Bea e Filippo

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martedì 24 settembre 2013

Sono segnali?

Non mi sono neppure accorto che venerdì scorso è calendariamente finita l'estate. Il tutto è rientrato nell'incedere ordinario. Scuola per Bea, asilo per Filippo, lavoro per noi genitori.
Il calendario comincia ad infittirsi di appuntamenti vari. Mia moglie ha addirittura piazzato sul frigorifero una specie di planning per le attività dei figli (che sono 2, ma necessitano di incastri importanti).
 In fondo è da soli 10 giorni che si è ripreso a correre. Non ci sono state neppure malattie di mezzo. Eppure questo mese ha già offerto una serie di sorprese,  o di segnali che possono dare adito a interpretazioni sconsolanti (o consolatorie... dipende da come si guardano).

Andiamo per ordine:

a. Ho perso un dente. Niente di male, capita. Ma la questione è più complessa: questo dente (già "capsulato" e profumatamente pagato) mi si stacca. Va semplicemente rimpiazzato al suo posto. Cosa da poco. 
Fatto sta che inopinatamente lo avvolgo in un fazzoletto di carta, lo appoggio sul tavolo della sala nella zona "dove si piazza di tutto che quando è piena la si svuota". 
Mi accingo qualche giorno dopo ad andare dal dentista e il "pacchetto" non c'è più. "Cara, hai visto il mio dente?". "Quale dente?". "Quello che devo farmi ri-inserire dal dentista, lo avevo messo sul tavolo in fazzolettino di carta". "Quel fazzoletto, sporco e stropicciato che stava lì? Mi sa che l'ho buttato". "... azzzz..., ma non butti mai niente, proprio sto fazzoletto dovevi eliminare?". Martedì finisco la quarta seduta dal dentista.... conto incluso.

b. Abbiamo rotto l'acquario. Vi avevo già raccontato della nuova arrivata, la tartaruga. E' sopravvissuta all'estate e con lei anche alcuni pesciolini che teoricamente dovevano essere il suo cibo, ma che prosperano e figliano indisturbati girandole attorno. La loro casa era un dignitoso acquario, pure munito di pompetta, sabbia e roccetta di plastica a scopo estetico. Era,  perchè venerdì un'improvvida manovra di Bea ha fatto cadere un'asta dall'alluminio porta fiori (quelle robe dell'Ikea, che se li becco...) che ha pensato bene di precipitare diritta sull'acquario. Vetro spezzato per tre quarti... acqua sul parquet... un pesciolino contuso e uno defunto (poteva andare peggio... o meglio), ma tartaruga salva. 

c. Furto imminente. Ormai ci stiamo preparando. Sarà ineluttabile. 
Vado con ordine. E spiego.
Domenica mia moglie ci raggiunge in oratorio in scooter. Si chiacchiera in compagnia, i bambini giocano, corrono, si divertono. Si fa per tornare a casa e come al solito non si trovano le chiavi dello scooter. Nella borsa magazzino non ci sono. la faccio breve: erano rimaste belle in vista sul bauletto dello scooter stesso. Ammiccavano i passanti suggerendo di appropriarsi del mezzo... ma a differenza di 8 anni fa fuori da quel locale a Milano nessuno se n'è accorto. 
E' mattina: siamo in ritardo e doppiamo uscire. Mia moglie non trova le chiavi di casa. Non ci sono. Non saltano fuori. Le affido le mie. Scendiamo. La saluto lei e i bambini e mi scappa l'occhio sulla porta del box... Eccole che penzolano. Tristi e infreddolite per aver passato la notte fuori... ma sono lì. Con timore e tremore apro il box (e se hanno fregato le bici dei nostri amici li dovrò pure rimborsare). Sollievo. Tutto a posto... nessuno ne ha approfittato. 
Ma prima o poi succederà.

d. Bea a scuola. Ho già parlato del suo esordio narcolettico. Ieri la piccole ha raggiunto vette inimmaginabili.
Maestra: "Bambini, non mi ricordo ancora tutti i vostri nomi perchè sono vecchia". Beatrice, alza la mano in maniera repentina e dice: "E' vero che sei vecchia, sei la mamma della baby sitter che mi curava qualche volta quando ero piccola!". Ma ditemi voi dove ho sbagliato? 
Bea, quante volte ti ho ripetuto che alle maestre si deve dare del lei?

e. L'Inter ha iniziato il campionato benissimo... direi quasi troppo bene. E qui mi tocco. E mi taccio.

