglio!

Questa mattina i bambini dovevano andare all'asilo con vestiti colorati o con un fiore sulla maglietta. 
Per il primo giorno di primavera! 
A Filippo il fiore l'ha disegnato Bea.
Troppo carini.

Guardavo il sole che entrava in casa, un cielo spettacolare.
L'orizzonte con le montagna ancora innevate, ma finalmente con qualche chiazza verde/marrone... segno di un inverno che faticosamente lascia il passo.
... oggi è primavera davvero!
Non par vero!
Non faccio caso alle previsioni del we dove, con la pioggia, potrebbe ricomparire un po' di neve. 
Incidente di percorso.

Oggi mi voglio gustare questo sole. 
I suoi significati. 
Le sue promesse.
A me vengono in mente da subito le possibilità.
Lo star fuori, il ricominciare a programmare camminate nei luoghi che amo. 
I bambini che corrono, che raccolgono fiori, che inseguono le farfalle, catturano le cavallette.
I profumi, i colori, il calore dell'aria che accoglie.
I frutti, gli spazi che si aprono.
L'andare in bici, il giocare a pallone.
Sporcarsi, lavarsi, cadere e rialzarsi... tutto all'aperto!

Il risveglio di una natura che invita a buttarcisi in mezzo.
La libertà che il tempo  può concedere e che sta a noi sfruttare fino in fondo.

I mie figli invocano la primavera da tempo.
Desiderano abbracciare e accompagnarsi a questo risveglio.
Lasciarsi avvolgere da una natura che amano!
Adoro questo loro spirito.
Sanno  di essere accolti da quanto c'è fuori!

E' ormai primavera... non si fermerà! 
Avrà qualche intoppo ma il processo è irreversibile.
Preparatevi, cari bimbi,  per nuove conquiste

Si parte!

Buona primavera a tutti!!!





martedì 19 marzo 2013

Diventare Papà

.... in occasione della festa del papà mi "riprendo" un post che ho scritto qualche tempo fa per IpadMamma.

Nessun fulmine a ciel sereno. Bea e Filippo sono figli voluti, cercati per dare “compimento” alla nostra famiglia. 
Che parolone. Ma non saprei come esprimermi in modo diverso. Ma una famiglia non è un’entità astratta: c’è una mamma, un papà, e i figli (uno o di più non importa).
Ed io sono il papà.
Non sono nato papà, lo sto diventando.
La nascita di un figlio per quanto attesa, desiderata, destinata al contesto migliore che si possa offrire, genera un piccolo sconvolgimento esistenziale. Per me è stato così.
Quella creaturina (prima Bea e poi Filippo) che ho cominciato a prendere in braccio, in modo quasi impacciato, pochi istanti dopo la sua nascita, ha aperto orizzonti nuovi.
Diventare padre è stata anzitutto un’emozione enorme. Di quelle che non si scordano per il resto della vita. Di quelle che stupiscono. Che commuovono.
E’ stato una specie di nuovo inizio: i figli il tuo mondo un po’ te lo ribaltano. Cambiano i tempi, i ritmi, le priorità, la prospettiva sulle cose… non necessariamente ti cambiano dentro, ma fuori eccome. Ma se cambi fuori, un poco alla volta cambi anche dentro.
Diventare padre ha voluto dire cominciare ad imparare, e in fretta, una marea di cose. Senza libretti d’istruzione. Non lo si fa da soli… con mamma accanto.
Ma il cammino, per quanto bello e affascinante, non ammette deroghe: è un continuo fare e apprendere. I figli crescono in fretta ed in fretta si deve cliccare il tasto “aggiorna”… altrimenti si perdono i pezzi.
Paradossalmente diventare padre significa da una parte rallentare certi ritmi, usare il tempo che ci vuole per fare anche le piccole cose, e dall’altra tutto va capito in fretta perché il tempo dei bimbi è lento nel fare, ma è veloce nel passare.
Come dicevo pocanzi mi sono buttato in questo nuovo inizio ed ora, rivedendo il percorso compiuto con due bambini che ora hanno 3 e 5 anni, mi accorgo che ti riscopri padre vivendone l’esperienza giorno per giorno.
Andiamo al sodo.
Diventare padre è stare accanto a loro, osservarli, metterli al centro ma non troppo (… c’è la moglie, mica lo dimentico … a molto altro che non scompare), tendere la mano e lasciare fare, abbracciare e richiamare.
Diventare padre è giocare con loro, preoccuparsi e sorridere, ascoltare e spiegare. E’ prendersi il tempo e concederlo, anche quando è poco. E’ andare oltre le apparenze per generare libertà e autostima.
Diventare padre è arrabbiarsi, e pentirsi per i modi o le ragioni. E’ palpitare per le prime volte e sorridere per gli impacci delle seconde.
Diventare padre è proteggere, ma non assillare. E’ vivere con loro, non al posto loro. E’ progettare e ripartire da capo, senza rimpianti.
Ci sarà molto di più. Lo so.
C’è certamente molto di più.
Ma è un diventare… e quindi le pagine da scrivere sono ancora moltissime.

