Ci sono periodi, o momenti prolungati, dove quello che rimane in mente sono immagini, piccole frasi, semplici situazioni quotidiane.
Rimangono quelle perché tutto ruota attorno all'imprevedibile, al non programmato.
Il tutto però sottratto a particolari slanci.
Dove quasi tutto assume semplicemente i contorni del quotidiano, apparentemente senza picchi, di fatto con tasselli che si incastrano costruendo quanto di normale non sarà mai: la propria vita.
E questo è uno di quei periodi.
La primavera non decolla.
Si rimane in questa stagione di mezzo, del voglio ma non posso.
Il cielo grigio, minaccioso e sovente bagnato diventa il deterrente per liberare i desideri.
Tutto rimane un po' lì, sospeso.
A farla da padrone è un malessere fuori stagione che soffoca i desideri anche nei momenti di luce.
E' un periodo così.
Ho vissuto circa 10 giorni di rimbambimento, alle prese con malesseri di vario genere: non troppo forti da imporre cure particolari, ma sufficienti a inibire lo spirito combattivo che la vita merita sempre.
Anche la mente s'è presa una pausa.
Pigra e svogliata.
Mi addormento pure a giocare a Ruzzle.
Vedo però che la ripresa è vicina.
Che ricomincia a farsi largo la tensione al positivo.
In fondo è nato pure un governo, lo spread è in picchiata: che si vuole di più dalla vita?
Bea e Filippo sono sempre iperattivi, per fortuna.
Mi richiamano all'ordine!
Rimane solo la pioggia.
Al cielo non si comanda, ma credo sia concesso mandarlo a cagare...