Bea e Filippo

Bea e Filippo
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lunedì 17 giugno 2013

Natura, sole e libertà!

... sulla "vetta"
Lo scorso anno avevo inneggiato allo stato brado: cioè al fatto che i miei figli potessero trascorrere momenti all'aperto, scoprendo liberamente quello che la natura offre. Pochi vincoli e molto spirito d'iniziativa...
Che lo potessero fare senza troppi limiti, costruendosi la gestione del tempo secondo i desideri del momento e adattandosi ad accogliere. Attenzione ai pericoli, certo, ma per il resto....

In questo fine settimana, finalmente, siamo riusciti a gustarci due giorni  in montagna, e pure con tanto sole. 
Due giorni intensi: i bambini hanno praticamente passato tutto il tempo all'aperto... in compagnia di un'amica hanno costituito un trio fenomenale.
Ormai Bea ha quasi sei anni, Filippo va per i quattro... non hanno più bisogno di attenzioni continue. Il bello del loro crescere. 
In certi casi riescono pure a stimolare il mio spirito un po' teppistico...
E questo, che non è un dettaglio,  ha reso questi due giorni ancora più divertenti.

Andiamo al sodo: li ho visti catturare insetti da mettere nella loro gabbietta, andare a buttare le briciole di pane secco sul mega formicaio del bosco ("devono fare la scorta per l'inverno..."), catturare girini per poi costituire un piccolo allevamento nella fontana di casa... 
Inciso: Filippo dopo vari tentati vi finalmente ne cattura uno. Esultante viene da me ed esclama:"Papà ce l'ho fatta, ne ho preso uno! Sono Figo, sono figo, sono figo!". 
Lo ha ripetuto ben tre volte! ... e mi ha lasciato di stucco.
... momento di relax, per asciugarsi

Mi hanno aiutato a ripulire il prato dai rami dell'albero che ho tagliato (era una vita che non tagliavo un albero - vabbè, un piccolo pino  di un paio di metri - ... che bella sensazione).
Hanno raccolto, durante la passeggiata domenicale, un sacco di piccoli sassi per la loro "collezione"... Hanno tentato di "scalare" qualche masso abbordabile, e in certi casi se la sono pure cavata mica male...
Si sono rincorsi, bagnati, asciugati e ribagnati... ad un certo punto non avevamo più vestiti di ricambio... avevo immaginato un we un po' più tranquillo.

Hanno corso, saltato, si sono sporcati, graffiati. 
Raccolto fiori e assaggiato il "pane e vino". 
Fatto polpette di fango e creato piccole tombe per gli insetti defunti.  
Si sono ricordati che le ortiche pungono e che la cacca delle mucche è meglio evitarla.
... forse che i tizzoni sporcano?

Hanno scoperto, pure, che con i tizzoni spenti si può colorare un po' tutto (anche se stessi...). In questo caso la mia tendenza a far sperimentare (cfr foto), non è stata molto apprezzata - e capita -  dalla mamma...
Il tutto - i due giorni alpini -  si è concluso con Filippo in lacrime: "Non voglio tornare a casa...". Lacrime placate dalla promessa che se il tempo lo permette sabato si replica....

Niente di artificiale: tutto rigorosamente "naturale". Allo stato brado per me vuol dire lasciarsi guidare da ciò che naturalmente si trova. A quanto la natura ti mette nelle mani per divertirti.
Da subito ho cercato di far vedere a Bea  e Filippo che spesso all'aperto si trova il necessario per divertirsi, basta avere un po' di fantasia e lasciarsi guidare.
La mia soddisfazione sta proprio in questa conquista che ho visto in loro: quella della natura. Alleata e amica per rendere le giornate piene di novità!
"Papà, la montagna ci piace molto...", ad un certo punto se ne sono usciti con questa esclamazione... 
Ed io mi sono sciolto!






martedì 26 giugno 2012

Canada, non ci hai deluso!


Vancouver

Lo prometto, mi  prendo solo una seconda licenza storico-biografica. L’ultima (...fino alla prossima). Ma sono i pensieri che mi girano in testa in questa serata. Dopo il taglio della torta tanto amata da mia moglie (hi hi hi), ci fu un’altra giornatona in compagnia degli amici e poi, il giorno dopo, il classico e fatidico viaggio di nozze. Meta: Canada, costa Ovest. Da Vancouver ai parchi del Banff e del Jaspers,  fino all’isola Victoria. A caccia di paesaggi nuovi, di orsi, balene e orche. Undici ore di volo, la mia prima volta così tanto… non passava mai.
Il Jaspers

