Bea e Filippo

Bea e Filippo

giovedì 28 giugno 2012

Starete bene! Bea e Flippo divertitevi!

Domani Bea e Filippo partono per il mare. Staranno con la nonna (ed una baby sitter di supporto) un paio di settimane prima di iniziare le vacanze di famiglia. Ci mancheranno. La casa sarà vuota per un po' e il pensiero della loro partenza genera pensieri contrastanti.
Da una parte la certezza che staranno bene, saranno coccolati.  Gusteranno il mare con la gioia dei giochi d'acqua, dei bagni, della sabbia amica per tante creazioni. Staranno bene perchè riposeranno, respireranno aria buona, potranno godere di qualche vizio (sano e meritato) in più e perchè potranno tenere dei ritmi molto più rilassati. Le vacanze sono anche possibilità, libertà, novità: essere fuori dall'ordinario. Sono momenti di riposo, senza lo sterss del tempo che scorre per forza. La vacanza può fermare certi attimi, perchè quello che c'è dopo spesso può essere rinviato.
Staranno bene: non abbiamo dubbi.
Dall'altra, però,  la distanza in qualche modo si farà sentire. Una distanza scelta per loro, ma che saprà insinuare sia una parvenza di senso di disagio nell'averli "spediti lontano", sia un moto di nostalgia che col passare del tempo diventa sempre più grande. Siamo molto fortunati  perchè i nostri figli, anche quando sono lontani da noi, stanno bene e sono sereni. E' una fortuna che stiamo coltivando abituandoli a stare con gli altri, ad essere aperti senza eccessivi attaccamenti a noi. A stare con le nonne, anche per più giorni, non per bisogno, ma per staccare dall'ordinario. Ma tutto questo non elude ciò che istintivamente cresce: il desiderio di stare con loro il più possibile. Non riesce a sopire del tutto il latente disagio di lasciarli in mani ad altri: anche se sono più che fidate e sicure.
Ma penso sia giusto che ogni tanto vadano. Il distacco temporaneo come possibilità e non trauma. La penso (pensiamo) così: questo sarà il loro destino futuro, e quindi che il presente, nel suo piccolo, supporti questa condizione.
Siamo fortunati perchè staranno bene! E presto ci si riunirà!
Buone - inizio -  vacanze Bea e Filippo! E diveertitevi alla grande! (se riuscite, mi raccomando, fate i bravi).

mercoledì 27 giugno 2012

E vai con l'intervista!

Una dolce Mamma Blogger, ha avuto l'in-sana idea di intervistarmi. Proprio io? Come mai?
Ma che autodomande mi faccio... tocca a lei farle!
E allora mi sono impegnato per le risposte. Impegnato e divertito!

Leggeti qui se volete!


Grazie dell'occasione!

martedì 26 giugno 2012

Canada, non ci hai deluso!


Vancouver

Lo prometto, mi  prendo solo una seconda licenza storico-biografica. L’ultima (...fino alla prossima). Ma sono i pensieri che mi girano in testa in questa serata. Dopo il taglio della torta tanto amata da mia moglie (hi hi hi), ci fu un’altra giornatona in compagnia degli amici e poi, il giorno dopo, il classico e fatidico viaggio di nozze. Meta: Canada, costa Ovest. Da Vancouver ai parchi del Banff e del Jaspers,  fino all’isola Victoria. A caccia di paesaggi nuovi, di orsi, balene e orche. Undici ore di volo, la mia prima volta così tanto… non passava mai.
Il Jaspers

 Ed eccoci in Canada. Per certi versi mi sono sentito quasi a casa: fresco, pini, tanti pini, verde da tutte le parti. In una casa però molto più grande, anzi troppo grande. Il Canada: ma quanto cavolo di spazio ha? Distese infinite di boschi, strade lunghissime con tre macchine in croce: tutto grande. Le auto, i parcheggi, i lodge, i piatti di cibo, gli animali: cervi grandi, scoiattoli grandi, orsi di razze più grandi. Ghiacciai immensi, distese d’acqua in ogni angolo. Tutto grande e libero. A suo agio, al proprio posto. Silenzioso, calmo, tranquillo, lento. Quella parte di mondo così lontana, così moderna, ma così fuori dall’ordinario. La natura che confina con la tecnologia delle grandi città: si sfiorano e sembrano neppure darsi fastidio. In pochi chilometri incontri le balene, accarezzi e cervi e spii senza farti notare troppo gli orsi.
 La grandezza dell’oceano che scruta l’elevarsi di montagne maestose non tanto in altezza quanto in dimensioni. Ci lasciammo avvolgere da questo mondo riconciliato con se stesso che ti permette di dormire con un’aquila da collo bianco sulla tua testa, una foca che nuota tranquilla a pochi metri nel mare che accarezza l’alloggio e una marmotta che silenziosa e placida fa la guardia perché nessuno disturbi. Tutto vero. Tutto osservato con lo stupore di chi queste emozioni, nel nostro mondo così pieno di gente, non le ha mai provate. Macinammo km con nostro Pk Ford F150 (sembrava un camion!) : mai una coda, ma un problema d’orientamento, mai il timore di perderci. Novelli sposi felici di essere insieme in quel luogo così riconciliante. L’emozione più grande: l’improvvisa comparsa di una balena a pochi metri dalla barca. Dopo tre ore di vento gelido, pioggerellina antipatica, nonostante avessimo avvistato un simpatico gruppetto di orche, un po’ delusi ci eravamo rassegnati a non vedere balene. Invece ad un certo punto ecco lo schizzo d’acqua e la coda che si alza imperiosa! Uno spettacolo.
Caro Canada, non ci hai deluso: non sapevamo benissimo che cosa ci aspettasse (le guide le leggo poco per non generarmi illusioni). Sapevamo con certezza che non avremmo trovato né l’arte né il caos. Ma quello che ci hai offerto in quei giorni è stato tanto: ti sei mostrato per come sei.
Una specie di gigante buono che accoglie tutti, mostrando semplicemente se stesso. Con chi ci vive! Canada, torneremo: con Bea e Filippo! Ne vale la pena!

lunedì 25 giugno 2012

Sette anni!... Buon Anniversario!