UN PAPA' CUOCO

L'idea è simpatica, semplice, coinvolgente.
Per la Festa del Papà colazione all'asilo con i propri figli.
Scenario particolare: solo papà, bambini e maestre.
Di mamme manco l'ombra. 
Eccomi accanto a Bea (Filippo è ammalato).
Mi prepara una fetta biscottata con la Nutella e mi offre il succo.
Si sorride. I bimbi sono contenti, e noi papà facciamo il nostro.
Non traspare nessuna voglia di andarsene al lavoro (effetto crisi?).
E' bello così.
Riscoprirsi al centro con i propri figli "solo" per essere padri!

E' il momento del regalino. 
Bambini in fila trepidanti.
Bea corre da me, è contenta perché sa che mi piacerà.
Mi consegna il grembiule da Cuoco. 
Lo ha personalizzato col disegno di una mazza da Golf e una palla nerazzurra...
Sport e cibo: binomio che lei vede in me!
Come darle torto!

Insieme al grembiule ecco anche la dedica.
Vuole che la legga subito... e lei la sa a memoria.
Simpatica, bella! Sincera.

"Caro papà oggi ho pensato
a un regalo speciale mai trovato:
un grembiulino fatto da me,
per dirti l'amore che provo per te.
Ma chi l'ha detto che solo la mamma, 
deve lavare, stirare
e poi cucinare?
Così se vorrai, stasera io e te, 
faremo il gioco più bello che c'è,
preparare una cena, davvero perfetta,
per stare insieme con gioia e senza fretta."

AUGURI PAPA'!

Sorrido con lei. 
Un abbraccio e tutti si ritorna al quotidiano.
Bea rimane ed io corro, si fa per dire, al lavoro.
Appuntamento alla cena serale che prepareremo insieme!

... nota  a margine

Ma chi l'ha detto che solo la mamma, 
deve lavare, stirare
e poi cucinare?

Nessuno, appunto!





lunedì 18 marzo 2013

In fondo è sempre tempo di esami...