Ce la faremo. Lo so che non sempre il buongiorno si vede dal mattino. Ma il bel tempo poi arriva improvviso!
Basta crederci.

Ps. A chi sostiene che la vita familiare è noiosa propongo un  sano scambio alla pari...


lunedì 11 febbraio 2013

Carnevale e imprevisti (... o sfighe?)

Un post di cronaca, parlerà da sola... in una di quelle giornate dove si incastra il bello e il brutto, la festa e la sfiga... dove quando sembra girar tutto per il verso giusto,  la ruota degli eventi innesta la marcia indietro.
Piratessa bea
E' domenica... è il giorno della sfilata di carnevale. Bimbi carichi al punto giusto, hanno voglia. Il vestito da pirata recuperato per Filippo lo metterà la Bea... e Filippo con mantello nero, mascherina e cappello farà Zorro (ma sto Zorro manco sanno chi è eppure mantiene un fascino inattaccabile...). Quante volte ho  fatto Zorro pure io da piccolo... che nostalgia. 
Mi sveglia Bea, come al solito, sono le 8.00 e uno splendido cielo mi dà il buongiorno. Aria frizzante, ma la giornata si preannuncia bellissima. Ma in casa dopo pochi minuti cominciano ad addensarsi nuvole minacciose. 
Capitolo Filippo: la tosse del sabato ha portato con sé la febbre. Alle 8.00 siamo a 38°, e quando il piccolo s'ammala la sua frignosità raggiunge livelli sui quali è meglio non commentare.
Capitolo mamma: lei è ko. La schiena, non riesce quasi ad uscire dal letto. Maccheccavolo ha? non si capisce: sforzi particolari non ne ha fatti: colpo di freddo? Problema muscolare? E se fosse una colichetta renale? 
Fatto sta che si passa la mattinata con Pippo  ciondolante e  la moglie piegata in due.
I sani siamo io e Bea e decidiamo che alla sfilata ci si va. Antidolorifico alla mamma e tachipirina a Filippo e alle 14.00 puntuali Bea vestita da pirata si unisce al vascello dei bambini dell'oratorio pronti ad invadere le strade di Bresso.
Aria frizzante e festante. Mi dimentico sempre che però ci sono in giro un sacco di rompipalle con le bombolette colorate e non riesco a schivarle... mi ricordo sempre dopo che alla sfilata ci si deve presentare con abiti da riciclo!
Vabbè... si va. Bea è contenta, con le amichette butta coriandoli a destra e sinistra, "spernacchia" le stelle filanti e simula duelli pirateschi con la sua super spada.
Tanti bambini. Una sfilata allegra e simpatica, che mi fa superare il mio poco amore per il carnevale: il sorriso di Beatrice mi contagia.
Siamo nel bel mezzo della merenda che squilla il cellulare... è la mamma: l'antidolorifico non fa più effetto, è piegata in due e sta malissimo. Lascio Bea alla mamma di un'amica (me la accudirà fino alle 21.00) e corro a casa. 
Prendo in mano la situazione e impongo il Pronto Soccorso... Filippo è intrattabile e quindi chiedo ad una nostra amica se me la può accompagnare.
Sono le 17.30. E Silvia va in ospedale.
Per farla breve: alle 20.00 vado in ospedale a dare il cambio alla santa amica (che ad un certo punto era stata rimpiazzata temporaneamente da un'altra anima pia) perché la nonna, nel frattempo rientrata a casa,  mi dà il cambio con i bimbi.
In attesa della visita con moglie rimbambita dagli antidolorifici che le hanno dato subito, intuisco che l'Inter sta vincendo dai commenti ad alta voce del personale dell'ospedale... si vince, e questo un po' mi risolleva.
(PS. proposta a Sky: perché non regalare schermo e abbonamento nelle sale d'aspetto dei Pronto Soccorso? Questa sarebbe vera solidarietà!)
Alle 23.00 dopo 5,30 h. finalmente usciamo dal pronto soccorso (... se non sei morente ci si possono passare le giornate...). Diagnosi: forte infiammazione al rachide, sospetta piccola ernia. Cortisone e riposo. 

