Bea e Filippo

Bea e Filippo

giovedì 12 aprile 2012

Senza parole

Ogni tanto i mei figli mi lasciano letteralmente senza parole! Questa sera Beatrice, con un’espressione da “inquisitrice”, ad un certo punto mi dice: “Papà, ma lo sai che un mio compagno ogni tanto dice c___o! Non si dice! Lo sai?”.  “E tu che fai?” replico. “Io e le mie compagne lo diciamo alla maestra!”. “Bene, dico, ma prima di dirlo alla maestra ditelo al vostro compagno, magari vi ascolta…”. Probabilmente la mia affermazione è stata poco convincente tanto che Bea ha ribadito che “Bisogna, invece, dirlo alla maestra”. Ammutolisco con un dubbio che mi assale: meglio una figlia paladina del buon costume e quindi un po’ “piccola spia” e  “ruffianetta” o richiamarla ad una sano cameratismo? In quel momento non mi è venuto da dirle nulla, semplicemente mi sono ritratto in silenzio… e il dubbio mi è rimasto.
Ma non è finita. Poco dopo le ho chiesto a che cosa avesse giocato con le sue amichette all’asilo (nello spazio del gioco libero..tanto per inquadrare la situazione). Risposta “ A tomba!”, intuisco che non si tratta di Tomba la Bomba, mio mito sciistico, e quindi incuriosito indago. “Ma di che gioco si tratta?”. Riporto fedelmente la risposta per non condizionare un vostro eventuale giudizio: “Allora, io e le mie amiche facciamo finta che la casetta che c’è nell’asilo è una tomba. Il nonno di XXX che è morto tanto tempo fa è nella tomba, ma un diavolo non gli fa chiudere tutti gli occhi. Allora noi apriamo la tomba e facciamo finta di vedere il diavolo e scappiamo”! Riassumo il mio turbamento: se in un asilo immaginano una tomba, parlano di morte, diavolo e scappano per la paura, che farebbero queste “piccole pesti” se si trovassero in un cimitero? Non oso immaginarlo! Non colgo nella sua espressione e nelle sue parole nessun rimando esoterico e quindi un po’ mi tranquillizzo. “Ah, che gioco strano” riesco a proferire solo queste inutili parole e lascio perdere.  Ammetto  che avrei preferito mi avesse detto di aver giocato al dottore, almeno la mia stima per i maschietti si  sarebbe notevolmente innalzata.
Con Beatrice per questa sera ho chiuso, non oso neppure chiederle che cosa avesse mangiato per il timore che mi stupisca con pratiche alimentari a me ignote. Non so se la strategia del commento inutile sia la migliore, ma questa sera non ho saputo reagire in altro modo.
Per fortuna Filippo rianima l’atmosfera: “Filippo, come è andata per te all’asilo?”, “Bene!”, risponde (come fa sempre). “Ma come ti sei fatto quel graffio sul naso?”,  “E’ stato XXXX”. “E tu che hai fatto?”. Orgoglioso  mi dice “Pernacchietta, come mia hai insegnato tu papà!”. Olè, questa volta niente calci: mi ha ascoltato!

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