Non sono un tipo da anniversari (lo sai), li dimentico molto facilmente. Non riesco a darne un valore particolare, anzi a volte mi sembra che si esageri in certi tipi di festeggiamenti. Ma oggi in me qualcosa è diverso. Sette anni fa ci siamo sposati! E il fatidico settimo anno è passato. Un traguardo dal valore psico-metaforico (dicono così..): nessuna crisi. Lo abbiamo superato! E' alle spalle: il nostro matrimonio ha retto... e pure egregiamente. Bea e Filippo, poi,  lo hanno arricchito in modo speciale. E mica si fermano questi due. Sette anni. Sono volati. Due traslochi, due bambini: mille momenti vissuti insieme. Non baro: di brutti non ne ricordo. O forse sì, il più brutto è stato il primo - è giusto ammetterlo - quando dieci anni fa, da ospite scomodo in casa tua, nel tentativo di rendermi utile cercai di appenderti il flessibile della doccia... bucai il tubo dell'acqua e nel tuo bagno appena ristrutturato non fu una bella cosa. Passato quel momento, però, tutto è stato in discesa.
Ed eccoci qui. Mi viene da sorridere guardandomi indietro e sorrido pensando al futuro. Gusto molti ricordi e mi ritaglio un bel po' di sogni. Li voglio realizzare con te, con Beatrice e Filippo. Li voglio costruire con voi perchè abbiamo ancora tantissimo tempo davanti a noi. Sette anni sono tanti, ma non sono il punto d'arrivo: la discesa deve continuare senza la paura delle cadute, ma con la voglia di arrivare in fondo contenti di quanto costruito. Vissuto. Amato.
Sette anni! Buon Anniversario!

domenica 24 giugno 2012

Il potere di un cielo azzurro!

A volte la natura ti abbraccia davvero.

Ti avvolge il sole, i fiori colorano i contorni, la quiete segna il passo faticoso di una salita, il cielo azzurro (ma tutto azzurro) avvolge e protegge.

Ma quale forza può portare in sè un cielo tutto azzurro?

I suoni della terra e di chi la abita sono una colonna sonora non scelta ma non fastidiosa.

Sono gli scenari di un mondo che non ci appartiene e che è fatto per accoglierci a ridestare in noi lo stupore. 
Un mondo che desidera farci gustare ciò che non è frutto delle nostre mani, e proprio per questo stupendo.

Le parole allora appaiono superflue... il piccolo, il bello, il semplice: evocano sorrisi e serenità, basta saperli vedere e accogliere.
Senza artifici o desideri di possesso. Con tanti sorrisi.

Senza pretese che siano loro a renderci felici, ma col gusto di metterci del nostro.

Solo momenti... ma cos'è la vita se non un susseguirsi di questi momenti che uno dopo l'altro rendono il tutto più o meno bello?

Poche parole, voce a qualche immagine.

giovedì 21 giugno 2012

"Rimbambimento da figli": quali le ragioni?

Diventare genitori può giocare brutti scherzi. Solo pochi non ne sono contaminati: quelli duri e puri, quelli che sanno come si fa, quelli che non vivono di bisogni ma di certezze, quelli che conoscono ogni veerità, anzi sono la verità, quelli che sono di più, anzi molto di più. Putroppo (o per fortuna) non appartengo a quelle categorie e quindi tanti "scherzi della paternità" me li prendo ... e me li gusto!
Ma di che sto parlando? Della tendenza al "bonario rimbambimento da figli (in altre parole: rincoglionimento da papà contemporaneo)" che i figli stessi mi inducono. Bisogna essere predisposti (e quindi non appartenere alle categorie citate prima), ma se solo si lascia aperto qualche spiraglio di troppo, la frittata è fatta. Ti ritrovi tutto d'un colpo a fare quello che non avresti mai immaginato, a governare situazioni che magari qualche anno prima deridevi o osservavi con orrore in qualche papà amico. Senza rendertene conto vai contro i principi che spesso ti sei ripetuto - o hai affermato -  come irrinunciabili, o accetti di vivere situazioni, magari non proprio imbarazzanti, ma spesso al limite. Sì quel limite lì. Ti ritrovi, ad esempio, alle undici di sera, occhio traballante, desiderio di divano irrefrenabile, tutto preso, invece,  a incollare con la colla a caldo - nuovo ritrovato della moglie creativa e amica delle mie dita - delle ali di cartoncino rosa per Bea e le sue amichette (l'aggiunta dei brillantini l'ho scampata). Questo è un primo esempio, ma sfogliando il libretto del percorso genitoriale emergono tanti altri piccoli esempi del rincoglionimento evidenziato.
A mezzanotte a "giocare" a riaccoppia il calzino, operazione altamente impegnativa qunado lo rinvii per settimane , altrimenti non sai che mettergli ai piedi.
Eccoti anche a cercare ingredienti naturali, con estrema prefessionalità, per permettere ai tuoi figli e all'allegra compagnia del parchetto di "cucinare" un minestrone con i fiocchi. Il tutto simulato nella buca ricavata  nella sabbia, che tu per non far sporcare troppo i bambini ti premuri di rimescolare (con le mani): il realismo va difeso fino in fondo.
Come non prepare per cena il primo (con la sua riserva) e il secondo (con l'alternativa a rapido scodellamento): di fatto due primi e due secondi. Con l'aggiunta del dolcino e la frutta indispensabili integratori per una dieta spesso squilibrata. Il tutto perchè se non mangiano si va in ansia, si teme la denutrizione o il deperimento. A te non pensi, tanto ti toccano gli avanzi, che necessariamente - viste le premesse - si generano. 
Quante volte - poi -  per vestire i tuoi figli parti deciso ("fanno quello che dico io!") per poi scoprirti a soccombere alle richieste, ai vezzi o peggio ancora alle pretese di due marmocchi di 2 e 5 anni. Gran bell'esempio di autoritaria autorevolezza (non suona male, vero?). Bravo papà, bravo! ... talemnte arrendevole che per prevenire questo delirio hai deciso di anticipare la tua sveglia di 20 minuti.
Per non dire "dell'adesso basta!", pronunciato con fermezza, con tono duro e, in quel momento lì, proprio necessario. Magari hai battuto la mano sul tavolo. Tre minuti dopo, dilaniato dal senso di colpa, cerchi però  di ricucire con una battuta, con un sorriso  o una concessione temporanea. Assecondi ciò che  ti impone quella cavolo di tua coscienza che non sa tacere neppure sotto tortura! E ti impone il cedimento al servilismo più debole.
Per fortuna non t'arrendi, sai accogliere con filosofia tutto questo: ogni episodio ha un suo perchè. Ha una sua ragione: la principale è il tuo esserci. Sempre al limite del "rimbabimento da figli", ma almeno presente. Un rimbambimento che ha cause ancestrali nel tuo essere così: un po' di tutto, perfetto in nulla. Deciso e bonario. Rispettoso delle regole, ma tifoso della creatività. Difensore dei principi, ma convinto del senso della loro conquista graduale... eccezioni inclusa.
Un po' di tutt vuol dire scarso per forza? ... provo a pensarci su... con calma.

mercoledì 20 giugno 2012

Sassolino...