E' andata... è passata. Non mi vengono commenti. 
Al prossimo carnevale! 


sabato 28 aprile 2012

Una serata movimentata

Quella di ieri è stata – lo posso proprio ben dire -  una serata davvero particolare. Nulla di straordinario, ma un insieme di micro fattori imprevisti che hanno trasfomato due ore ruotinarie in una serata diversa.
Passo ad una cronaca rapida e temporalmente dettagliata, che è più eloquente di qualsiasi formula prosaica.
h. 18.50 eccomi a casa!
h. 19.15 mia moglie mi avvisa che ha l’appuntamento del parrucchiere alle 20.30 (ma che orario è???)
h. 19.30 Bea s’addormenta sul divano mentre sto preparando la cena
h. 19.35 Bea russa, Filippo protesta perché non sente bene il suo cartone. Porto Bea a letto. Vestita.
h. 19.50 Mi metto a tavola con Filippo e cerco di di “sfamarlo” in maniera decente
h. 19.55 mi telefona un amico (Paolo) che si autoinvita a cena (metto sui fornelli l’acqua per la pasta e improvviso un sughetto gustoso e veloce:  acciughe, pomodorini – ne ho solo quattro ma bastano per dare un po’ di colore -, capperi e tonno).
h. 20.30 arrivo di Paolo e termine cena di Filippo
h.20.35 scolo la pasta e faccio compagnia a Paolo mangiando la mia superpasta!
h. 21.15 impongo a Paolo di starsene tranquillo sul divano mentre metto a nanna Filippo
h. 21.45 rientro a casa della mia dolce metà: il taglio di capelli scelto non è mica male… sembra pure ringiovanita.
h. 21.46 Mia moglie ha fame e protesta perché non le ho comperato le patatine
h. 22.15 Paolo e mia moglie stanno dormendo sul divano, Filippo e Bea nel loro letto: sono libero!!! E’ andata meglio del previsto. Sistemo rapidamente la cucina e mi impossesso del telecomando. Volume basso per non svegliare nessuno e  mi gusto la mia ora di Tv tutta per me. Evento rarissimo.

Nulla di quanto avevo programmato o immaginato per questa serata si è realizzato. E mentre scrivo sorrido perché è proprio questa imprevedibilità a dare un tono diverso al tempo che trascorro. Amo i rituali, sono fondamentalmente un abitudinario, non sopporto le cose fatte all’ultimo minuto o perennemente di corsa,  ma allo stesso tempo le improvvisate mi rianimano. Mi piace poter vivere  sapendo che possa esserci in agguato l’effetto sorpresa: mi allena al problem solving. In questo devo ammettere che ho imparato molto da mia suocera. Di fronte a qualsia imprevisto, piccolo o grande che fosse, non l’ho mai sentita né lamentarsi né imprecare, semplicemente si limita ad affermare: “non c’è problema”, ed inizia  ad affrontarlo. Non sono un tipo  così tranquillo da reagire sempre in questo modo, ma anche di fronte ad imprevisti che mi rompono solennemente, negli ultimi tempi, ho iniziato a guardare a ciò che si mette di traverso con uno spirito diverso. Sto cercando di sostituire il tempo e lo sforzo della protesta,  della recriminazione o dell’imprecazione con quello del “vediamo che si può fare”.
Eccolo, Paolo s’è svegliato (h.24.10), vado ad indicargli la via per uscire. Il dover tornare a casa: questo sì, per lui,  è un bell’imprevisto.
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