Il Corriere della Sera non molla. Nel suo Blog, la 27esimaOra il tema dei Compiti si è ritagliato uno spazio davvero importante!
Con una particolarità: la linea editoriale è chiara! Aboliamoli. Sono inutili, generano fatiche, creano discriminazioni, procurano fastidi alla famiglia che è minata nella propria sopravvivenza dalla loro solo presenza.
Questa settimana anche una Prof d'esperienza chiede ai colleghi di avere pietà: basta compiti!

Non sono un suo collega (anche se pure io in passato ho insegnato..) ma desidero risponderle.
Non tanto per supponente fiducia nell'intelligenza del mio pensiero.... ma per il diritto di parola di un papà con figlia compito-munita! Pure in vacanza!
"Cara Prof
Sono un papà fortunato: le insegnanti dei miei figli danno i
compiti. Hanno anche spiegato a noi genitori perché li assegnano, che funzione
hanno e il loro valore. Non ne danno molti e noi genitori riconosciamo
l'attenzione rispetto alla mole assegnata. Non darne troppi è una buona cosa, ne sono convinto.
Anche lei riconosce che la giusta quantità può bastare... mi è parso di leggere tra le righe...
Detto questo provo a riflettere sulla questione più in
generale: il compito da quel che ne capisco serve a permettere all'alunno di esercitarsi
rispetto a quanto assimilato in classe, a generare dubbi rispetto a quanto non
appreso (o conferme a quanto appreso), a verificare i propri progressi, ad allenare la mente perché raggiunga un po' di autonomia
ecc. Certamente portano con sé una dose di antipatia, un fardello di fatica o frustrazione. Rompono per natura, come le mille cose che toccano la sfera dell'impegnativo non scelto per passione. E pensi che spesso rompono di più a me che a mia figlia... lo sa?
Oggi in Italia non tutte le scuole (anzi sono in calo) hanno il tempo
prolungato. Questo grazie alla volontà dello Stato di migliorare l'offerta formativa. Non la incolpo per questo, ci mancherebbe.
In quel tempo spesso gli insegnanti hanno l'opportunità di tornare, con modalità diverse, su quanto spiegato e questo riduce la necessità di dare i
compiti. Quando questo tempo in più non è concesso la didattica in classe, con
una numerosità di alunni crescente, non permette facilmente verifiche o un
lavoro mirato sulla capacità di apprendimento e applicazione in autonomia di
quanto spiegato. Diventa importante il compito: completa la didattica, è per il
bene dell'alunno. Va da sé che una riflessione oculata su carichi intelligenti
e proporzionali sia quantomai opportuna. Ci sono scuole private, accessibili a
pochi, dove il compito viene svolto con tutor ad hoc, e gli alunni sono
chiamati a lavori di completamento che ne rafforzano le capacità. Vogliamo
allargare il divario tra ricchi e poveri?
Perché chi frequenta una scuola pubblica con limiti didattici (rispetto al tempo) in una scuola pubblica e magari non ha
genitori in grado di fornire supporto a casa, non può essere preparato e
stimolato a lavorare in autonomia, a casa, per migliorare il proprio percorso?
Ricordo due cose nella mia esperienza scolastica: con due genitori scolasticamente non preparati gli esercizi di greco e latino (per citare due materie a caso) a casa erano fondamentali per me. E me li smazzavo da solo!
Durante le vacanze lunghe, invece, ero solito cazzeggiare, mi applicato solo in zona cesarini e portavo a casa al massimo il 10% di quanto assegnato. E questo lo pagavo con i primi mesi di rincorsa: non ero un fenomeno e il compito mi avrebbe agevolato. Pirla io, lo so... ma se lo togli di default che ci guadagni?
Detto questo, cara Prof, non credo che il futuro dei nostri
figli si giochi sulla possibilità di fare vacanze più o meno tranquille e
quindi non guastate dai compiti. Non sono neppure del tutto convinto che
l'assenza dei compiti sia un deterrente così decisivo rispetto alle liti tra genitori e figli.
Credo, invece, che debba essere una sua corretta preoccupazione che la scuola faccia il massimo
per preparare questi ragazzi (i nostri figli) al futuro, per fornire loro un'istruzione di
livello. Se il compito merita di rimanere un tassello fondamentale di questo
percorso, secondo me, va mantenuto.
Le ricordo, ma lei lo saprà, che all'università si lavora soprattutto
a casa. Certo non sono i classici compiti... ma attenzione che gli impatti con
metodi didattici che nel tempo mutano e si evolvono, senza un minimo di
preparazione e di "allenamento" possono determinare grandi sforzi e impatti drammatici. Perchè non
prevenirli?
Cara Prof da genitore non sono preoccupato del compito
assegnato o meno, anche se questo già oggi genera qualche screzio con i miei
bambini che non sempre li vogliono fare. Mi preoccupo, invece, dei limiti della scuola
in Italia.
Che ogni anno la dirigente di turno riattacchi col ritornello
"ci hanno tolto risorse", non riusciamo a fare questo e quello ecc.
Che gli insegnanti
perdano autorevolezza sociale ogni anno, non solo perché cala il
riconoscimento, non solo perché sono ampiamente sottopagati, non solo perché
la dignità di una professione decisiva non è supportata da percorsi di carriera
realmente meritocratici, ma anche perché a volte utilizzate il vostro ruolo per dibattiti - a mio avviso - fondamentalmente poco
utili (questa è eccessiva lo so, ma me la tirata fuori lei).
Sono preoccupato per la poca attenzione che i vari governi dedicano all'istruzione. Per la bassa cura alle attrezzature agli edifici scolastici.
Mi preoccupa che non si metta mano ad una riforma vera del percorso scolastico: ma è possibile che il percorso didattico italiano preveda come metodo quello del rifare per tre volte le stesse cose? (semplifico un po'... ma è così di fatto?).
Ma è possibile che in Italia se sei valdostano hai un tablet ad alunno e se invece vai a Bresso (con tutto il rispetto delle Elementari pubbliche che frequenta mia figlia, che sono ottime) ti devi portare la carta igienica da casa?
Cara Prof, mi permetta di chiederle un favore: lotti per qualcosa di più grande. Mi spiace se i suoi nipoti hanno sofferto del mal di compiti, ne parli con i loro insegnanti. Ma non ci induca a pensare che questi siano i problemi della scuola italiana. Ci aiuti ad alzare l'asticella, a mene che lei abbia perso la speranza.
Lo faccia per il bene dei nostri figli!
Perché anche loro meritano un futuro!
Un saluto....