Bea e Filippo

Bea e Filippo

mercoledì 25 giugno 2014

E sono nove!

Sono passati nove anni! Lo so, rispetto ai 50 che festeggiano i miei suoceri fra un paio di mesi non sono nulla... ma nove anni sono ben 3.265 giorni. Mica bruscolini!

Nove anni volati via, con un sacco di esperienze che hanno arricchito il nostro tempo!
Ripenso a questi anni e mi rivedo accanto a te in mille momenti. E sorrido dentro di me perché son molto contento di quello che abbiamo fatto e vissuto!  

Gli anniversari spesso fanno guardare indietro. Sono un punto d'arrivo. La somma di mille tappe d'avvicinamento. Tutte unite costruiscono il percorso che abbiamo tracciato insieme.
Un percorso tutto nostro. Ma non in solitaria.
Beatrice e Filippo lo stanno colorando ogni giorno di più.

Ma oggi non voglio rievocare quanto successo,  ho voglia di guardare avanti. 
Volgere il pensiero al di più, al nuovo che, mi auguro, ci toccherà vivere insieme. 
E spero per molto tempo ancora.

Immagino noi, con la voglia e la felicità di stare insieme.
Immagino le varie tappe che affronteranno i nostri figli. 
Immagino le cose nuove che potremmo fare con loro man mano che crescono.
Immagino viaggi, esperienze, amicizie che crescono.
Immagino una casa sempre più vivace.
Immagino qualche conquista o traguardo che raggiungeremo.
Immagino nuovi sorrisi.
Immagino la voglia di non fermarci mai.
Immagino il desiderio di condividere sempre più a fondo quello che ci sta a cuore.
Immagino le parole che ci diremo, anche quando poi ci toccherà fare la pace.
Immagino un futuro che ci potrà offrire ancora molto.

Buon anniversario!!

mercoledì 18 giugno 2014

Ragioni all'orrore?

In questi giorni non riesco proprio a scacciare il pensiero. Non ce la faccio, è più forte di me. Ma come cavolo fa un giovane papà e  marito a massacrare la propria famiglia. In quel modo, che non riesco neppure a descrivere. La moglie: due bambini piccoli. Spazzati via nella follia più assoluta.
Francesco Uccello nel suo Blog Motelospiegoapapa, ieri ha scritto un articolo molto vero. Diretto! Azzeccato dal titolo in giù: Un papà con una vita normale non ammazza!.
Non è possibile che ciò avvenga nel regno della presunta normalità.  Non solo non ha un senso apparente, ma non si riescono a trovare spiegazioni, logiche, aggettivi appropriati. Nulla che giustifichi un gesto simile! Nulla che avvicini un gesto del genere alla tanto normalità decantata nelle cronache accessorie. Francesco chiude il suo pezzo "In una vita normale, quello è un papà anormale!". Non può che essere così. Anche.

Questa mattina una mia collega mi ha detto che i suoi figli (5 e 7 anni) hanno visto con la nonna il telegiornale e sono rimasti impressionati dalla notizia in oggetto e le hanno chiesto: "Perché esistono adulti, e anche dei papà capaci di fare male così ai bambini piccoli?". "Tu che avresti risposto?". Mi ha chiesto a bruciapelo.
... ho passato. "Non lo so, fammici pensare!".

Ci sto pensando da giorni in verità e ammetto che di risposte non riesco proprio a darmene. Forse perchè non ce ne sono. Almeno all'apparenza. Se non il ritenere che un padre che uccide i propri figli (in quel modo) sia letteralmente impazzito! 
Ma qui gli interrogativi si allargano: perché un adulto fa del male ai piccoli? Vale per chi ha ucciso Yara, per i pedofili, per chi nel vendicarsi dello sgarro di un adulto ne uccide il figlio, o il nipote... 
Ma dove sta la normalità o la a-normalità in tutto questo?

Credo che si debba purtroppo riconoscere che l'uomo può essere cattivo, può commettere crimini inspiegabili. E fa queste cose non perché pazzo. Ma perché lo sceglie, anche se la cosa sembra assurda!
Sì, esistono uomini capaci di tutto questo. E' il volto di un'anormalità drammatica.
L'unica via è riconoscere questa possibilità, grazie a Dio non così frequente, e fare di tutto per combatterla. Lo si fa affermando l'opposto fin da subito: la bontà, la tenerezza, le lacrime della commozione. La disponibilità, l'accoglienza, il saper perdere, il sapersi accettare per quello che si è. L'altruismo. Il riconoscere che l'autoreferenzialità e l'egocentrismo non sono un bene. Il rispetto della libertà. La gratuità nelle relazioni. l'amicizia come cifra del convivere. E molto ancora...