 Ed eccoci in Canada. Per certi versi mi sono sentito quasi a casa: fresco, pini, tanti pini, verde da tutte le parti. In una casa però molto più grande, anzi troppo grande. Il Canada: ma quanto cavolo di spazio ha? Distese infinite di boschi, strade lunghissime con tre macchine in croce: tutto grande. Le auto, i parcheggi, i lodge, i piatti di cibo, gli animali: cervi grandi, scoiattoli grandi, orsi di razze più grandi. Ghiacciai immensi, distese d’acqua in ogni angolo. Tutto grande e libero. A suo agio, al proprio posto. Silenzioso, calmo, tranquillo, lento. Quella parte di mondo così lontana, così moderna, ma così fuori dall’ordinario. La natura che confina con la tecnologia delle grandi città: si sfiorano e sembrano neppure darsi fastidio. In pochi chilometri incontri le balene, accarezzi e cervi e spii senza farti notare troppo gli orsi.
 La grandezza dell’oceano che scruta l’elevarsi di montagne maestose non tanto in altezza quanto in dimensioni. Ci lasciammo avvolgere da questo mondo riconciliato con se stesso che ti permette di dormire con un’aquila da collo bianco sulla tua testa, una foca che nuota tranquilla a pochi metri nel mare che accarezza l’alloggio e una marmotta che silenziosa e placida fa la guardia perché nessuno disturbi. Tutto vero. Tutto osservato con lo stupore di chi queste emozioni, nel nostro mondo così pieno di gente, non le ha mai provate. Macinammo km con nostro Pk Ford F150 (sembrava un camion!) : mai una coda, ma un problema d’orientamento, mai il timore di perderci. Novelli sposi felici di essere insieme in quel luogo così riconciliante. L’emozione più grande: l’improvvisa comparsa di una balena a pochi metri dalla barca. Dopo tre ore di vento gelido, pioggerellina antipatica, nonostante avessimo avvistato un simpatico gruppetto di orche, un po’ delusi ci eravamo rassegnati a non vedere balene. Invece ad un certo punto ecco lo schizzo d’acqua e la coda che si alza imperiosa! Uno spettacolo.
Caro Canada, non ci hai deluso: non sapevamo benissimo che cosa ci aspettasse (le guide le leggo poco per non generarmi illusioni). Sapevamo con certezza che non avremmo trovato né l’arte né il caos. Ma quello che ci hai offerto in quei giorni è stato tanto: ti sei mostrato per come sei.
Una specie di gigante buono che accoglie tutti, mostrando semplicemente se stesso. Con chi ci vive! Canada, torneremo: con Bea e Filippo! Ne vale la pena!

domenica 24 giugno 2012

Il potere di un cielo azzurro!

A volte la natura ti abbraccia davvero.

Ti avvolge il sole, i fiori colorano i contorni, la quiete segna il passo faticoso di una salita, il cielo azzurro (ma tutto azzurro) avvolge e protegge.

Ma quale forza può portare in sè un cielo tutto azzurro?

I suoni della terra e di chi la abita sono una colonna sonora non scelta ma non fastidiosa.

Sono gli scenari di un mondo che non ci appartiene e che è fatto per accoglierci a ridestare in noi lo stupore. 
Un mondo che desidera farci gustare ciò che non è frutto delle nostre mani, e proprio per questo stupendo.

Le parole allora appaiono superflue... il piccolo, il bello, il semplice: evocano sorrisi e serenità, basta saperli vedere e accogliere.
Senza artifici o desideri di possesso. Con tanti sorrisi.

Senza pretese che siano loro a renderci felici, ma col gusto di metterci del nostro.

Solo momenti... ma cos'è la vita se non un susseguirsi di questi momenti che uno dopo l'altro rendono il tutto più o meno bello?

Poche parole, voce a qualche immagine.

martedì 19 giugno 2012

Estate: libertà e scoperta... e un po' di fastidio.