Sono sposato da oltre sette anni e padre da cinque anni e mezzo (da tre anni bi-padre) e confesso che la presenza di Beatrice e Filippo ha radicalmente cambiato la mia vita. E quella di mia moglie. Insomma la nostra. 
La nostra vita di famiglia ha dovuto riprogrammarsi totalmente: sono cambiati i modi di gestire le amicizie, di vivere il lavoro, di organizzare il tempo, le vacanze, gli hobby e così via.
In certi momenti affermerei che tutto è cambiato in meglio, in altri un po' meno.
Il più delle volte mi limito a registrare il cambiamento come una fase diversa della mia vita, una fase che se da una parte è uno sbocco voluto del nostro matrimonio (non l'avevamo mai immaginato senza figli) dall'altra è semplicemente nuova e profondamente diversa,  arricchita da due splendidi bambini!
Comunque un dato è certo:  i bambini sanno arricchire, spesso inconsapevolmente, il bagaglio esperienziale dei loro genitori (il mio di sicuro), rendendoli alla fine molto più preparati ad ogni evenienza.
I bambini, sono una vera scuola di vita. Anzi  di più, sono una specie di interrogazione continua dove non sempre l'aver studiato paga... a volte ci vuole intuito, fortuna, abilità, e pure un po' di scaltrezza!
Ma alla fine si impara un sacco. Le novità, le situazioni che loro ti mettono davanti, oggettivamente ti rendono un po' più ricco. Sempre po' predisposto alle successive interrogazioni.
Ogni tanto mi diverto semplicemente ad elencare "il di più scoperto" grazie a loro. A volte cose semplice, molto terra a terra,  in altri casi simpatiche.  Spesso decisive per il dopo. Quasi sempre nuove, almeno per me.
In ordine sparso, così quasi per diletto, metto sul piatto qualche tassello di vita che  grazie a loro ho imparato. Per esempio ho scoperto:
  • che esiste un alimento che si chiama "crema di riso, mais e tapioca"
  • che cambiare il pannolino ad un maschietto, almeno all'inizio, è molto pericoloso ("l'idrante" va preventivamente posizionato)
  • che quando si sta via qualche giorno, qualsiasi auto tu abbia, è sempre troppo piccola
  • che lo "spasmo  laringo faringeo" è una brutta gatta da pelare
  • che leggere le favole è bello... ma non si può "barare"
  • che le malattie vengono incubate all'asilo tra il giovedì e il venerdì e si manifestano regolarmente il sabato e la domenica
  • che quanto hai fretta a loro non frega nulla...
  • che esistono la Pimpa, Dora l'esploratrice, il Pirata Jake, Angelina ballerina, Il magico mondo di Ben e Holly eccccc.
  • che le vacanze, per i primi anni,  è meglio chiamarle semplicemente "cambio d'aria"
  • che i bambini al mare fino ai tre anni è molto meglio che ci vadano con la nonna
  • che le tappe infantili si chiamano "inserimento": sempre e dovunque... il distacco è temuto  più del "nuovo" (e pensare che Beatrice dopo il secondo giorno d'asilo diceva alla mamma "ma perché stai qui anche tu?")
  • che il tuo fisico regge anche alla riduzione drastica della ore di sonno... 
  • che gli amici non ti fanno più regali ("avremmo pensato a qualcosa per i bambini")
  • che nonostante si predichi il pacifismo tra fratelli si menano...
  • che la pazienza non si compra... 
Si potrebbe continuare quasi all'infinito.
Quante esperienze si vivono senza la necessità di frequentare master costosissimi. Basta far tesoro della vita, della presenza dei bambini: il loro esserci impone attenzioni, ragionamenti, scelte, razionalizzazioni, pensieri... di tutto un po'. Un minestrone esistenziale che ti trasforma...
In questa scuola di vita gestita dai miei figli comincio a superare le prime classi.... mi pace andare avanti e comincio a temere le impegnative materie future (scuola, preadolescenza ecc.).
Mi sa che mi conviene mettermi a studiare!!!

giovedì 14 marzo 2013

Papà 2.0, un incontro ravvicinato!

NEWS: INCONTRO RINVIATO PER MOTIVI TECNICI.
Aggiornamenti più avanti


Nella via a volte succedono cose strane. Inattese. 
Capita che incontri casuali possano aggiungere occasioni, possibilità, simpatiche concomitanze.
Così è successo a me. 
La segnalazione di una bravissima Blogger la Foodsitter, ha fatto si che venissi contattato dal Circolo dei Lettori  di Torino per intervenire in una tappa di una serie di incontri dedicato ai Blogger. 
Per la precisione, ne caso specifico, si cercava un Papà Blogger... merce rara!
Quando sono stato contattato mi sono permesso di segnalare altri Papà Blogger molto più "famosi" in rete e probabilmente più degni di quest'incontro. Tra i papà 2.0 sono un novellino.

Invece eccomi qui a segnalare questa occasione, che mio malgrado mi vedrà protagonista.
Sarò chiamato a condividere, con accanto un giornalista che tirerà le fila, l'esperienza dello "scrivere le vicende di un papà". Le mie.
Il perché, il come, il vissuto, il percepito. 
Le difficoltà e le sorprese!
Un papà, la sua famiglia, i suoi figli: esperienze che dalla vita di un Blog, diventano dialogo, confronto.

Chissà come andrà. 
E se qualcuno passasse di lì....

MERCOLEDÌ 20, ORE 19

Papà 2.0
Protagonista dell’incontro ravvicinato con gli scrittori del web è il  Vittore Mescia, che in ilmiosuperpapa.blogspot.it condivide difficoltà e sorprese di un ruolo sempre più condiviso.


Dove?

