Bea e Filippo

Bea e Filippo

mercoledì 14 marzo 2012

Il punto sul blog... si continua!

Oggi rileggendo alcuni post  mi sono ri-chiesto che senso potesse avere pubblicare e condividere momenti di vita, riflessioni, micro analisi sociologiche o semplici osservazioni, che riguardano la mia vita e quella della mia famiglia. Metterle per iscritto è una cosa, condividerle e renderle pubbliche è molto diverso. Che cosa mi spinge a farlo? Che cosa cerco o che cosa spero di trovare?
Ma a queste domande non era meglio rispondere prima di inziare? Perchè ho iniziato?
Sono partito con un intento molto semplice: raccontare - o almeno tentare di farlo - qualcosa di vero, ma allo stesso tempo simpatico, capace di generare sorrisi: questo perchè credo molto nel potere del sorriso. In questo periodo molti pesi gravano sul nostro futuro: l'incertezza, la crisi, le insoddisfazioni di vario genere, ma dentro tutto questo e nonostante tutto questo per fortuna, nella mia famiglia si riesce ancora a sorridere. Il merito spesso è proprio dei bambini che da attori inconsapevoli sanno scrivere sceneggiature sorprendenti quasi ogni giorno. In rete ho trovato pochi (anche se ammetto di non essere un eccelso internauta, in questo periodo sono solo un "povero interista") spazi di condivisione di questo tipo al maschile: il web è in "mano" alle mamme! Sono tante, brave, dinamiche, creative, ricche di idee e contenuti. I papà sul web latitano, siamo pochini (anche se altrettanto bravi) e quindi proporre anche il questo punto di vista può non essere nè del tutto sbagliato nè del tutto inutile.
Quello che mi sta accadendo è che ci sto prendendo gusto, non tanto per una sorta di ricerca del successo, ma perchè questo spazio si sta realmente popolando di racconti  veri,  in certi casi divertenti o almeno simpatici. Ma non solo: spesso nello scrivere, o descrivere, sono quasi trascinato a non fermarmi al fatto in sè, al puro e semplice episodio, mi ritrovo in gioco con i miei pensieri e le mie riflessioni nella sana consapevolezza di non essere "un fenomeno letterario", ma di poter "dire qualcosa". Di contro però, visto che il mondo pieno di "non fenomeni", forse il comunicare alla pari di tutti quelli "normali" potrebbe diventare più utile di certe forme accademicamente più nobili, ma spesso più lontane ai più.
E quindi mi dedico questo post, in una sorta di autocommento di questo primo mese e mezzo di vita, perchè il raccontare frammenti di vita "normale", per tirar fuori da questa normalità spesso banalizzata, non tanto didattiche innovative e petulanti, ma quelle ricchezze trascurate che in fondo - e senza retorica - sono il sale e il senso del nostro vivere, in fondo mi sta piacendo un sacco!

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