Bea e Filippo

Bea e Filippo

lunedì 12 marzo 2012

Comunicazione

Farsi capire dai figli non è poi così semplice. E' questione di vocabolario, di concetti, spesso si dà per scontata non solo la comprensione, ma si pretende che ciò avvenga velocemente. Un episodio emblematico: una sera stavo dando da mangiare a mia figlia il passato di verdura (e in quel periodo lo mangiava tranquillamente) ma quella volta non ne voleva proprio sapere. Mia moglie mi osservava (... anche un po' divertita) perchè ad un certo punto, al limite della mia pazienza, mi sono rivolto alla bimba dicendo "non vorrai mica non mangiare il passato?" e lei  immediatamente lo risputava come se nulla fosse sul piatto. Mi stavo inalberando, mia moglie invece sghignazzava alle mie spalle. "Che ridi?" le dico e lei: "se pensi che una bimba di due anni comprenda il senso della doppia negazione sei un fenomeno: sputa perchè crede che tu glielo stia chiedendo"! Il passato alla fine l'ho mangiato io, ma quell'episodio mi ha  aperto un mondo: ma come si deve parlare ai bambini? Come capire il loro livello di comprensione e fare in modo che recepiscano quanto richiesto? In famiglia non abbiamo formalizzato ricette, ma ci siamo imposti per un certo periodo di adottare alcuni semplici stratagemmi: parlare più lentamente scandendo le parole, ripetere spesso i concetti  senza perdere la pazienza, aiutarli a "conquistare" il senso di nuovi vocaboli pian piano e fare in modo che ne consolidassero il significato. La fatica maggiore si è presentata nel periodo del perchè, ma per fortuna è durato poco. Il risultato più importante, con tutti ma e i se del caso,  è riuscire a scergere e condividere i progressi dei bambini perchè la possibilità di capirsi sta permettendo di costruire un rapporto molto  più sereno: la proprietà di linguaggo e la padronanza del comunicare arriva per tutti i bambini, ma più la si facilita maggiore è la soddisfazione.
Se poi quando cade il  bicchiere dal tavolo il bimbo di due anni esclama "c...zo" la genialata può essere dire immediatamente e senza scomporsi  "no, si dice razzo! perchè è caduto in fretta come un razzo!".

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