Palazzo Graneri della Roccia
Scala A
Via Bogino 9, Torino

martedì 12 marzo 2013

Di sera e di mattina

E' Sera.
Ieri sera Bea e Filippo ci hanno fatto una sorpresa: ad un certo punto sono spariti nella loro cameretta. qualche minuto ed eccoli apparire tutti sorridenti e orgogliosi. Si sono messi il pigiama da soli! 
Bella sorpresa! Un tassello in più nella loro voglia di autonomia. 
O più in concreto nel comprendere che in effetti si devono un pochetto arrangiare... ogni giorno di più. 
E in più cose.
Il loro sguardo era proprio bello, soddisfatti e coscienti di averci fatto contenti. 
Orgogliosi. Belli da vedere.

E' Mattina.
Questa mattina invece la scena è stata un po' diversa. Se da una parte il risveglio è sempre un'attentato alla pace del loro sonno (e qui li capisco fin troppo bene), dall'altra il momento del vestirsi è regolarmente una vera e propria battaglia. 
Bea di solito è alle prese con la madre: la vedono in maniera diversa e non se la mandano a dire. La mamma la vorrebbe un po' più casual, Bea preferisce la comodità. 
Di compromessi non se ne parla. Finisce sempre con una vincitrice per la buona pace dell'altra... se la vince Bea, la mamma borbotta incavolata, se la spunta la mamma Bea frigna per mezz'ora.
Filippo, invece, è un caso "patologico". E mi tocca.
Vestirlo può essere uno spasso o un dramma. E il dramma prevale.
Proponi la tuta, vuole i pantaloni. Ma quelli verdi non vanno bene, quelli grigi sono stretti, quelli blu solo se c'è il sole, quelli rossi sono brutti e così via. 
Mantenere la calma è durissima, infatti dopo un'iniziale tentativo di mediazione di solito lo vesto con quanto scelgo io. Piange, ma si lascia vestire, e dopo qualche minuto si tranquillizza.

Sera e mattina... spesso due scenari diversi. Spesso due bambini diversi. 
Sono due bambini molto normali... che si ritrovano due genitori altrettanto in balia dei momenti della giornata: solitamente più tranquilli la sera e spesso di corsa al mattino.
In entrambe le situazioni ci si rende conto che in famiglia dovrebbe prevalere la dinamica del saper accogliere, del saper osservare e condividere il momento per quello che è, senza trascurare i momenti belli, come se fossero "dovuti" e senza esasperare le dinamiche conflittuali pronte ad esplodere in altre circostanze.
E' la continua ricerca della serenità, del giusto esserci. Pazienza, fermezza, accoglienza, gratitudine, attesa, comprensione. Di tutto un po', e sempre.

Di sera e di mattina.




giovedì 7 marzo 2013

Un anno di Blog .... Mi faccio gli auguri!

Queste sono le prime parole che hanno trovato spazio su questo Blog.


"Se un papà cucina, si occupa di lavatrice, asciugatrice, lavapiatti, riordino armadi e biancheria bimbi, approvvigionamento alimentare (fa sempre la spesa), paga le bollette, tiene monitorato il budget familiare, butta la spazzatura, cambia regolarmente i pannolini, e così via ... può essere definito un Superpapà? 
E la mamma cheffà? nessuna rivendicazione, ma tra il serio e il faceto diamo voce (chissà quanto ci sarà da raccontare!) a questa nuova generazione. Si parte!"

Era il 6 marzo 2012... le rileggo e mi viene da sorridere.
Perché ho iniziato? Che cercavo in un Blog?

Il giorno dopo ho aggiunto queste:
"In questo Blog mi piacerebbe condividere il divertente della vita di famiglia, fare in modo che tutto quello che genera sorpresa, sorrisi, divertimento trovi casa in questo spazio. Spesso è più semplice e per certi versi quasi liberante condividere dolori, fatiche, magari anche drammi alla ricerca di giuste, per carità, parole di conforto, ma in questo spazio il tema è un altro: si racconti ciò che invece è simpatico e divertente. Ci provo!."