Ho voglia di togliermi un sassolino perchè con regolarità mi sta capitando di leggere (da articoli, da interventi autorevoli, in discussioni sul tema) "tanta roba" sui padri.  Il comune denominatore? La precaria, povera ma potenzialmente interessante, indefinita perchè sempre meno rilevante figura del padre contemporaneo. Ho tolto la scarpa... il sassolino sta per uscire.

Cercare di ricondurre tutto a categorie di pensiero (“Società senza padri”, "Mammi", "Invidia del seno", "non ci sono più i padri di una volta", "Paternità imperfetta") spesso significa ridurre a concetto quello che la realtà contraddice o almeno non rispecchia fino in fondo. Oggi la società, le persone, le coppie e i papà (con le mamme annesse): tutti sono dentro passaggi pre-generazionali. Prima che finisca una generazione le cose sono cambiate. Ti volti e una categorizzazione è già superata. Punto. A che serve ideologizzare tutto? I papà, quelli che hanno scelto di farlo e sono contenti della famiglia che tentano di costruire, fanno quello che possono: meno autoritari? Basta che siano autorevoli. Più arrendevoli? Basta che abbiano chiaro il messaggio da trasmettere. Nessuna invidia del seno o del pisello: ci sono coppie che sono più interscambiabili nelle responsabilità (basta co sta menata dei compiti... non ci sono maestre ad assegnare nulla) o per necessità o per scelta. Ci sono papà più presenti di una volta o papà assenti come quelli di una volta, ma i primi cominciano ad essere di più. Lo sono e basta senza bisogno nè di avvocati, nè di far casino. Sono così e basta: per la felicità dei loro figli. Questo è quel che conta! Ci sono papà più fragili di quelli di una volta, e spesso proprio grazie ai forti papà di una volta. Ci sono papà meno consapevoli del ruolo... siamo sicuri che possano essere confrontati con la consapevolezza di quelli di una volta? Non è che bastava il pensiero neppure allora.
Il problema non è il ruolo ma la persona, la sua consistenza, la sua capacità di vivere intensamente quanto ha avuto la possibilità di scegliere (per fortuna non da sola), la sua capacità di lasciare alle spalle la propria autoreferenzialità,  il suo desiderio di convivere con la propria imperfezione, segno di vera umanità non di debolezza. Padri imperfetti, mariti imperfetti, eventualmente sono un sintomo, non la malattia.
Non sono imperfetti i padri, sono imperfetti (per fortuna) gli uomini e le donne. Se se ne accorgono imparano a vivere, altrimenti semplicemente o fuggono da sè stessi o dalle proprie responsabilità. E questo non è legato alla famiglia o alla paternità come caso da esplorare: ma è legato ad ogni condizione vissuta. L'amicizia, la relazione più o meno profonda, il proprio rapporto con la società o con  il lavoro. Perchè non aprire questi capitoli?
Mi sono tolto il sassolino...

martedì 19 giugno 2012

Estate: libertà e scoperta... e un po' di fastidio.

Soffro l’estate cittadina. Il caldo non mi dispiace, ma quando esplode tutto d’un colpo in città mi dà fastidio. Il fastidio dell’appiccicaticcio continuo, il fastidio dell’aria condizionata  in ogni luogo chiuso, il fastidio dell’asfalto che emana calore in ogni momento rendendo spesso la notte peggio del giorno. Per non parlare del fastidio delle zanzare. Soffro e credo che difficilmente riuscirò ad abituarmi a questo clima a me così poco caro. Ma per fortuna l’estate non è solo questo. L’estate va oltre la città.
L’estate, allora,  diventa soprattutto scoperta, novità, star fuori di casa. Per Bea e Filippo il corso normale dell’anno rappresenta, anche da piccoli, il periodo dell’apprendimento. Graduale, lento, proporzionato e attento al loro grado di crescita. Autunno, inverno e primavera, nonostante siano tutte stagioni con caratteri molto belli, sono accumunate da ritmi sostanzialmente ripetitivi. Durante l’estate, invece, i bambini  possono liberarsi a scoprire: meno didattica  e molta libertà per incontrare, scovare, ammirare cose nuove. L’estate con i nostri bambini, indipendentemente dal luogo frequentato, cerchiamo di indirizzarla verso questa direzione. Nessun affanno nell’inseguire ritmi poco sostenibili, ma molta libertà nel lasciar scorrere il tempo necessario a gustare quanto incontrato e scoperto. Possibilmente molta natura e poco caos. Molto movimento, quello sì!
Ricordo lo scorso anno le passeggiate nel bosco con Filippo (non ancora duenne) e Bea: pochi metri ad osservare ogni dettaglio. Che fosse un fiore, un insetto, una fragola, una pianta e così via. Momenti lunghissimi dove il senso della scoperta riempiva di meraviglia i loro sguardi, con Beatrice sempre pronta a porre domande di ogni genere. Ricordo i pomeriggi a catturare girini (poi liberati…), a raccogliere ciliegie, a selezionare pigne, ad osservare il formicaio gigante, a scrutare gli animali incontrati (mucche, uccelli o pesci). Proprio per questo motivo crediamo molto nel fatto che i bambini non debbano semplicemente vedere, osservare o sfiorare tante cose, ma le debbano toccare con mano. Incontrarle, sperimentarle, imparare a capirne le caratteristiche o le diversità. Che sia mare o montagna non importa… importa a me, che prediligo la montagna, ma non fa nulla.
L’estate rimane il tempo privilegiato per tutto questo perché permette in certi momenti di rendere superfluo l’orologio. Nel rispetto dei tempi del corpo (cibo e sonno sono sacri) per il resto si cerca sempre di prendersi il tempo che serve per andare a fondo di quanto s’è deciso di vivere in quel momento: che sia gioco, stare con gli amici. Che sia andare alla scoperta di luoghi nuovi o semplicemente osservare o scoprire.
E i bambini in tutto questo sanno lasciarsi contagiare: assimilano il senso di sorpresa e stanno attenti se li si prepara a qualcosa che non conoscono. Se stimolati sorprendono per la voglia di saperne di più e per il desiderio di capire.  Quando capiscono accolgono, e accogliendo riescono finalmente a scorgere in ciò sta loro attorno non una minaccia o un niente, ma una ricchezza!
L’estate ufficialmente non è ancora iniziata e il caldo cittadino mi sta già infastidendo, nonostante si sia fatto attendere più del previsto. Al di là di questo dettaglio, aspetto con molta voglia le settimane che potrò trascorrere in famiglia: le aspetto perché spero di  renderle ricche di quel senso di scoperta e libertà che solo l’estate riesce a donarci!

domenica 17 giugno 2012

Grande Cinzia!


