Bea e Filippo

Bea e Filippo

martedì 1 maggio 2012

Lavoro e futuro

Credo che anche questo c'entri con l'avere una famiglia. E mi va di scriverne.
Lo ammetto non ho praticamente mai dato tanto peso al 1 maggio. L’ho spesso cercato sul calendario come giornata colorata di rosso, per capire dove si collocasse nella settimana, un po’ come per il 25 aprile. Mea culpa. Ma dove sono cresciuto di manifestazioni non ce ne sono mai state, il I maggio era una festa da vivere in campagna o in vigna ad agevolare l’inizio della primavera. Mio padre ha sempre festeggiato questo giorno lavorando. E anche col passare del tempo, nonostante si fosse accresciuto in me un maggior senso civico ed un interessamento alla politica (concorso esterno lo definirei...), a parte la sporadica visione del Concertone, a questa giornata non ho mai saputo dare significati particolari. Altra mea culpa. Oggi però qualcosa è cambiato. Sia io che mia moglie abbiamo la fortuna di lavorare: un’occupazione che ci permette di vivere serenamente. E’ possibile che questa condizione ci faccia sentire quasi dei privilegiati? In questo ultimo anno alcune persone a me prossime il lavoro lo hanno perso.
Sembrava tutto filasse via liscio, che la vita procedesse sul binario stabilito per te e chi ti circonda e invece quando senti un amico che ti dice che ha perso il lavoro, qualcosa frana anche dentro di te. Quando persone a te care ti trasmettono, con grande dignità, le preoccupazioni legate ad un futuro senza lavoro ti accorgi che qualcosa sta realmente cambiando.
Non ho mai pensato al lavoro in sé come ad una possibilità di sostentamento: il lavoro è per me un modo per mettermi in gioco, per contribuire a costruire qualcosa. Ma è anche bisogno, necessità: senza lavoro che ne è della tua famiglia, dei tuoi figli, del futuro?
Pochi giorni fa un altro mio amico mi ha comunicato di aver perso il lavoro. Ho letto la tristezza nei suoi occhi, in quelli della moglie. Ho letto seria preoccupazione per il mutuo da pagare, per la vita che rischia di diventare un’incognita. Mi sento sempre impotente in questi casi perché non ho potere, influenze, entrature particolari. Non riesco a rendermi utile come vorrei: riesco solamente a dare idee, a tenere gli occhi aperti per segnalare quello che salta fuori. Cerco di stare vicino, almeno. E fuggo al pensiero che possa capitare anche a me.
Sono, di natura, una persona positiva e cerco di trasmettere questa visione anche se a volte è complicato, ma in questi mesi mi ritrovo a tener dentro una grossa rabbia. Ho l’impressione che si stia consegnando a noi, generazione di mezzo, un futuro in salita (Per i miei figli mi limito a sperare cambiamenti radicali, ma non vado oltre). Tutto questo mi pare accada non come ineluttabile destino legato a chissà quali cicli storici o sociologici o economici, ma perché spesso chi ha tenuto in mano le redini della guida ( a vari livelli, politico, finanziari e così via) ha spesso ritenuto il benessere dell’oggi molto più importante di quello del domani. Semplicemente ha ritenuto ininfluente, o almeno molto meno importante,  il destino di chi sarebbe venuto dopo. Esagero?  Non credo. In questo 1 maggio un certo velo di ipocrisia è stato tolto da molti volti: il mio prima di tutto, perché mi sono reso conto del peso che il lavoro ha nella vita delle persone, ma anche in quello di tante personalità politiche che hanno ammesso, non solo che è “un brutto primo maggio”, ma che il lavoro non c’è.
Questo non basta, però. Non è sufficiente per chi questo presente ha il diritto di affrontarlo con serenità, non con ansia e timore. Non è sufficiente per chi ha energia, capacità, voglia di costruire e non può farlo. Non me ne frega niente dello stipendio dei politici, dei manager, dei magistrati, dei prefetti, dei banchieri (non i poveri bancari),  di tutti quelli che hanno posizioni e responsabilità: a me interessa solamente che dimostrino di valere, che recuperino la dignità del ruolo che occupano per costruire il futuro, non per affossarlo per interessi incomprensibili e marginali. Chi non è in grado, poi,  si accomodi fuori dalla porta, perché il futuro di tante generazioni è molto più importante del benessere o buon nome di chi occupa indegnamente certe poltrone!
Che il prossimo sia un 1 maggio con un po’ più di sole!


Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...