In fondo questo è stato un anno di tentativi.
Ho tentato di essere fedele ai propositi iniziali: di guardare alla mia esperienza di papà con l'ottica dell'ironia, col filo conduttore del sorriso.
Ho provato a far diventare la vita di una famiglia come tante altre un insieme di esperienze condivise con lo sguardo di un papà che è contento di quanto sta vivendo.
Ho provato a divertirmi e a divertire.
Ho provato a mantenere viva la fantasia e la voglia di raccontare.
Ho provato a lasciarmi guidare dagli avvenimenti quotidiani, confermando quanto avevo in mente dall'inizio: che la vita di famiglia non è mai noiosa. Anzi è ricca di stimoli, di spunti. Parole, episodi, disavventure ... mille opportunità di pensieri e parole...

Ci ho provato... è un anno che lo faccio!

E alla fine sono andato oltre. Ho sforato.
L'obiettivo era ambizioso, ma mi sono lasciato prendere la mano. Il divertente presto si è rivelato non solo una simpatica opportunità, ma anche un limite.
La vita di famiglia, la mia esperienza di padre è molto di più. Non mi sono trattenuto dall'allargare gli orizzonti, dall'estendere i pensieri e i racconti. 
Ho provato allora a giocarmi a 360°. Il Blog mi ha reso un po' più libero. Più ricco.
La famiglia dentro e fuori. Le esperienze in casa e fuori.


E' passato un anno. E IlMioSuperpapà è ancora in pista. 
Desidera continuare. 
Perché un Blog può essere quasi medicinale.
Perché essere un papà è un'esperienza viva più che mai!
Perché allarga gli orizzonti, crea affinità con se stessi e con molti altri percorsi conosciuti per strada.
E' passato un anno è non è solo questione di voglia o di argomenti: ora è questione di spazi conquistati in me stesso che sentono il desiderio di liberarsi nelle parole da condividere per chi ha voglia di leggerle e commentarle.
E' passato un anno è ho conosciuto un sacco di compagni di viaggio. Idealmente festeggio con loro.

Spengo una candelina e riprendo il cammino!



Andar di fretta... non paga!


Un anno fa - circa - scrivevo questo.
"Il mio modo di vivere, affrontare le cose, lavorare, ecc. è il contrario della lentezza. Da sempre sono stato abituato, più per indole che per necessità, a velocizzare sempre un po’ tutto. Il vivere in città poi mi ha dato il colpo di grazia. Milano è una città isterica geneticamente. Tutti di corsa. Tutti perennemente in ritardo ma insofferenti se quanto riguarda loro non "seduta stante". 
E quindi sono peggiorato: se sono in macchina con qualcuno che guida piano mi irrito, se sono in riunione e qualcuno parla troppo lentamente o mi addormento o mi spazientisco. Mi sembra sempre di avere i minuti contati e quindi spesso quando faccio una cosa la mia mente è già proiettata alla successiva, a discapito di quella che sto facendo. Mi sento un assimilato al contesto frenetico che genera questo mondo un po’ isterico.
Per fortuna ci sono Beatrice e Filippo che su questo tema sanno - o tentano -  mettere le cose a posto. Mi obbligano a rallentare, è come se ad un certo punto mi tirassero il freno a mano."

Dopo un anno posso dire: mi sono rallentato!

Metamorfosi indotta, adattamento funzionale e tanta serenità in più.
La fretta con i bambini non pagava... continuamente puntare sul "siamo in ritardo" rendeva isterici loro e insofferente il sottoscritto. tanto valeva dilatare. Allargare lo spazio tra una cosa e l'altra, accettare che il concetto di tempo è relativo. che il mondo non finisce se si fa una cosa in meno. Che la serenità vale di più dell'efficienza.
A tavola si sta di più. Un gioco può avere più fasi preparatorie. Se si deve uscire piuttosto ci si inizia a preparare qualche minuto prima. Quando si è in giro meno ansie con l'orologio in mano, piuttosto si fa una cosa in meno.
Rileggo quanto scritto un anno fa e mi accorgo che è possibile passare dall'osservazione di un dato, all'assimilazione del percepito come scelta. In fondo è sufficiente prendere le cose come stanno e regalarsi un po' di pace.
Nel mio caso questo è un esempio di come i bambini possono cambiare un genitore. In bene. La relativizzazione del tempo o il rallentamento dell'approccio alle attività per certi versi è un toccassana.
Non è funzionale solo ad un riacquisto di serenità o alla riduzione dei conflitti dal "datevi una mossa", ma permette di riappropriarsi di molte cose.
Quando i miei figli sono costretti a "correre" si innervosiscono, diventano super frignosi, alzano il muro dell'incomunicabilità. Se invece vedono rispettati i loro tempi non solo sono più "malleabili", ma parlano di più. Raccontano, sorridono, condividono fatti, altrimenti tenuti dentro e soffocati nel tempo che non c'è mai.