Soggetto ignoto... situazione simile

Premessa
Cara mogliettina lo so in questi due giorni ti ho presa un po' di mira... ma d'altronde tu sei una super musa ispiratrice. Però reggi, ti prego, non t'arrabbiare... fra 9 giorni superiamo il fatidico 7° anno di matrimonio, poi nulla (nemmeno i miei post) potrà più dividerci!!!

Cinzia sei grande! Te lo meriti. Il pomeriggio di mia moglie stava prendendo una brutta piega. Costretta a fare il cambio di stagione (ormai non poteva più rimandare), stava tristemente annaspando tra maglioni, maglioncini, gonne, abiti, giacche invernali... e dall'altra guardava quasi pietrificata tutto l'estivo da sistemare. In questi momenti va in tilt: si deprime non tanto perchè è costretta a riordinare un pochino la sua fetta d'armadio, ma perchè non si capacita del fatto che possano esserci indumenti di cui sarebbe meglio, utile e consigliabile privarsi. Dovrebbero vietare l'accanimento terapeutico verso i vestiti: perchè costringerli a vivere così inconsunti e inutilizzabili, e quindi melanconicamente mai usati. Eppure un posticino nell'armadio si trova sempre, nonostante lo spazio sia sempre quello: se entrano i nuovi e non se ne va mai nessuno, prima o poi che succede?
Ma oggi, cara Cinzia sei comparsa tu. Ti ho incrociata mentre portavo i bimbi a prendere un gelato (la mamma aveva bisogno di stare un po' tranquilla). In maniera irrazionale ti ho detto: "Dai, sali da Silvia che sta facendo il cambio di stagione... magari me la tiri un po' su di morale". E tu non ti sei fatta pregare. Non hai capito da subito quanto potevi essere decisiva. Ma proprio grazie a te è cambiato il destino di un semplice cambio di stagione.
Non ho assistito a quanto è avvenuto in quelle due ore di mia assenza, ho potuto però ammirare (e mi sono quasi commosso) il risultato: due grossi sacchetti pieni di abiti defunti (maglioni, magliette, gonne... poco di tutto). Finalmente verrà data una degna sepoltura a chi ha fatto il proprio dovere fino in fondo.
Mia moglie passava tra il dispiaciuto e il soddisfatto, tra il rassegnato e il convinto. E tu Cinzia sei stata grande! L'hai motivata, supportata, consolata. Soprattutto l'hai convinta a fare la cosa giusta.
Il sorriso soddisfatto di mia moglie mi ha definitivamente rassicurato. Ho capito, quando poi hai saggiamente portato via tu quei sacchetti temendo che mia moglie presa da chissà quale forma di pentimento li risvuotasse,  quanto tu oggi sia stata preziosa!
Grande e grazie Cinzia!

sabato 16 giugno 2012

Senso della misura

Di solito mia moglie sostiene che quando vado al supermercato compro troppe cose. Dice che esagero, che non so calibrare bene le quantità. Incasso e non reagisco, ormai so che la pensa così e lascio perdere.
Oggi mi dice che ha voglia di andare lei a fare la spesa. Con Filippo ammalato uno deve rimanere in casa per cui si offre per quest'incombenza necessaria. Mi chiede che cosa serve ed io le compilo la classica lista della spesa con le sei/sette necessità per tirare a lunedì-martedì.
Esce alle 18.00 dopo aver suggerito a Bea e alla sua amica Alice di dipingere con le tempere... alle due s'è logicamente aggregato Filippo... mannaggia a lei... dipingere! Ecco perchè è voluta scappare a far la spesa.
Incasso e faccio da buon vigile: l'importante non è che non sporchino, ma che non dipingano la casa.
Dopo un'ora e mezza (durante la quale mi sono chiesto a quale supermercato fosse andata... è poco esperta, chissà dov'è finita) squilla il telefono: "Per favore quando arrivo puoi scendere ad aiutarmi a portare su la spesa?". "Va bene", avrà comperato l'acqua, pesa, per cui ok.
Arriva, citofona e scendo. Dal baule dalla macchina vedo spuntare tre sacchetti colmi, due scatole ancora più piene e, a seguire, l'acqua. Fingo indifferenza e chiedo: "Hai dimenticato la lista'". "No, è solo che mi sembrava poco quello che mi hai scritto." "Guarda che il coprifuoco da Papa è finito da due settimane o credi che la Grecia ci voglia invadere a giorni? Qui c'è scorta per un mese!". "Ecco, non ti va mai bene niente!". "Stavo solo scherzando,... su saliamo!".
Saliamo e l'aiuto a sistemare. Ha pensato proprio a tutto. Ora a livello alimentare abbiamo una rosa completa: titolari e riserve, in certi casi pure una terza scelta. Il nostro firigorifero deborda! Che la ripresa dei consumi degli italiani possa riprendere slancio grazie a mia moglie?
Vabbè, mi sa che in settimana inviterò un po' di gente a cena...

giovedì 14 giugno 2012

Vorrei disattivarmi, ma devo "biciclettare"!

