Bea e Filippo

Bea e Filippo
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giovedì 4 ottobre 2012

Arrabbiarsi s'impara...

Non arrabbiarsi mai è impossibile. Come si fa? Ripeto: è impossibile. Almeno per me.
Adoraboli e scassapalle! Divertenti e irritanti. Teneri e insensibili. Pacifici e scatenati. Calmi e isterici.
Tutto e il contrario: un mix esplosivo che a volte mette a dura prova ogni tentativo del "devo stare calmo". E' impossibile non arrabbiarsi mai. Almeno per me.
Giocano e dopo qualche minuto uno dei due piange. Poi tocca all'altro. E finiscono insieme, con Filippo cheddice "è stata la Bea" e Bea che risponde "non ho fatto apposta": come se un calcio negli stinchi o una sberla fossero imprevedibili. Non apposta de che?
Entrano in casa tolgono la felpa e la lanciano per terra. Perchè? Mi sto ancora rispondeno che una scarpa vola sul tavolino e fa cadere il telefono.
Ti chiedono:  "papà ci fai la pasta col pesto, dai papà.." ... e dopo non la mangiano. Miiii che rabbia.
Si mettono in camera loro e l'obiettivo non è tanto disordinarla (chissenefrega), ma rompere qualcosa: che sia un libro, un pupazzetto, un gioco ...
Vogliono disegnare. Che bello! Ma poi li trovi per terra col parquet arcobaleno che comincia a prendere tonalità impensabili. E mai che rimettessero un tappo!
Buttano i cuscini del divano sistematicamente sul pavimento: ma io e la mamma (soprattutto la mamma) ci appoggiamo la testa!
Si bagnano solo perchè mentre bevono pretendono di fare altro o di farsi i dispetti. E se fanno il bagnetto acqua da tutte le parti... manco a dirlo.
Raccomandi e ricordi, inviti o ordini (quando ci vuole), suggerisci e richiami... ma  - spesso - mica ascoltano.
Tante volte non mi arrabbio (ammetto ce la faccio), li prendo per il lato storto, li smusso col sorriso, con  gesti più lenti, con parole che sdrammatizzano - ci provo almeno -. Ripeto o rassicuro. Sono rigido e mi smollo: cerco di ottenere attraverso le vie della bonarietà o del compromesso. faccio il paziente: non è la mia dote migliore, ma con l'esercizio...
Ma a volte proprio non ci riesco. Non mi è possibile.
Un po' perchè in certe circostanze sono davvero bravissimi ad esasperarti.
Per loro non ci sono mai attenuanti o condizioni particolari: mal di testa, stanchezza, ritardi, necessità di un po' di raziocinio o ordine. Per loro - d'altronde è così - è sempre il momento di essere se stessi, nel bene o nel male. Nella pace o nel caos. Nella serenità o nel conflitto. Non sanno mentire a loro stessi: è bello questo. Ma è una sentenza: soprattutto se ti pesa riescono a farti arrabbiare!
Mi arrabbio: so che quando ci vuole ci vuole. Alzo la voce: mi impongo e vedo che capiscono che devono cambiare registro. Lo capiscono perchè non sono scemi... e lo fanno.
Ma non mi piaccio mai quando mi arrabbio! E mi piaccio ancora meno quando mi rendo conto che mi sono arrabbiato per un motivo non del tutto valido. Capita anche questo.
Anzi ogni tanto mi pento anche... era il caso? Forse non ho esagerato nell'alzare la voce? Non potevo avere un po' più di pazienza? E mi pento.
Fatto sta che è così: pure l'arrabbiarsi fa parte della relazione papà e figli. Al di là dei modi, delle dinamiche o dell'intensità, i bambini lo sanno ( a volte lo temono) e ne sanno cogliere -  crescendo sempre di più - ragioni e conseguenze. Implicazioni e insegnamenti.
Non arrabbiarsi? E' impossibile... ma non mi piace.

mercoledì 9 maggio 2012

"Figura di merda?"