Vabbè, succede ancora che si deve correre o che la pazienza venga soffocata da un'appuntamento incombente, ma la regola pian piano sta diventando un'altra, per la  buona pace di tutti, soprattutto dell'isteria milanese!






mercoledì 6 marzo 2013

L'Essenziale dov'è?


A certe evidenze, secondo me,  non si deve girare attorno con il timore di chiamare le cose come stanno.   Quando si parla di famiglia, di figli, spesso si tende ad analizzare l’insieme delle dinamiche che caratterizzano non solo l’insieme delle relazioni, ma anche quelle che definiscono  ruoli o  funzioni (brutta parola). 
Si analizza che è importante fare, quali collaborazioni sono fondamentali. 
Si è particolarmente attenti a stabilire i confini entro i quali collocare il rapporto di coppia, indicandone caratteristiche e contorni con chiarezza. Ruoli, interscambi, priorità nelle dinamiche del fare.
Esistono, poi,  infinite teorie legate a come rapportarsi con i figli, a quali percorsi educativi affidarsi per il loro bene. Sono davvero tante le raccomandazioni, i consigli, le coordinate comportamentali suggerite.
Le soluzioni prospettate di fronte ad ogni situazione possibile. 
E sono ancora di più quelli che si sentono depositari della scienza dell’essere famiglia. 
Pedagogia, psicologia, sociologia tutte giustamente coinvolte nello studio  del microcosmo familiare.
Il concetto della Tata che risolve tutto. 
Nella mia vita per abitudine e passione ho letto molto, ho avuto la fortuna di incontrare autori e libri molto profondi.
Saggi ricchi di stimoli e prospettive davvero utili per la mia vita. 
Ho trovato anche pagine molto noiose, troppo teoriche, staccate dalla realtà. 
Ogni tanto anche un po' supponenti  e arroganti. come se tutto fosse riconducibile a semplici formule comportamentali, neppure fossimo dei robot  programmati  per eseguire.
Leggere è utile. Aiuta. Arricchisce. Credo sia giusto confrontarsi, mettersi in gioco e avere l’umiltà di considerarsi sempre in cammino.
Ma c'è di più. Che va oltre le teorie. 
Dentro tutto questo per fortuna c’è un aspetto che sa rompere le uova nel paniere, che non si lascia ridurre a formule o semplici teorie. Che sa rendere imprevedibile ogni situazione data per scontata. Che sa dilatare il positivo o recuperare l’irrecuperabile. Che supporta le fatiche e sa ridare energie anche quando sembrano ormai esaurite. 
E' l'amore.  Che unisce i mariti alle mogli, i genitori ai figli e i figli ai genitori. 
Sì proprio lui:  l’amore. Genera orizzonti nuovi e imprevedibili ogni giorno! 
Quello che se c'è si rigenera, e sa edificare attimo dopo attimo un percorso di vita unico e irripetibile.
Se non c’è l’amore in famiglia tutto si spegne inesorabilmente. Nonostante le regole, la perfezione pedagogica.
L’amore che ha dentro di sé affetto, ragione, passione, desiderio, gratuità: questo sentimento garantisce attaccamento, dedizione, unione profonda, fedeltà. 
Troppo spesso ci si concentra su particolari, senza cercare di ridare ossigeno a ciò che conta! 
Forse per pudore? 
È come se nel darlo per scontato non se ne riconoscesse più la necessità o l’importanza.  Cos’è la collaborazione in una coppia senza amore? Un rincorrersi di rivendicazioni. 
Che cosa è l’educazione dei figli senza l’amore? Riduzione a un semplice manuale comportamentale. L’amore rende sempre più solida una famiglia, la rende più viva, unica, bella nella sua imperfezione.
Le  permette anche di sbagliare, perché sa andare all’essenziale. 
Non è un alibi agli errori, li sa riconoscere e trasformare in ripartenza per il domani più sereno.

martedì 5 marzo 2013

Educazione siberiana ... "regime educativo"?