Inizia a fare caldo (tanto lo aspetto quanto poi mi rompe), non sopporto più le code in auto.  Oggi mi ha pure tamponato un camion (nulla di grave né a me e Filippo né all’auto – tanto era quella aziendale di mia moglie… chissene -… mi girano le scatole ugualmente. In più c’ho messo una vita a compilare la constatazione amichevole, sbagliandola pure!). Ho il blocco da chef, nel senso che non so che cucinare – altro effetto del caldo -. Sono più distratto del solito. Ci metto più di mezzora per accorgermi che la sveglia sta suonando. Giorni strapieni di appuntamenti: festa di compleanno degli amici di Bea, incontro per l’inserimento di Filippo (vabbè di questo mi sono proprio dimenticato), festa dell’asilo di Filippo, saggio di qui, nuoto di lì, e rifesta di su, altro incontro di giù. La moglie che è presissima al lavoro (non è che io cazzeggi e non abbia da fare… ma ormai l’ho messa sulla razionalizzazione delle mie risorse: mi auto-convinco che so rendere molto e che la mia capacità “produttiva” trascende il tempo) e quindi molte di queste mi toccano. Centomila cose che si sommano tutte insieme. La vita è frenetica, corre mentre a me vien voglia di andare piano. Se mi  fermo però non aspetta, mica si può stoppare il tempo. Quindi via di rincorsa. Il problema è che troppi appuntamenti coincidono con un altro un po’ particolare: il lavoro. Anche se la capacità produttiva – soprattutto la mia .. -  “trascende il tempo”, lì ci devo stare per un certo arco di tempo: non si scappa. 
Riprendo il filo: troppe cose concentrate, troppe sovrapposizioni, troppo a destra e a sinistra, sopra e sotto senza discontinuità. Tutto importante. No, utile No, necessario! Anzi imperdibile. Sto diventando un po’ insofferente ma reggo egregiamente, perché alla fine questo gioco dell’elastico me “lo impongono” - loro malgrado - Bea e Filippo (e ho solo due figli... chi ne ha tre o quattro o di più: tutta la mia stima!).  Che voglia, ogni tanto, di disattivarmi. Invece devo pedalare: e bene! Bea l’altra sera mi ha chiesto: “Papà, tu sai biciclettare bene?”.  “Caspita che bicicletto bene, anche senza mani!” le ho detto. Bicicletto sì, ma quanto vorrei andare un po’ in discesa per tirare il fiato!  Che stia irrompendo un’irrefrenabile voglia di ferie? Probabilmente sì, ma sogno realmente altri ritmi che possano aiutarmi a non sfiorare soltanto ciò che accade, ma a viverlo fino in fondo. Questo per me, per la mia famiglia. Soprattutto per i miei figli. Vivere, non sfiorare. E via di bicicletta!

mercoledì 13 giugno 2012

100% Affidabile! Speriamo....


Urca il mio blog ha vinto un premio. Ringrazio BabboOnline che me lo ha conferito. Grazie, grazie! Mi piace essere considerato affidabile al 100%. Nessuno mi aveva mai definito così... credo che il web abbia delle regole che mi rendono tale perchè non combino guai... con le parole intendo. Comunque dopo cento post, lo ritengo proprio un bel traguardo!

E questo premio ha delle regole che devo rispettare e volentieri lo faccio.

Devo:
- Nominare il Blog che mi ha dato il premio,
- Inserire il banner del premio,
- donarlo ad altri 5 Bolg che hanno meno di 200 followers

Sotto l'elenco dei 5 Blog che ho selezionato tra quelli che seguo... che difficoltà  donare un premio, anche perchè ne leggo davvero tanti e ne vorrei menzionare di più. Ma le regole sono regole.

Eccoli!

RacheleRacconta

Sono al Mondo

La cuoca in viola

Mamma con l'iPad

Diari Motherni

Un saluto!

Ciao 100!

Cento volte. Sì, sono cento le occasioni che mi hanno ispirato a scrivere qualcosa. Tre mesi, cento post. Un Blog: racconti, riflessioni, ironia e qualcosa di più serio. Momenti di vita e  pensieri della mente. Esperienze e sguardo su di esse. Cento occasioni prese al volo, per lo più la sera tardi, quando in casa cala il silenzio. Ma cento sono tante! I miei figli mica sanno ancora contare fino a cento. Non so neppure se l'ho mai fatto neppure io. E il cento merita uno spazio tutto suo, perchè è un punto d'arrivo, ma allo stesso tempo un punto di non ritorno. Essere arrivato a cento significa che mi piace, che ci credo. Significa aver (ri)scoperto il gusto di raccontare e di scrivere. Significa aver trovato un filo conduttore dentro un contenitore che non ha modelli veri e propri ma che sa modellarsi su chi lo vuol riempire per i fatti suoi. Il filo conduttore della vita, quella che sto attraversando con la mia famiglia. Soprattutto accompagnando i miei bambini. Sono loro spesso la fonte di ispirazione principale, non tanto perchè fanno cose straordinarie, ma perchè di fronte al proprio padre sono i più straordinari. Sono figli, non i migliori, non quelli perfetti, ma figli: insostituibili e inimitabili. Quanto mi permettono di vivere genera automaticamente opportunità e occasioni di racconto. Ma accanto a loro c'è mia moglie, anche lei musa a suo modo. E tanti amici.
A volte apro il Blog per leggere (e leggo molto) e senza intenzione di scrivere, poi in un attimo scocca la scintilla: un pensiero, un episodio, un'esperienza e le parole scorrono spontanee. Non ho il tempo di costruire il Bolg, vivo il tempo di animarlo con quanto riesco a fissare prima dentro di me, poi tra le parole di un post. Ma è il Me che (mi) interessa di più.
Non ne so curare gli elementi più propriamente estetici o coreografici: per me è scrivere. E' semplice sceneggiatura che si costruisce di giorno in giorno (anche in quelli vuoti di parole scritte) dentro una visione - la mia - di quanto mi circonda. La mia visione che accetto e mi piace condividere non per dimostrare chissà che cosa, ma semplicemente perchè sotto sotto so che generare sorrisi o pensieri non nuoce alla salute di nessuno.
Questo è il cento. Non so perchè, ma questo numero mi ha ispirato così. Grazie!


lunedì 11 giugno 2012

Papà ai fornelli! ... per sopravvivere...