Soffro l’estate cittadina. Il caldo non mi dispiace, ma quando esplode tutto d’un colpo in città mi dà fastidio. Il fastidio dell’appiccicaticcio continuo, il fastidio dell’aria condizionata  in ogni luogo chiuso, il fastidio dell’asfalto che emana calore in ogni momento rendendo spesso la notte peggio del giorno. Per non parlare del fastidio delle zanzare. Soffro e credo che difficilmente riuscirò ad abituarmi a questo clima a me così poco caro. Ma per fortuna l’estate non è solo questo. L’estate va oltre la città.
L’estate, allora,  diventa soprattutto scoperta, novità, star fuori di casa. Per Bea e Filippo il corso normale dell’anno rappresenta, anche da piccoli, il periodo dell’apprendimento. Graduale, lento, proporzionato e attento al loro grado di crescita. Autunno, inverno e primavera, nonostante siano tutte stagioni con caratteri molto belli, sono accumunate da ritmi sostanzialmente ripetitivi. Durante l’estate, invece, i bambini  possono liberarsi a scoprire: meno didattica  e molta libertà per incontrare, scovare, ammirare cose nuove. L’estate con i nostri bambini, indipendentemente dal luogo frequentato, cerchiamo di indirizzarla verso questa direzione. Nessun affanno nell’inseguire ritmi poco sostenibili, ma molta libertà nel lasciar scorrere il tempo necessario a gustare quanto incontrato e scoperto. Possibilmente molta natura e poco caos. Molto movimento, quello sì!
Ricordo lo scorso anno le passeggiate nel bosco con Filippo (non ancora duenne) e Bea: pochi metri ad osservare ogni dettaglio. Che fosse un fiore, un insetto, una fragola, una pianta e così via. Momenti lunghissimi dove il senso della scoperta riempiva di meraviglia i loro sguardi, con Beatrice sempre pronta a porre domande di ogni genere. Ricordo i pomeriggi a catturare girini (poi liberati…), a raccogliere ciliegie, a selezionare pigne, ad osservare il formicaio gigante, a scrutare gli animali incontrati (mucche, uccelli o pesci). Proprio per questo motivo crediamo molto nel fatto che i bambini non debbano semplicemente vedere, osservare o sfiorare tante cose, ma le debbano toccare con mano. Incontrarle, sperimentarle, imparare a capirne le caratteristiche o le diversità. Che sia mare o montagna non importa… importa a me, che prediligo la montagna, ma non fa nulla.
L’estate rimane il tempo privilegiato per tutto questo perché permette in certi momenti di rendere superfluo l’orologio. Nel rispetto dei tempi del corpo (cibo e sonno sono sacri) per il resto si cerca sempre di prendersi il tempo che serve per andare a fondo di quanto s’è deciso di vivere in quel momento: che sia gioco, stare con gli amici. Che sia andare alla scoperta di luoghi nuovi o semplicemente osservare o scoprire.
E i bambini in tutto questo sanno lasciarsi contagiare: assimilano il senso di sorpresa e stanno attenti se li si prepara a qualcosa che non conoscono. Se stimolati sorprendono per la voglia di saperne di più e per il desiderio di capire.  Quando capiscono accolgono, e accogliendo riescono finalmente a scorgere in ciò sta loro attorno non una minaccia o un niente, ma una ricchezza!
L’estate ufficialmente non è ancora iniziata e il caldo cittadino mi sta già infastidendo, nonostante si sia fatto attendere più del previsto. Al di là di questo dettaglio, aspetto con molta voglia le settimane che potrò trascorrere in famiglia: le aspetto perché spero di  renderle ricche di quel senso di scoperta e libertà che solo l’estate riesce a donarci!

sabato 9 giugno 2012

Allo stato brado


Il mio paese

Adoro quando i miei figli giocano all'aperto, si sporcano, prendono in mano insetti, si rotolano nell'erba, fanno le polpette di fango, bagnano i fiori (... e li rompono, ops),  inventano peripezie, vanno in giro a piedi nudi, si mettono a giocare con chi capita, si bagnano, si inciampano e si rialzano senza fiatare (a piedi, correndo e in bici)... oggi in tre ore è successo questo e anche di più...
 Abbiamo concesso una giornata e mezza di libertà alla mamma: è ancora malaticcia e doveva sbrigare delle cose, per cui tutti in Valtellina. A casa mia. 

Partenza strategica dopo pranzo e pisolino in macchina. Arrivati e svegliati, complice anche un caldo sole inatteso - le previsioni erano infauste - Bea a Filippo hanno preso subito in mano la situazione e si sono catapultati in giardino. Ed è partito tutto! E non si sono più fermati! Vederli così mi piace un sacco.
La scena più raccapricciante: hanno cosparso di sale un lumacone (come lo definiscono loro, è una specie di lumaca senza guscio, non bellissima da vedere), mio nipote li ha istruiti bene!
Il momento più impegnativo? Lavarli!
In questi momenti "allo stato brado" li vedo davvero spensierati e contenti. E' come se percepissero una libertà tutta loro e la sfruttassero fino in fondo. Un modo di stare in mezzo alla natura senza timori.
Quando li osservo ripenso anche alla mia infanzia: era così quasi sempre. Con gli amici della mia via con cui si giocava liberi, all'aperto, senza vincoli e con la fortuna di essere in un ambiente abbastanza sicuro. Per noi bambini era naturale ritrovarci in qualche spazio concordato (si passava da un giardino all'altro, da un cortile o da un prato..) e passare ore e ore a giocare insieme liberi, senza genitori tra i piedi - ci osservavano da lontano, però -; eravamo un po' allo stato brado. Non certo abbandonati, ma molto liberi, sereni e spensierati. I tempi sono cambiati, parlo di più di 30anni fa', e anche dalle mie parti non è più proprio così. Nelle città poi  i costumi, l'ambiente e le situazioni impongono impostazioni e scelte diverse, ed è per questo che quando ne ho l'occasione cerco di regalare ai mie bambini qualche momento di stato brado. Perchè sappiamo cavarsela un po' da soli, imparino ad apprezzare il gioco libero, non temano la natura con ciò che la abita (anche se nel caso specifico,  è piccola e limitata: la Valtellina non è il Borneo!).
Lasciatemelo dire: W la mia Valtellina!


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