Sabato ho avuto la mia serata libera... e mi sono giocato il mio slot a cinema. Con un paio di miei amici eccoci a vedere l'ultimo film di Gabriele Salvatores: Educazione Siberiana.
Per anni sono stato un super fan di Salvatores. Adoravo i suoi film dal mitico Marrakech Express, agli altri: Turnè, Mediterraneo, Puerto Escondido, Sud.
Poi c'è stato un distacco, da Nirvana in avanti mi è piaciuto meno. Questione di gusti.
Ma Educazione Siberiana mi ispirava. Ne avevo letto il romanzo da cui era stato tratto.
Avevo letto anche un altro libro di Nicolai Linin e nonostante alcune critiche sull'attendibilità delle vicende narrate i suoi libri sono particolari. Non tanto per la particolare cura o abilità letteraria, ma per le atmosfere misteriose, intriganti. Per il clima cupo di ambienti, luoghi e vicende.

Torno al film: non mi è dispiaciuto affatto, anzi.
La storia di Kolima e della comunità (criminale) dei siberiani si  intreccia tra presente e passato, il tutto ben saldato dal filo conduttore del contesto educativo sociale molto particolare. Kolima è cresciuto in una società su basi solide: quelli criminali, "Ogni crimine lascia una traccia. Ogni educazione ha la sua fine"
Passioni, drammi, furti, omicidi, gesti eroici, unità, fedeltà agli ideali, senso della famiglia, rispetto dei nonni, amicizia, cameratismo. Tutto miscelato nella visione poco rassicurante di un mondo che cambia fuori ma non muta dentro gli anfratti di chi abita a "fiume basso". Tutto in un mondo che sembra irreale, ma che dovrebbe essere vero. O il contrario? Una storia narrata sui corpi dei protagonisti, ma una storia impressa perché vera o semplicemente incisa sulla pelle come fiaba dei tempi moderni?

Ma che sto facendo? Il critico cinematografico? Mi stavo facendo prendere la mano, un po' di narcisistico sconfinamento.
Quando ho iniziato a scrivere questo post avevo in mente altro: il concetto di applicabilità dell'Educazione Siberiana. La voglio mettere sull'attualizzazione dello spirito e dell'obiettivo (con un pizzico di ironia e un sano distacco). Ma tant'è!
La comunità Siberiana alleva e forma criminali: non ci sono dubbi che un bambino respirando odio verso i soldi, gli sbirri, gli usurai, verso il lavoro, verso la società dominante, si avvii in maniera naturale al destino già scritto, "Ricordati: dobbiamo avere rispetto per tutte le creature viventi eccetto la polizia, i banchieri, gli usurai. Rubare a queste persone è permesso". Un futuro già segnato.
E' un crescendo che ha il suo esordio nella consegna della "picca" (il coltello serramanico). Un sacco massime per certi versi universali: "Un uomo non può possedere più di quanto il suo cuore possa amare; Tu non appartieni a nessuno e nessuno appartiene a te!".
Valori caldi in mondo - e destino - freddo.
Valori, forse caricaturali e retorici, per un futuro oggettivamente "sbagliato".

Kolima, per la verità, alla fine capisce che l'unico modo per fuggire a questo destino è abbandonare tutto: lottare dall'interno è inutile. E forse manco gli fregava. Ma questo non annulla il resto. se ne va al compimento del suo destino, e riapre l'esistenza ad un futuro nuovo.

Immagino i miei bambini. A che destino li sto avviando? Il destino di un bambino come si costruisce? E' più semplice indirizzare (educare) in un contesto chiuso, blindato, dove tutti respirano la stessa atmosfera, o in una società liquida, dove la grammatica dell'educazione passa solo in parte dal contesto familiare?

Già oggi i miei figli mi stupiscono: a volte hanno atteggiamenti o reazioni che non riconosco come frutto del clima della nostra famiglia. Forse che il percorso di crescita dei miei figli si avvalga di dinamiche per me non sempre penetrabili? Valori e dis-valori di eludono o si integrano?
Il percorso educativo ha più effetto in un contesto rigido", dentro un "regime"?

Un film e tante domande. Oggi mi fermo a quelle.
Per le risposte prendo tempo... o  consigli.




lunedì 4 marzo 2013

Dinosauri in Mostra!