Mio padre mi aveva indicato la strada: ai fonelli ci sta la mamma. Al massimo sapeva farsi un caffè, per il resto non ci ha mai provato. Ed io non ci ho mai pensato: cucinare? Ecchicipensa? C'è la mamma, la nonna, la sorella... al limite la pizzeria, la trattoria da "Nando", poche lire e pancia piena. Vecchi tempi.
Poi mi sono sposato e ho capito in poco tempo che il passato non sarebbe ritornato. Cucinare, imparare a farlo almeno, è diventata una necessità. Una questione di sopravvivenza. Mia moglie non ama i fornelli, li eliminerebbe dalla casa. Vivrebbe di piatti da microonde o da asporto. Di cinese o giapponese: tutto estremamente semplice e allo stesso tempo potenzialmente dannoso. La mia duodenite cronica e il reflusso da ernia iatale sarebbero andate a nozze.
Io meno. Probabilmente sarei andato da qualche altra parte. Mi sono dovuto, allora, rimboccare le maniche. Piatti semplici all'inizio. Poca fantasia, tutto molto elementare ma almeno potenzialmente sano e tracciabile: frutto delle mie mani.
 Paste a go go, insalate, tanta carne, cucinata andando sul sicuro. Pian piano ho preso possesso del frigo, dei fornelli, delle pentole... non ho trovato resistenze particolari. In pochi mesi la cucina intera è diventata mia. Tanto che nella nuova casa è l'unico locale che mia moglie mi ha concesso di arredare... (a parte il colore, lei sosteine che non ho gusto).
Poi sono arrivati i bimbi. In poco tempo sono diventato il re della pappe: crema di riso, mais e tapioca, brodini e frullati. Qui poca fantasia, ma tanta attenzione: era per i piccoli. Intanto cominciavo a migliorare anche sulla cucina tradizionale: i sughi diventano più elaborati. Scopro che il risotto è semplice e si  personalizza che è un piacere. Addirittura imparo a cucinare il pesce. Per me, montanaro doc, è la conquista più bella. Pian piano riduco l'uso del burro, comincio ad apprezzare l'olio, quello vero: l'extravergine. Pure l'aglio. Per non parlare di capperi, olive e acciughe.

Cominciano a nascere piatti un po' più elaborati. Ricordo la sera in cui organizzai per alcuni colleghi di mia moglie una cena tutta a base di funghi porcini (dalle tagliatelle, alla tagliata con trifolato, ai funghi alla piastra...). Un super successo. E le tante volte di piatti sperimentati per amici, con esiti quasi sempre discreti. Invecchiando, poi, miglioro.
Oggi mia moglie in cucina non entra praticamente mai se non per mangiare.
Le concedo, sempre più raramente per la verità,  qualche, scorribanda  (http://ilmiosuperpapa.blogspot.it/2012/03/moglie-ai-fornelli.html), ma ormai lì comando io. Pure la spesa è roba mia. Programmo una specie di menù settimanale. Provo combinazioni per i bimbi, perchè possano variare e mangiare un po' di tutto. In verità se non ho ospiti rimango sul basico, ma almeno cerco di cucinare con un minimo di qualità: mi diverte e mi piace gustarne i risultati. Ma soprattutto mi piace vedere Bea e Filippo mangiare. Sì se mangiano sono tranquillo. Sul cibo son fatto così. Stasera, ad esempio, vederli divorarsi una semplice pasta fredda con basilico, pomodorini e mozzarella e soprattutto la tartare condita con olio, sale e limone (il tutto preparato in 15 minuti) mi ha dato un'enorme soddisfazione.
Mi sento ancora molto artigiano, non domino nè ingredienti, nè ricette. Non ho la fantasia che contraddistingue gli chef. Ma so improvvisare e creare (e fare disastri..). n qualche modo so elaborare una cena o un pranzo senza difficoltà. Mi sento soddisfatto: sopravviviamo e la mia duodenite è sotto controllo. I bambini apprezzano, gli amici pure. La moglie non protesta più di tanto, e ormai s'è rassegnata: cinese o giapponese non lo cucinerò mai!

domenica 10 giugno 2012

Tifiamo Italia!

Un po' di patriottismo calcistico non guasta! Iniziano gli Europei anche per l'Italia e quindi davanti alla TV per tifare azzurri.

Massì, lasciamoci un po' andare, diventiamo tutti tifosi per qualche giorno non tanto perchè il calcio lo meriti, ma per una specie di voglia di riscatto. Anche se vinceremo, probabilmente, non cambierà molto nello scenario abbastanza deprimente che ci circonda.
La crisi non si attenuerà, i timori per il futuro ci manterranno inquieti, la famosa ripresa chissà quando comincerà a vedersi, ma vincere fa bene. Sempre bene. E lo sport a volte sa contagiare, ridare slancio.
Nel  suo piccolo (o grande) ricompatta e contagia nell'entusiasmo.
Se si perderà pazienza... ne siamo quasi rassegnati. Ma sotto con la voglia di tirar fuori la voglia di rialzarci un po'. Sotto con la voglia di vincere!
Tutti in campo con la nostra nazionale e FORZA AZZURRI!!!
(... avevo voglia di un po' di patriottismo... sportivo e non!)

sabato 9 giugno 2012

Allo stato brado


Il mio paese

Adoro quando i miei figli giocano all'aperto, si sporcano, prendono in mano insetti, si rotolano nell'erba, fanno le polpette di fango, bagnano i fiori (... e li rompono, ops),  inventano peripezie, vanno in giro a piedi nudi, si mettono a giocare con chi capita, si bagnano, si inciampano e si rialzano senza fiatare (a piedi, correndo e in bici)... oggi in tre ore è successo questo e anche di più...
 Abbiamo concesso una giornata e mezza di libertà alla mamma: è ancora malaticcia e doveva sbrigare delle cose, per cui tutti in Valtellina. A casa mia. 

Partenza strategica dopo pranzo e pisolino in macchina. Arrivati e svegliati, complice anche un caldo sole inatteso - le previsioni erano infauste - Bea a Filippo hanno preso subito in mano la situazione e si sono catapultati in giardino. Ed è partito tutto! E non si sono più fermati! Vederli così mi piace un sacco.
La scena più raccapricciante: hanno cosparso di sale un lumacone (come lo definiscono loro, è una specie di lumaca senza guscio, non bellissima da vedere), mio nipote li ha istruiti bene!
Il momento più impegnativo? Lavarli!
In questi momenti "allo stato brado" li vedo davvero spensierati e contenti. E' come se percepissero una libertà tutta loro e la sfruttassero fino in fondo. Un modo di stare in mezzo alla natura senza timori.
Quando li osservo ripenso anche alla mia infanzia: era così quasi sempre. Con gli amici della mia via con cui si giocava liberi, all'aperto, senza vincoli e con la fortuna di essere in un ambiente abbastanza sicuro. Per noi bambini era naturale ritrovarci in qualche spazio concordato (si passava da un giardino all'altro, da un cortile o da un prato..) e passare ore e ore a giocare insieme liberi, senza genitori tra i piedi - ci osservavano da lontano, però -; eravamo un po' allo stato brado. Non certo abbandonati, ma molto liberi, sereni e spensierati. I tempi sono cambiati, parlo di più di 30anni fa', e anche dalle mie parti non è più proprio così. Nelle città poi  i costumi, l'ambiente e le situazioni impongono impostazioni e scelte diverse, ed è per questo che quando ne ho l'occasione cerco di regalare ai mie bambini qualche momento di stato brado. Perchè sappiamo cavarsela un po' da soli, imparino ad apprezzare il gioco libero, non temano la natura con ciò che la abita (anche se nel caso specifico,  è piccola e limitata: la Valtellina non è il Borneo!).
Lasciatemelo dire: W la mia Valtellina!


venerdì 8 giugno 2012

Lo ammetto: ogni tanto sono un po' pirla!

