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Filippo e lo "zio" Paolo |
C'è chi la chiama corruzione di minore.
Chi lo definisce un inutile e dannoso indottrinamento.
Chi è contrario perchè in quei luoghi non si "impara niente", anzi sono diseducativi...
Di più: pericolosi. E quindi sono un papà incosciente.
I più fini intenditori del mondo calcistico si limitano a dire che la fede nerazzurra sarà la sua croce... avrà di fronte una vita da tifoso frustrato...
Ma questo non è detto sia un male: imparare a soffrire fa brodo, e quanto brodo noi interisti abbiamo prodotto. E gustato nel bene e nel male.
Ma non è questo il punto.
E neppure quello che il Cagliari ci ha strappato... che rabbia...
Il punto è stata l'occasione presa al volo e giocata con intelligenza.
Bea indisposta, mamma presa da incombenze lavorative.
Io e Filippo trascurati dalle nostre donne, col desiderio di emanciparci... questa ce l'ho messa io.... vabbè.
Giornata fresca ma non troppo, occasione ghiotta per fare qualcosa di diverso: "Filippo, vuoi venire con me allo Stadio a vedere l'Inter?". "Siiiiiii", la sua risposta istintiva.
Ed eccoci a prepararci: pranzo veloce, zainetto con tutto l'occorrente e via verso la Scala del calcio.
"Papà, ma è gigantescoooo". Occhi sgranati di fronte all'imponenza dello stadio, con il via vai di tifosi colorati nel consueto accorrere ai tornelli.
Molti bambini. Alcuni che guardano sto puffetto e sorridono, lo incoraggiano. E lui che dice a tutti: "Ho la maglia del capitano...!".
Si entra. Guarda il campo, vede i giocatori che si scaldano... ammira e dice subito: "Papà ho fame!". Sarà l'emozione, Filippo "ho fame" non lo dice praticamente maiiii.
Una tifosa gli offre le patatine, ne è golosissimo, ... e lui ricambia con un bacio.
Inizia la partita... pochi istanti e lui toglie lo sguardo dal gioco... ha altro da fare. Si costruisce il suo microcosmo con il peluche del Gatto con gli stivali... e con le macchinine introdotte clandestinamente.
Gioca per conto suo. Sereno e beato. Ogni tanto si gira verso di me e cerca di capire che cosa succede.
Palacio Gol! Si risveglia dal suo torpore ed esulta... sorride... poi si ri-eclissa.
Finisce il primo tempo e si mette a correre. Siamo in basso vicino al campo: ha spazio e si deverte.
Avanti, indietro: osserva le bandiere, saluta altri bimbi. E' rapito.
Si va al secondo tempo e chiede subito: "Papà quando finisce? Sono stanco". In effetti lui di solito si fa il pisolo pomeridiano. Me lo piglio in braccio e lo rassicuro: "Manca poco... bugia".
Un po' di insofferenza e a metà del secondo tempo s'addormenta... nulla lo scuote.... dorme beato!
Segna l'Inter. Boato! E lui niente... il vero sonno del giusto.
I vicini sorridono, sono inteneriti e stupiti... cucciolo.
Fischio finale e si va veerso casa. Dopo pochi minuti si risveglia ed colpito dalle luci: quante luci ci sono!
Sorride, osserva la fiumana di persone che lasciano la zona dello stadio.
La sua piccola avventura è finita. E pure la mia.
Lo osservo in macchina verso casa. Il sonno gli è passato definitivamente, ma si vede che è stanco.
Non so se ho fatto la cosa giusta a portare un bambino di tre anni allo stadio. Probabilmente i tempo sono prematuri. Non gli ha generato traumi, ma neppure chissà quali benefici.
Un tassellino in più nel regno delle sue emozioni.
Non sono preoccupato che diventi un tifoso, di quelli scalmanati... sinceramente non mi importa. Anzi, spero di no. Come non mi interessa che faccia quello che piace a me. Vabbè se diventa Juventino magari me la prendo un po'....
Mi interessa che scopra ciò che esiste: non necessariamente deve provare tutto, ci mancherebbe... ma lo sport è un pezzettino della nostra società. Quello giocato e quello visto. E non è tutto uno schifo.
C'è gente sana, che vuole solo divertirsi, che vive lo stadio come una festa: molti ragazzi e tifosi allegri.
Un luogo di incontro... si intrecciano storie e amicizie. Si discute si soffre e sorride. Si esulta e ci si incavola.
Chi dipinge il tifo solo come luogo in cui il cittadino frustrato sfoga le sue repressioni non solo semplifica in modo inopportuno, ma non rende ragione dell'esistenza di passioni che possono essere sincere, semplici e vere. Alla stregua di tante altre, semplicemente diverse.
E un bambino ci può stare. Se togliamo i bambini ne decretiamo la fine... e la sconfitta. Quella che va oltre il calcio, lo stadio ... e tanto altro.
Siamo a casa, Filippo entra, alza le braccia e dice "Ueeee, forza Inter!".