Bea e Filippo

Bea e Filippo

sabato 28 aprile 2012

Una serata movimentata

Quella di ieri è stata – lo posso proprio ben dire -  una serata davvero particolare. Nulla di straordinario, ma un insieme di micro fattori imprevisti che hanno trasfomato due ore ruotinarie in una serata diversa.
Passo ad una cronaca rapida e temporalmente dettagliata, che è più eloquente di qualsiasi formula prosaica.
h. 18.50 eccomi a casa!
h. 19.15 mia moglie mi avvisa che ha l’appuntamento del parrucchiere alle 20.30 (ma che orario è???)
h. 19.30 Bea s’addormenta sul divano mentre sto preparando la cena
h. 19.35 Bea russa, Filippo protesta perché non sente bene il suo cartone. Porto Bea a letto. Vestita.
h. 19.50 Mi metto a tavola con Filippo e cerco di di “sfamarlo” in maniera decente
h. 19.55 mi telefona un amico (Paolo) che si autoinvita a cena (metto sui fornelli l’acqua per la pasta e improvviso un sughetto gustoso e veloce:  acciughe, pomodorini – ne ho solo quattro ma bastano per dare un po’ di colore -, capperi e tonno).
h. 20.30 arrivo di Paolo e termine cena di Filippo
h.20.35 scolo la pasta e faccio compagnia a Paolo mangiando la mia superpasta!
h. 21.15 impongo a Paolo di starsene tranquillo sul divano mentre metto a nanna Filippo
h. 21.45 rientro a casa della mia dolce metà: il taglio di capelli scelto non è mica male… sembra pure ringiovanita.
h. 21.46 Mia moglie ha fame e protesta perché non le ho comperato le patatine
h. 22.15 Paolo e mia moglie stanno dormendo sul divano, Filippo e Bea nel loro letto: sono libero!!! E’ andata meglio del previsto. Sistemo rapidamente la cucina e mi impossesso del telecomando. Volume basso per non svegliare nessuno e  mi gusto la mia ora di Tv tutta per me. Evento rarissimo.

Nulla di quanto avevo programmato o immaginato per questa serata si è realizzato. E mentre scrivo sorrido perché è proprio questa imprevedibilità a dare un tono diverso al tempo che trascorro. Amo i rituali, sono fondamentalmente un abitudinario, non sopporto le cose fatte all’ultimo minuto o perennemente di corsa,  ma allo stesso tempo le improvvisate mi rianimano. Mi piace poter vivere  sapendo che possa esserci in agguato l’effetto sorpresa: mi allena al problem solving. In questo devo ammettere che ho imparato molto da mia suocera. Di fronte a qualsia imprevisto, piccolo o grande che fosse, non l’ho mai sentita né lamentarsi né imprecare, semplicemente si limita ad affermare: “non c’è problema”, ed inizia  ad affrontarlo. Non sono un tipo  così tranquillo da reagire sempre in questo modo, ma anche di fronte ad imprevisti che mi rompono solennemente, negli ultimi tempi, ho iniziato a guardare a ciò che si mette di traverso con uno spirito diverso. Sto cercando di sostituire il tempo e lo sforzo della protesta,  della recriminazione o dell’imprecazione con quello del “vediamo che si può fare”.
Eccolo, Paolo s’è svegliato (h.24.10), vado ad indicargli la via per uscire. Il dover tornare a casa: questo sì, per lui,  è un bell’imprevisto.

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