Ore 19.15 suona il citofono. Già il fatto in sè mi dà sui nervi (nel contresto di questa sera). Ho in casa la moglie ammalata: raffreddata e febbricitante. E quindi per definizione poco incline alla socievolezza e alla sopportazione: chiaro il concetto? Beatrice è appena guarita e quindi tendente al frignamento continuo o all'euforia da stanchezza (paradossale vero?): sta  passando, infstti,  dal desiderio di farmi vedere i passi del saggio di danza, (con imitazioni davvero spettacolari di Filippo), a richieste continue e sconnesse: "Posso prendere una caramella? Mi dai la ciotolina con le carote? Voglio il pane? Papà dove sono le mie ciabatte?"; il tutto senza soluzione di continuità in 3 minuti!

Ma torniamo al citofono. "Chi è?". "Sono xxxx dell'azienda xxxx, ho l'appuntamento per il dispositivo che depura l'acqua". No, porca vacca. E chi se lo ricordava.... Ma sarò pirla? Anzi: quanto sono pirla! La telefonata di settimana scorsa.  Una signorina gentile mi ha richiesto questo appuntamento. Sono stato selezionato per il dispositivo che depura l'acqua in omaggio, ma prima mi tocca un presentazione del sistema. A quella voce convincente non ho saputo dire di no. Ora come faccio? Ma perchè gli ho dato questo orario del piffero! Stasera proprio non ne ho voglia. Ormai la frittata è fatta, mica posso mandare via sto povero ragazzo.
Blindo la moglie in studio sul divano senza spiegazioni (tanto è in catalessi da raffreddore, ....manco avesse una broncopolmonite),  accendo un cartone animato per i piccoli e accolgo il volonteroso commerciale che in pochi minuti comincia a spiegare il complesso dispositivo in questione. Professionale al massimo. Lezione imparata egregiamente a memoria: si destreggia benissimo tra membrane ionizzanti e filtranti, passaggi che rimineralizzano, luci antibatteriche, nitrati che scopaiono e calcare polverizzato. La promessa è allettante: mi renderà l'acqua del rubinetto bella, pulita, sana e splendente... come se quella delle  mie montagne. .. Altissima e purissima. Come se ora dai rubinetti uscisse un veleno che lentamente ci sta uccidendo.

Ad un certo punto, probabilmente accortosi del mio scarso entusiasmo, chiede: "Ma non c'è sua moglie? Di solito se si ascolta in due si comprende meglio il sistema". "Caro ragazzo, magari io non appaio il massimo dell'entusiasmo, ma se ti presento mia moglie i casi sono due o fili fuori casa in tre minuti o ti scassa talmente i maroni con tabelle di costi, risparmi, imponibile e sottodeducibile, che te ne vai tu per la disperazione. Se vuoi avere una minima speranza di portare a casa anche sono un'ipotesi di vendita lavorati il sottoscritto. Sono l'unico che in questa casa ogni tanto cede a queste tentazioni.  - Tradotto: fa cavolate di questo tipo - ".

Sembra persuaso e riprende la tiritera... guardo nervosamente l'orologio: moglie in coma che non muove un arto, bimbi che cominciano, nonostante i cartoni, a manifestare qualche segno di insofferenza alimentare: hanno fame -, ... datti una mossa devo preparare la cena. Ad un certo punto, allora,  la faccio breve: "Guarda ho capito tutto, dimmi che ti manca da dirmi, ma lo devi fare in cinque minuti".
"Scusi, ma quando facciamo questi momenti ci piace prenderci tutto il tempo che ci serve, mi mancano ancora alcune informazioni importanti, come ad esempio..".  "Forse non hai capito bene - comincio ad irritarmi -  a me bastano due informazioni: come e dove si monta - nel caso ... remoto -  e quanto mi costerebbe tutto sto cinema. So benissimo che sono stato selezionato per ricevere in omaggio il sistema ma sicuramente si dovrà pagare qualcos'altro, per cui carte in tavola!".
L'ho preso alla sprovvista, ma finalmente ha capito.
Intanto Bea ricomincia a chiedere il pane, Filippo va all'attacco con le caramelle... la moglie non si sente e non si vede... meno male.
Fatto sta che in pochi minuti verifica la fattibilità dell'installazione e comincia a sciolinare una serie di costi legati alla manutenzione, all'uscita dei tecnici, all'impegno dell'installazione, al cambio e smaltimento dei filtri ecc. Faccio due conti... mizzega... "Ok. Grazie mille: dammi la bozza di contratto che lo leggo con calma, faccio due conti e ti richiamo". Lo saluto e se ne va.
Cavolo! Sono quasi le otto e la cena non è ancora neppure abbozzata!
Ma quanto sono pirla!

giovedì 7 giugno 2012

Sicuro di essere normale?

La normalità: ma che cosa è? Ma io sono normale? È normale quello che faccio, penso, scelgo? Se mi guardo intorno con che criterio posso dire che una persona è normale oppure no?

A me piace la normalità intesa come il procedere della vita quotidiana, con tutte le sue novità che la rendono diversa e imprevedibile istante dopo istante. Mi piace la normalità che non ha necessità dell’evento straordinario o dell’uscire continuamente dell’ordinario per conquistare significato. Mi piace la normalità e non sopporto che la si identifichi a banalità: la quotidianità è tale solo per chi la sopporta, non per chi la vive! E a me piace viverla.