Oggi sono di riunione all’asilo: verdi 2 a rapporto. Due papà, un nonno (ha preso un sacco di appunti… sarà stato minacciato?) e tutte mamme! E la maestra (non ancora mamma). Clima sereno per le valutazioni globali della seconda parte dell’anno e l’elenco degli appuntamenti di fine anno: festa della mamma, festa dell’asilo, mini gita dei bimbi, festa dei diplomi, pizzata di saluto dei grandi ecc. quanta carne al fuoco! Ma perché questi asili del XXI secolo non si fanno una pagina web con agende aggiornate?
Terminata la riunione non posso saltare il consueto appuntamento dal mio macellaio preferito. Mi serve poco:  latte, pane e un paio di bistecchine (sono a cena da solo con la mia principessina Bea!) e me la sbrigo in fretta. Un saluto ai miei amici del negozio di articoli per bambini e corro verso la  macchina. Bea mi aspetta e questa sera voglio cenare in balcone!
Sto per salire macchina quando mi risulta impossibile fare a ameno di ascoltare queste parole: “Smettila che cosa faiii! Non devi fare la maleducata, hai capito? Basta farmi fare queste figure di merda!”. Una mamma – per la cronaca una di quelle che attira l’attenzione, diciamo che si lascia guardare… anche l’occhio vuole la sua parte (so che non c'entra nulla ma nella mia meschina socio-psico-logica mentalità maschile mi  piace associare bellezza a bontà, e quando questo binomio si elide ci rimango male)  – ha appena sgridato, in modo energico e senza mezzi termini,  la propria figlia (5/6 anni max).
Non ho potuto non osservare brevemente la scena. Salgo in auto e torno a casa.
Ripenso all’accaduto. Non mi interessa minimamente entrare nel merito delle ragioni della reprimenda, ma quelle parole mi hanno colpito un sacco. Da una parte perché sono parole che magari pure io ho pronunciato, ma soprattutto perché se penso ai miei figli e a come agiscono mi sorge una domanda: “Se fanno i  maleducati in pubblico con altre persone, fanno  fare “una figura di merda” a me?”.  
Ma è così automatico che si rifletta come giudizio sommario verso il genitore un comportamento sconveniente dei nostri figli? Temo sia proprio così. (Mi sa che è difficile trovare qualche buonanima che pensi che se un bimbo si comporta da peste, magari è un po' merito suo!)
A questa legge, o regola non scritta, non si può sfuggire: se i miei figli sono maleducati, si comportano male, fanno pasticci e tutto questo lo fanno in pubblico – me presente -  sono certo che il primo pensiero che sorgerebbe negli adulti intorno a me  suonerebbe più o meno così “ma che cavolo di genitori hanno, non gliele insegnano le buone maniere?”… Se poi lo sguardo attento fosse quello del “clan delle nonne irreprensibili del parco col nipote sempre a posto, non sudato e pulito” (come è già successo), questo sguardo, in genere poco compassionevole, esprimerebbe questo concetto: “Guarda quei monelli! I genitori di oggi che fanno!?! Una volta i bambini venivano tirati su in maniera molto diversa! Rigavano dritto!”. E’ inutile, non c’è scappatoia alla figura di merda. Devo essere pronto a beccarmela!
Di una cosa sono, però,  certo: quando i miei figli hanno combinato qualcosa in pubblico non mi è mai venuto in mente di sgridarli usando le parole citate prima. Li riprendo e li richiamo: spiego a loro che non si devono comportare in quel modo.  So essere anche abbastanza duro ed incisivo. Ma dico in modo chiaro che comportarsi male non è bene per loro, soprattutto se  trattano male o fanno i prepotenti con  altri bambini! La figuraccia la fanno loro perché in questo modo si rendono antipatici e allontanano gli amici.
Dell’eventuale – e inevitabile -  figura di merda associata al mio ruolo me ne frego altamente. I bambini devono comportarsi in un certo modo non per difendere il mio onore, ma perché è un bene per loro! Ed è questo che devono capire e che io devo cercare di spiegare.
Preferisco concentrarmi eventualmente su altre figure di merda, quelle legate alla mia distrazione, alla mia poca sensibilità, al mia smemoratezza… quante ne potrei evitare!

E quando mi beccano con le dita (di Bea) nel naso, che figura è?


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