In fondo con una concezione "sacra" dell'amore (se si parla della famiglia): che non è infatuazione, attaccamento morboso, ma un vero prendersi cura dell'altro. Scegli chi entra nella tua vita perché quella vita la si condivida fino in fondo. E fai di tutto perché le condizioni rimangano vive e vere, e ne garantiscano bellezza, vivibilità, serenità, condivisione, complicità, cura ecc. Dove l'io si confonde con il noi e non per questo lo annienta, ma lo esalta! Amore che ama riti, che le cose si ripetano perché le vuole migliorare. Che non fugge ma affronta, che non lascia "capitare" ma decide: anche con i no a ciò che apparentemente è meglio (fino a quando?)! Amore che è speranza. E' futuro. Ogni tanto si deve ritornare a parlare di questo: perché ci appartiene.

E fuori dalla famiglia? Basta ridare valore al rispetto dell'altro. Facciamo almeno il minimo. Mica siamo tutti santi. Senza mercificare ogni cosa: soprattutto le persone. Bambini inclusi. Questa non è libertà. E' semplicemente disgregazione sociale, che giustifica tutto o al limite riduce ogni degenerazione alla pazzia! pazzia un cavolo! ... e neppure il peccato originale qui non centra una mazza!

"Perchè esistono adulti che fanno del male ai bambini?". Perché scelgono il male o di non voler bene. Non so se non lo capiscano o meno. Non mi interessa! Sono cattivi. Assassini. Ingiustificabili. Da punire perché rovinano il mondo.
Un mondo, noi compresi, che a questo si deve ribellare!



martedì 10 giugno 2014

Di festa in festa!

Siamo sopravvissuti. 
La settimana appena trascorsa è stato un vero "girone" infernale. Tutto concentrato: pizzata di classe di Beatrice, spettacolo teatrale delle prime elementari, saggio di ginnastica artistica, festa di fine anno dell'asilo di Filippo.
Agenda piena: incastri, spostamenti, permessi, preparazioni. Ci penso io, ci pensi tu? Un bel ginepraio.
Di festa in festa... e sempre -  però - con il lieto fine.
E bisogna dare il merito alle varie rappresentanti!! Che personalmente confermerei a vita...

Al saggio di Bea!
Arrivati a domenica la richiesta dei bambini è stata perentoria: "Oggi, possiamo non fare niente?".
Ok, relax!
E così è stato. 

Eppure nonostante l'evidente, e a tratti davvero faticoso,  gioco ad incastri, tutte "le finali" vissute sono state davvero simpatiche. A loro modo hanno chiuso un lungo percorso annuale dove Bea e Filippo hanno iniziato  davvero a giocarsela da protagonisti. E a loro modo.
Sono state occasioni speciali un po' per tutti in famiglia. Bea e Filippo hanno potuto  godersi i loro piccoli momenti di gloria. Noi genitori ci siamo discretamente inorgogliti per i nostri figli.
Quel che mi rimane però è altro: è quello che ho osservato, quello che ho percepito a pelle. E nei fatti dei momenti vissuti.
Quello che mi ha rincuorato maggiormente è stato il poter toccare con mano che, sia Bea che Filippo, quei percorsi li hanno davvero vissuti in compagnia. Contenuti, risultati, performance: tutto bello e importante. Ma a me quello che ha fatto più simpatia e piacere è stato il legame dei miei figli con i compagni. L'empatia diretta. La familiarità. L'amicizia che assume davvero i primi contorni visibili.
Perché la serenità dell'essere accolti e diventare capaci di amicizia rende ogni percorso più semplice. Più bello. Più breve.

E questa dinamica si trasmette anche a noi genitori che pian piano conosciamo meglio gli altri. Lo so con i propri figli è tutto un dare e ricevere. E certi stimoli sono davvero condivisi nello spirito. ma è pur vero che a volte sono i figli ad aprire certe strade. 
Che soddisfazione - poi -  scoprire che nella classe di Beatrice ci sono altri 4 papà abbonati all'Inter ... un vero covo nerazzurro!

La prima elementare è stato un bel test... e ancor oggi fatico ad associare moglie e mariti... e confondo sistematicamente genitori di bimbi di scuola con quelli dell'asilo. Ma questi appuntamenti hanno aiutato molto.
Non solo per le identificazioni, ma per le condivisioni, lo scambio di opinioni, suggerimenti... per creare una conoscenza un poco più solida. E' l'inizio. E queste feste hanno davvero aiutato!

I papà bersaglio
Passare di festa in festa e scoprire con molta semplicità di essere tutti sulla stessa barca. E proprio per questo solidali a darsi o a promettersi un mano, quando possibile. 

Il tutto sie è concluso sabato con la festa dell'asilo. E lì non sono potuto scappare: anche quest'anno ero nel gruppo dei papà bersaglio! Circa 1.000 gavettoni per 4 papà: confesso che in tanti si sono divertiti!
Anche noi per la verità... perché qualche vendetta s'è consumata alla grande!