Ma non sopporto pensare che esista una normalità da applicare alle persone come se ci fossero dei regimi comportamentali al di fuori dei quali ci si possa permettere di definire uno meno normale di un altro. Neppure se ci fosse di mezzo una patologia, paradossalmente.
Se la mettiamo così  voglio non essere normale! Voglio essere una persona che si rigenera grazie agli opposti della normalità. Mi piacerebbe essere non ordinario, non omologato, poco usuale, insolito, insano, inconsueto, illogico, innaturale, particolare, raro… e vorrei i mie figli così. Sì, non li vorrei normali: mi piacerebbe non vederli ancorati alla staticità di un conformismo che li spegnesse. No! Vivi, attivi, inconsueti, vivaci, illogici, capaci di attraversare la vita, non di farsela scorrere addosso. Capaci di ribellarsi al preconfezionato. Che non dicano mai “di solito faccio così”, “ormai mi sono abituato a…”. Che abbiano coraggio di manifestare la propria libertà, soprattutto nelle idee. E l’idea spesso è
So di apparire molto normale (fin troppo), so che in fondo risulto un tipo  equilibrato, mi piace autodefinirmi “un italiano medio”… più normale di così si muore, ma non riesco a identificare la normalità del fare, con quella dell’essere: no, sono due mondi  da separare!
La persona può amare e difendere a spada tratta  la normalità del tempo che vive, ma sarà per “definizione genetica non normale”. Deve amare la propria a-normalità come evidenza della propria unicità, del proprio essere diversa da un'altra. Una diversità che non è una minaccia, ma un bene! Alla fine il voler normalizzare il pensiero e il costume delle persone significa voler uccidere il futuro e paralizzare il presente.
Un quotidiano normale pieno di persone coscientemente anormali: questo è il massimo!

domenica 3 giugno 2012

Ritorno alla normalità

Anche Bresso ha avuto il suo momento di gloria. Per due giorni ha goduto di una notorietà impressionante. Dal pomeriggio di oggi  si è ritornati alla normalità. Non saprei stimare esattamente quanta gente ha partecipato alla due giorni col Papa, oggi ne ho vista davvero tanta, ma pur abitando a 200 mt. dal  luogo dell’evento non ho percepito nessun senso di invasione, di disagio, di confusione. Anzi quasi tutta Bresso è rimasta avvolta da una calma e da una pace davvero uniche.

Folla della domenica

E si torna alla normalità, l’esatto contrario di eventi come quelli di questi giorni. La normalità è la vita di ogni giorno, con i suoi ritmi, le sue scadenze, i suoi riti. La normalità è fatta di tanti particolari che vanno curati e tenuti in considerazione. È il succo di una vita che si attraversa tutta d’un fiato. La normalità è l’insieme di tante piccole novità che le impediscono di essere banale o di ridursi ad una ruotine un po’ annoiata.
 L’evento straordinario può giovare alla normalità se l’aiuta a rimotivarsi e se la sostiene riempiendola di significato. Rischia di danneggiarla se l’evento stesso si autocelebra come esempio per la normalità.
Spesso succede che vivendo momenti di straordinario coinvolgimento, al ritorno alla normalità si viva un senso di delusione o di vuoto. Questo avviene perché non ci si accorge che la straordinarietà di certi eventi o di certe emozioni non potranno mai ritrovarsi nella normalità, e non serve neppure. Non si capisce che la vita si gioca nella normalità, mentre nella straordinarietà la astrae (la normalità) per un momento per darle eventualmente più vigore.


La "coda" dell'area dell evento
 
La scia utile che ogni evento straordinario deve lasciare perché dimostri di avere un senso si chiama desiderio di rendere sempre vitale e interessante la propria normalità.
Questo vale per una cittadina come Bresso che magari si porta a casa un po’ più di autostima e qualche utile abbellimento estetico, questo vale per le persone che hanno vissuto con coinvolgimento e passione quanto avvenuto in questi giorni, questo può valere per chi è stato un po’ ai margini e quindi di riflesso può aver motivato altri aspetti della propria normalità.
Questo vale per me perché il ritorno alla normalità riunirà la mia famiglia e me la farà guardare con uno sguardo ancora più appassionato.

3-2-1-0: finalmente ci siamo! Il Papa è a Bresso!


Papà e Filippo

È mezzanotte e in casa cala il sipario a questa prima giornata del Papa a Bresso. Sono tutti a nanna i miei sei ospiti… molta stanchezza soprattutto per chi è in piedi da questa mattina alle 6.00. Dopo l’incontro serale ci siamo comunque concessi anche una bella spaghettata in compagnia. Il sabato è passato. A Bresso si è rotto il ghiaccio e l’incubo dell’invasione incontrollata, del caos ingestibile, della paralisi cittadina si è dissolto subito. Quella di oggi alla fine è sembrata, quasi, una normale giornata da blocco del traffico. Tanta gente è arrivata (anche se probabilmente molta meno di quella attesa), ma il flusso ha interessato solo poche vie.
Il resto di Bresso ha vissuto, paradossalmente, una giornata di tranquillità, direi di pace. Molte più bici del solito nelle strade, ma quelle non fanno rumore e non inquinano.

Oggi mi sono addentrato nell’area delle celebrazioni con Filippo, un po’ ha camminato spensierato in mezzo a tanta gente che lo divertiva, un po’ è stato sulle mie spalle perché voleva vedere meglio la “capanna” – così ha battezzato il palco del Papa -, il tutto senza nessun problema. Filippo si è lasciato pure coinvolgere dai canti e dai balli e cercava di partecipare a suo modo, battendo le mani, sorridendo e tentando anche di canticchiare. Tanta gente, tanto ordine e serenità.

Mi ha fatto tanta simpatia la piccola e bellissima bambina vietnamita che di fatto ha accolto il Papa! Come mi hanno colpito le parole di un papà che, rivolgendo al Papa, ha detto  che era un’avventura molto bella, anche se impegnativa, “l’accompagnare i propri figli ad attraversare la vita”. Attraversare la vita: un’immagine che mi è piaciuta davvero tanto.
Un mio vicino di casa ad un certo punto mi ha detto: “Avere un evento del genere qui è qualcosa davvero di straordinario”.  Probabilmente se non ci fosse stato di mezzo quel qui, non avrei partecipato… ma questo “qui” lo ha, per certi versi, portato verso di me. Mi ha permesso di accogliere amici in casa, di osservare migliaia di volti sorridenti e sereni, di stupirmi – anche se un po’ distratto da miei altri pensieri – del fatto che sia parlato così tanto di famiglia: almeno si è fatto un po’ di rumore su un tema che pare sia utile per le parole, ma che poco stimoli a scelte coraggiose.
Non sono per natura un amante delle adunate oceaniche, straordinarie per l’appunto: ma averla così prossima  mi ha spinto a sentirmela un po’ addosso. E’ come se non sia stato io ad andare verso questi momenti, ma loro a venire verso di me.
La mezzanotte è passata da un pezzo: regna il silenzio. E domani c’è il secondo round!
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