Il Parco di Monza
Era da un po' di tempo che Bea la chiedeva... una giornata bella, non fredda, per poter star fuori. Voglia di stare all'aperto, di riconquistare la natura, da mesi ricoperta o di neve o di pioggia o di gelo!
Finalmente ieri s'è aperta una breccia verso la stagione nuova.... non voglio cantare vittoria, ma l'anticipo di primavera è stato un bel regalo!
Andava sfruttato. In più ero solo: moglie - povera lei - impegnata sabato e domenica al Mido. 
Dovevo inventarmi qualcosa per tenere in giro i bambini e lasciarmi ispirare dalla bella giornata. L'occasione propizia mi arriva  dai dinosauri in mostra, al parco di Monza. Dinosauri, parco, sole, mix perfetto.
Per vari incastri di vicinato si aggregano alla gita due amichette di Bea e quindi eccomi alle perse con la scala perfetta: 4 bimbi di 6,5,4,3 anni! Che si vuole di più dalla vita.
Eccoci al Parco di Monza, un'immensa zona verde tra Monza, Milano, Sesto San Giovanni ecc. Dentro c'è di tutto: ville antiche, boschi, immensi prati,  maneggi, piste ciclabili, laghetti, il famoso Autodromo di F1, campi da Golf, e così via. 
Ci si perde o tra le mille stradine che lo attraversano o tra la gente che lo popola soprattutto nei WE.
E di gente ce n'è davvero tanta: un sacco di famiglie, tantissimi bimbi: a piedi, con i pattini, in bici. 
Col mio drappello mi dirigo verso la famosa mostra di dinosauri. Dal parcheggio c'è da camminare quasi due km, ma la voglia di star fuori, la compagnia, le distrazioni offerte dai cavalli, dalle foglie, dai legnetti sparsi in giro rende il tragitto molto tranquillo.
Arrivati alla mostra c'è l'apoteosi! Questi mostri del passato conquistano sempre, non c'è che dire. Giganteschi, ben costruiti. Sono disposti in un grande prato: istallazione essenziale, ma che permette ai bambini un contatto quasi fisico. Filippo è impazzito: corre a desta e sinistra . 
Li vuole osservare tutti da vicino e, tanto per cambiare,  il Tirex è il suo preferito. 
Bea, con le amichette, è più compassata: si appropria della macchina fotografica e si sente grande nella veste di fotografa ufficiale. 
E' un via vai di bimbi a fatica inseguiti dai genitori. Con i miei me la cavo... bene o male riesco a tenerli tutti sott'occhio senza grandi fatiche. 
Dopo un primo momento di tristezza calcistica (l'Inter perdeva 2-0 a Catania), mi risolleva la strepitosa rimonta guidata da Palacio. E' la ciliegina sulla torta. Il binomio calcio e dinosauri mi porta bene!
Il carico di  gioia che leggo negli occhi dei bambini e che immagino nel volto di Stramaccioni, mi fa superare senza inutili nervosismi l'ora e mezza d'auto che sono costretto a fare per tornare a casa... (non sopporto le code domenicale, ma stavolta mi pesa meno...). 
Abbiamo fatto un po' tardi, ma tutti sani e salvi a casa! 
Filippo è crollato in macchina e s'è risvegliato stamattina fresco come una rosa (12 ore di sonno filato), io e Bea ci siamo gustati - si fa per dire... ma ero fuso per cui sono andate bene anche a me -  le Barbie Moschettiere mangiando con spirito libero sul divano (tanto la mamma non ci vedeva).
Un anticipo di primavera niente male! Speriamo in bene.


venerdì 1 marzo 2013

Papà ansiosi ... ma poi passa

Eccoci al terzo post ospitato da Ipad Mamma

E questa volta si parla di ansia. 
Di quella naturale che sopraggiunge dentro ogni nuova avventura, e la paternità è una di quelle che sconvolgono alla grande.
E dell'ansia un po'  più caratteriale o legata agli episodi: reali o ipotetici.
Essere padre mi ha obbligato a fare i conti anche con questo sentimento. 
Per un tipo come me è stata una bella sfida... 
E come ogni competizione non importa uscirne necessariamente vincitori, ma più forti!

Chi vuole saperne di più, leggete qui: Papà ansiosi... ma poi passa!
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