Ora sotto con l'estate!





mercoledì 4 giugno 2014

La scuola di Bea, dalla A alla Z

Pizzata di classe e spettacolo di fine anno. Poi il sipario si chiude. Ci sarà la consegna delle pagelle, ma è un dettaglio. Beatrice ormai è in seconda elementare.
Il primo anno di scuola è quindi alle spalle. Volato via con rapidità, ma allo stesso tempo arricchito i ogni passaggio di un sacco di stimoli: per Beatrice e per noi genitori.
Ricordo il primo giorno di scuola di Bea  come un inizio quasi familiare. Le premesse sono state ampiamente rispettate. E alla fine mi restano un sacco di impressioni. 
Ci voglio giocare con le lettere dell'alfabeto... per stare in tema.

A, come attese. Quelle che istintivamente si sono generate all'inizio: rispetto alla classe, i compagni, le maestre, i programmi, i risultati. Come se la caverà? Le attese nascondevano anche una certa dose di dubbi. Fugati in un percorso sereno.
B, come bulli. Non pervenuti. Olè.
C, come compiti.  La vera novità dei fine settimana. Ingombranti il giusto. Utili, a mio modo di vedere, ma mai amati... da Bea. E' normale, credo.
D, come diario. "Mi raccomando controllatelo  ogni giorno" ... consigliava vivamente la dirigente. Quasi una minaccia. Ce l'abbiamo, sostanzialmente, fatta. 
E, come energia. Quella che a Bea è venuta a mancare in questo ultimo mese. Povera non ne poteva proprio più... fisicamente intendo. La scuola è il loro primo "lavoro"... e la fatica si è fatta sentire. 
F, come frutta. Quella consegnata dal martedì al giovedì come merenda mattutina. Interessante.
G, come giudizi. Che siano faccine, piccoli richiami scritti, voti numerici: sono di fatto un primo vero incontro con qualcosa che ti misura. Bea ne ha scoperto pian piano la valenza. Per ora non ne patisce la dipendenza... speriamo.
H, come Help. L'aiuto chiesto e dato a dosi giuste: obiettivo autonomia. traguardo non del tutto raggiunto, ma ci si arriverà. credo presto.
I, come interrogazioni. O verifiche che dir si voglia. Serenamente affrontate. ma per nulla sottovalutate... si è iniziato presto!
L, come letture. Che Bello è stato vedere Beatrice per la prima volta assorta nella lettura autonoma del suo primo libretto. Una conquista impagabile.
M, come maestre. Brave! davvero. Complimenti per come avete fatto il vostro lavoro. Con voi Bea è fortunata!
N, come nomi. Quelli dei suoi compagni e compagne. Nomi che nel tempo sono diventati volti anche per noi genitori. Nomi che sono stati momenti, condivisioni, sorrisi, esperienze. Nuove amicizie. E pure qui si tratta di prime pagine...
O, come ordine. Qui è dura. Se la genetica ha un suo perchè Bea dovrà lottare molto in questa direzione. I primi segnali ci sono già... diciamo che la precisione non è un suo evidente skill. 
P, come piacere. Bea non si è mai lamentata nell'andare a scuola. Sono certo che in molti frangenti per lei sia stato quasi un piacere. Un bene e un merito... di compagni e maestre!
Q, come quaderni. Da controllare, firmare, mantenere in ordine. La storia del primo anno è tutta lì!
R, come rischio. Di far troppa fatica, di non inserirsi. Di non familiarizzare, di non riuscire. Di non capire o di non legare. Tutto scongiurato!
S, come sapere. Il risultato di un anno è anche questo. Bea ne sa di più. Scrivere, leggere, far di conto... esprimersi, raccontare con una consapevolezza diversa. Musica, italiano, religione, matematica, scienze, arte, storia, inglese, educazione motoria ecc. che chiedere di più? ops dimenticavo: topografia...
T, come temperino. Lo elevo a simbolo dei miei incubi: lui, con la gomma, le matite, il righello e la colla. Bea ma quanti ne hai persi quest'anno? Ma il temperino è di più: fedele compagno di viaggio di un papà e una mamma che quasi ogni sera "appuntivano" con solerzia le supermina della figlia!
U, come universo. Quello scolastico: dalle riunioni ai colloqui. Dai compiti agli avvisi. tante cose nuove. Un modo appena riapparso e capace di allargarsi ad universo speciale. E siamo solo all'inizio!
V, come vacanze. Quelle tanto attese dell'estate. Ma anche quelle natalizie, pasquali. momenti per tirare il fiato. Per riempire il tempo con altro. La scuola è molto. Non tutto.
Z, come zero. Il punto di partenza (... metaforico). Svanito fin dai primi momenti! Il bello della scuola è che annulla ogni zero... bello no?

E' andata!
Al prossimo anno!

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