Bea e Filippo

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mercoledì 9 gennaio 2013

Milanese o Valtellinese?

Ore 7.50, Beatrice si sta vestendo per andare all'asilo. Toccherebbe anche a Filippo, ma lui preferisce giorovagare per la casa in mutande... di vestirsi manco a parlarne.
Esamino la situazione e decido che devo uscire presto... e delego alla paziente mamma (... si fa per dire) l'impresa, e mi preparo rapidemante per svignarmela.
Per inciso: oggi l'abbigliamento era d'obbligo (e facile). All'asilo era in programma la festa d'inverno per cui i bambini dovevano indossare una maglietta bianca e possibilmente dei pantaloni grigi.
... mi preparo, torno in cameretta a salutare e vedo Beatrice che indossa la maglietta bianca, dei fuseaux grigi e una gonnellina bianca di quelle tipo di raso tutta svolazzante... dono di un'amica di mia moglie. Vabbè, non commento. 
Tipo questa ma bianca
Fatto sta che istintivamente dico a Bea: "Mica vorrai andare all'asilo così? Questa gonna è per giocare, non per uscire...". M'è scappata di botto, così. Checcipossofare?
Beatrice mi guarda, si lamenta un po' e s'azzittisce.
Sto per uscire e sento che sussurra: "Mamma, papà è valtellinese, e quindi non le capisce certe cose vero? Noi che siamo milanesi è vero che possiamo andare in giro così?".
Rimango senza parole. Me ne vado... in fondo avevo fretta.

Razionalizzo. Ci penso. Rifletto. Mi intristisco. Mi deprimo.
Sono stato pugnalato alle spalle da mia figlia! E devo capire che cosa frulla nella sua testa.

E mi ribello...

Punto primo: l'associazione concettuale "Valtellinese=non capisce" è chiaramente un tentativo di condizionamento socio-urbano improprio, fuorviante e  da combattere da subito. E' in atto un attentato, o comunque una campagna denigratoria, verso le capacità cognitiva di chi proviene dalla Valtellina (montanaro per antonomasia)... scorgo lo zampino malefico di quella mangia smog di mia moglie (o "sciuscia nebia", come si dice da noi in Valle). Devo andare a fondo: che stia nascendo un'associazione anti Valtellina tra le mura di casa?
Punto secondo: "Noi che siamo milanesi...". Noi chi? A parte, cara Bea, che sei residente a Bresso. Comune della periferia Nord di Milano. I milanesi ti schifano, anche se hai il Parco Nord, non hai problemi di parcheggio, non devi fare la coda in comune per qualsiasi problema, hai dei vicini che ti salutano e si accorgono che esisti, hai trovato posto al nido comunale ecc. Ergo non sei Milanese. Rassegnati. E non lo sarai mai al 100%, perché tuo papà è montanaro: tiè! E poi se essere Milanese significa poter indossare quella gonna, che vantaggio ne hai? Fattelo spiegare dalla mamma, tanto desiderosa di tornare ad abitare a Milano.
Punto terzo: papà è Valtellinese e se ne vanta... e comprende molte cose, forse anche più di quelle che i milanesi credono. Quando crescerai te le spiegherò.

Per fortuna c'è Filippo. Quest'estate in Valtellina una vicina di casa di mia mamma, passando col proprio nipotino dice: "Matteo, guarda che c'è Filippo, anche lui è Milanese come te!". Filippo, la osserva con una certa irritazione e ribatte:"Io non sono Milanese, sono Valtellinese!". Orgoglio di papà!

Se mi capiterà di viziare un po' di più il maschietto di casa non accusatemi di favoritismi. Non sono di parte, sono loro che sono Milanesi....

sabato 9 giugno 2012

Allo stato brado


Il mio paese

Adoro quando i miei figli giocano all'aperto, si sporcano, prendono in mano insetti, si rotolano nell'erba, fanno le polpette di fango, bagnano i fiori (... e li rompono, ops),  inventano peripezie, vanno in giro a piedi nudi, si mettono a giocare con chi capita, si bagnano, si inciampano e si rialzano senza fiatare (a piedi, correndo e in bici)... oggi in tre ore è successo questo e anche di più...
 Abbiamo concesso una giornata e mezza di libertà alla mamma: è ancora malaticcia e doveva sbrigare delle cose, per cui tutti in Valtellina. A casa mia. 

Partenza strategica dopo pranzo e pisolino in macchina. Arrivati e svegliati, complice anche un caldo sole inatteso - le previsioni erano infauste - Bea a Filippo hanno preso subito in mano la situazione e si sono catapultati in giardino. Ed è partito tutto! E non si sono più fermati! Vederli così mi piace un sacco.
La scena più raccapricciante: hanno cosparso di sale un lumacone (come lo definiscono loro, è una specie di lumaca senza guscio, non bellissima da vedere), mio nipote li ha istruiti bene!
Il momento più impegnativo? Lavarli!
In questi momenti "allo stato brado" li vedo davvero spensierati e contenti. E' come se percepissero una libertà tutta loro e la sfruttassero fino in fondo. Un modo di stare in mezzo alla natura senza timori.
Quando li osservo ripenso anche alla mia infanzia: era così quasi sempre. Con gli amici della mia via con cui si giocava liberi, all'aperto, senza vincoli e con la fortuna di essere in un ambiente abbastanza sicuro. Per noi bambini era naturale ritrovarci in qualche spazio concordato (si passava da un giardino all'altro, da un cortile o da un prato..) e passare ore e ore a giocare insieme liberi, senza genitori tra i piedi - ci osservavano da lontano, però -; eravamo un po' allo stato brado. Non certo abbandonati, ma molto liberi, sereni e spensierati. I tempi sono cambiati, parlo di più di 30anni fa', e anche dalle mie parti non è più proprio così. Nelle città poi  i costumi, l'ambiente e le situazioni impongono impostazioni e scelte diverse, ed è per questo che quando ne ho l'occasione cerco di regalare ai mie bambini qualche momento di stato brado. Perchè sappiamo cavarsela un po' da soli, imparino ad apprezzare il gioco libero, non temano la natura con ciò che la abita (anche se nel caso specifico,  è piccola e limitata: la Valtellina non è il Borneo!).
Lasciatemelo dire: W la mia Valtellina!


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