Bea e Filippo

Bea e Filippo

giovedì 6 dicembre 2012

Natale... attesa, memoria e tradizione

Questo Post partecipa al Blogstorming sul tema del mese.

Qualche giorno fa scrissi un post di getto "Attendo"... mi venne diretto e senza fronzoli. Poi venni colpito dal tema del mese di Genitoricrescono:  fra tradizione e memoria. Quel post mi sembrava adatto... ma aveva bisogno di qualche pensiero un po' più sedimentato e di un po' di memoria... eccolo.


Attesa. Attesa, sì proprio lei.. In questo tempo mi ritrovo spesso ad attendere che accada qualcosa. Di quello che poi si verifica o di quello che accadrà: chissà. E' il secondo che mi prende. Come ogni anno, di questi tempi.
Attendo il Natale.  E' l'appuntamento annuale che sa imporsi in me, che non riesco (e non voglio...) tenerlo fuori e neppure ai margini. E' evocativo di tanti ricordi, e a questi non si sfugge. Sa ripresentarmi tradizioni alle quali sono legato, anche se a volte sono un po' impolverate, o semplicemente meno vitali.
Ho voglia di fermarmi, di calore casalingo. Di risentire e rivedere un po' di gente che durante l'anno sfugge. Senza colpe. E' il circolo delle esperienze che allontana e riavvicina.
Ricordo i rientri al paese per le Feste, gli incontri - sempre senza appuntamenti - con gli amici: incontri più forti delle tradizioni. Legami che rimangono anche senza incontri.
Desidero respirare l'aria di festa, di lasciarmi contagiare da lei, anche se attorno è più quello che si spegne di quanto si accende.
Il pranzo di natale a casa mia non aveva mai un'aria particolarmente gioiosa, ma la cura che usava mia madre nel preparare quella tavola così diversa dalla solita, con la tovaglia e e il servizio della festa non lo potrò mai dimenticare. Era una tradizione, che mi rimane come richiamo. La festa merita cura, attenzioni, segni che la distinguano: far finta che sia come gli altri giorni, che senso ha?
Ho voglia delle sue (... sempre del Natale parlo)  melodie, dei suoi profumi, dei suoi tempi, delle sue preghiere. Sì,  quelle che si sentono o si recitano. Spesso non si sa perchè né per chi... ma ci sono. E mi fanno pensare: sono eco di desideri. Anche dei miei.
Ricordo la Mezzanotte, nei vari luoghi in cui ho vissuto. Il prima con il presepe vivente, il silenzio che raccoglie pensieri se ti lasciavi rapire dalle dolci note tipiche di quei momenti. La Messa, quella dove si stava stretti perchè troppi. Dove il parroco cantava tutto, ma proprio tutto. Dove i bambini si addormentavano.
E il dopo: auguri, sorrisi in piazza, il profumo del vino speziato distribuito dagli alpini... : un sacco di abbracci, vicinanze di quel momento lì: fiorite e sfiorite in pochi istanti (ma non per questo necessariamente povere) e rinviate a ricrearsi alla successiva mezzanotte.
Ho voglia dei suoi simboli, dell'albero e del presepe. Il presepe, oggi nella mia casa cittadina è originale e senza impatto ambientale... ai tempi costava fatica: andavo a raccogliere il muschio nel bosco. Magari ghiacciato. Ma era bellissimo, perchè poi sistemare le statuine era un conquista. Era tradizione... oggi è più memoria.
Ho voglia di sorprese. Di guardare i miei figli negli occhi, di fronte ai momenti che pure loro attendono con trepidazione. Aspetto i loro sorrisi. Il loro stupore. Il loro calore.
Grazie a loro mi ritornano in mente le attese da piccolo. Quando mi alzavo dal letto presto, vincendo la mia pigrizia perchè volevo scartare il mio pacchetto riposto sotto l'albero. Non so perchè m'è rimasta l'immagine dei pennarelli: queste mega scatole di pennarelli. Proprio a me che a disegnare e colorare ero una cippa. Ma erano tempi grami...
Attendo il tempo che rallenta. Omaggio delle feste. Un tempo non lo sopportavo, preferivo la velocità, ora me lo gusto, perchè è presenza di chi amo. E mi basta.
Attendo le ferie. Il non pensare al dover per forza fare, ma al fare quanto  desidero o scelgo.
Di non dover aspettare che la moglie torni dal lavoro in un orario decente. Di non dovermi incazzare perchè il lavoro oggi ha meno slancio di ieri, anche se ne avrebbe bisogno di più.
Attendo le tredicesime (per fortuna ne arrivano due). Vorrei fregarmene, ma come si fa?
Non me ne fregavo neppure quando da ragazzo capivo che in casa nostra si doveva tirare la cinghia. E capivo che la tredicesima era ossigeno, non per il di più ma per il pregresso.
Non voglio commiserarmi, ma mi girano! Perchè in tanti siamo sulla stessa barca. I tempi sembrano essere sempre uguali. Cheppalle, ogni anno si vorrebe fare meglio, essere più tranquilli ed invece ci si trova al limite. Con le stesse ansie o con i soliti progetti da rimandare. Sì, c'è chi è messo peggio. Vorrei essere meno impotente o addirittura onnipotente, ma sono quel che sono.
Attendo il nuovo anno e ringrazio i mei figli che mi offrono la scusa per vivere il trapasso come piace a me. Senza casini. In pace. Preferisco osservare... e dormire.
Ricordo i capodanni a casa solo: la sorella in giro per balere, i miei a cena da amici ed io rintanato in casa. Stappavo lo spumante con la nonna, rigorosamente alle 22.00 perchè poi doveva andare a dormire. Non so dire il perchè, ma per qualche anno  a me è piaciuto viverlo così.
Attendo che tutto passi, perchè dopo un po' mi rompo. Le pause invernali troppo lunghe mi rendono alla fine un po' claustrofobico. Il freddo mi frena. Che tutto passi perchè vuol dire che ricomincia la discesa, verso le stagioni che amo di più.
Pativo il freddo anche a casa mia... la stufa a legna creava in  cucina un micro clima tropicale, le camere erano gelide... si accendeva il riscaldamento il minimo sindacale. I gasolio costava...

Attendo che il qualcosa di nuovo poi accada davvero. Che si esca dal tunnel di ciò che non c'è più, per rivedere la luce del nuovo che si rigenera. Di qualcosa che ci riporti a galla, per riprovare davvero ad offrire un futuro migliore a chi se lo merita. Le stesse speranze di 30anni fa...
Attendo. E provo a non fermarmi.

2 commenti:

  1. Che dire, in parte sono d'accordo con te, solo che per me la fasce ascendente manca del tutto, nel senso che non attendo, o meglio non mi aspetto proprio niente, da queste feste... anzi, vorrei addormentarmi il 23 e svegliarmi il 7/1! Il fatto è che non ho la serenità né qualcosa per cui festeggiare e quindi questa pseudo aria di festa, mi deprime e mi rende nervosa. Non voglio fare la guastafeste, ma a me la tradizione e la memoria dei tempi andati (soprattutto se migliori del presente) mi fanno stare ancora peggio! Scusa per lo sfogo, ma è così che la penso, per questo preferisco non scrivere niente in proposito, e non partecipare al blogstorming del mese.

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  2. finchè c'è vita c'è speranza....ed il Natale in fondo non è l'emblema proprio della Speranza?

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