Bea e Filippo

Bea e Filippo

venerdì 19 luglio 2013

Il più bel gioco della mia vita

So di non essere un critico cinematografico. Ultimamente mia moglie sostiene che mi sono addirittura "imbarbarito" perchè guardo solo action movie liberapensieri. E in parte ha ragione. 
Quindi non mi cimenterò a scrivere una critica. In questo caso mi limiterò a liberare qualche emozione.

L'altra sera, però, mi sono visto un film davvero speciale: "Il più bel gioco della mia vita", che narra la storia vera di Francis Ouimet, un ragazzo di umili origini che nel 1913, da dilettante, vinse l'U.S. Open di golf.
Mia moglie non mi ha visto (dormiva come ogni sera beatamente sul divano), ma alla scena finale mi sono commosso come un bambino. Non sono riuscito a trattenermi.
La famiglia di Francis abitava  ai margini di un campo da golf e quel ragazzo, fin da piccolo, si appassionò a quello sport. Non lo poteva praticare (sui campi) perchè a quei tempi era riservato solo alla nobiltà. Ma il suo talento naturale e la sua passione spinsero un nobile illuminato a farlo scendere in campo. Non sbagliò: quel ragazzo era davvero forte. E tanto. Il talento e un sogno: giocare a golf: un mix esplosivo.
Un sogno che la madre leggeva negli occhi di Francis e incoraggiava di nascosto, e che però il padre, umile operaio, non tollerava perchè quello sport era "di proprietà dei ricchi". 
Per il padre Francis doveva mollare tutto e trovarsi un lavoro giusto per affrontare la sua vita, rimanendo al posto che gli competeva.

Dopo varie vicende ecco l'occasione: Francis, perchè della zona, viene invitato come Amateur a giocare nel più importante torneo americano: l'US Open. Anche oggi è così: nei grandi tornei sono riservati dei posti a dilettanti: una grande occasione per loro.
Il padre non vuole, ma stavolta Francis decide di disubbidire e di  giocare, pur sapendo che dopo il torneo avrebbe dovuto lasciare la propria casa.

Inizia l'U.S. Open: i migliori non deludono. Harry Vardon e Ted ray (inglesi e quindi i "nemici da battere") si portano in testa e dominano la gara. Nessun americano riesce e reggere i loro score.... tranne Francis. 
Sì quel ragazzo venuto dal nulla rimane incollato a loro. E' l'unica speranza.
Entusiasma le folle, rianima il patriottismo. Lui, buca dopo buca, tiene il passo e al termine del quarto giro chiude alla pari ai due campioni. Si val al playoff. Un altro giro completo. 
Ray sbaglia ed esce dalla gara. Siamo alla 18: Francis ha un colpo di vantaggio, ma sbaglia il putt della vittoria. Vardon può pareggiare, ma rimane corto di un pelo. Ultimo colpo: Francis non sbaglia. E' l'apoteosi.
La scena finale è bellissima (guardatela!!!).


Un film dalla leggerezza pregnante. Da non critico: fatto molto bene!

Ho confessato di essermi commosso...mi ha entusiasmato la vittoria, "il piccolo Davide" che batte i due Golia. Mi ha rapito un pochetto anche la retorica del "sogno americano" che si realizza... ma ciò che  mi ha scatenato la lacrima è stato lo sguardo finale tra padre e figlio, e la loro stretta di mano. 
Quel padre burbero, probabilmente provato da una vita dura, alla fine ha capito che suo figlio non ha solamente fatto un'impresa sportiva. Ha fatto molto di più: realizzato un sogno. E' andato oltre il determinato: ha dimostrato che il talento, la passione, la forza di volontà, la fiducia, possono abbattere certe barriere.
Quel papà alla fine ha vinto con Francis, e probabilmente quella stretta di mano ha significato tantissimo. Quanto la gloria di quel trofeo.

Forse oggi non si riesce più a sognare in quel modo. 
Le barriere di oggi sono altre: la disillusione, la sazietà, il materiale che ha soppiantato l'ideale. E a queste barriere, senza troppo combattere, a volte ci si rassegna. 
Non lo so.
Forse anche noi genitori (almeno io spesso sono così) preferiamo la concretezza del certo, alla bellezza del sogno (incerto per definizione).

A me questo film è rimasto dentro, non solo perchè ultimamente ho iniziato ad amare il golf, ma perchè mi ha ridestato almeno il desiderio di guardare avanti e al futuro con un spirito diverso... un po' più sognatore. 
Con più coraggio... 


3 commenti:

  1. Non l'ho visto e me lo segno. Comunque, se ti può consolare, dopo la paternità anche io ho la lacrima facile

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  2. Ciao
    Anch'io non l'ho visto ma suppongo sia stato bello, anche perchè i film , in cui con il colpo finale o col canestro segnato all'ultimo secondo, magari dalla schiappa della squadra mi son sempre piaciuti e la lacrimuccia scende!
    Se hai 20 minuti prova a guardare su youtube IL CIRCO DELLA FARFALLA
    e' un film corto sulle diversita', non e' male! (a mio piccolo parere)
    Magari ho scoperto l'acqua calda e tutto il mondo l'aveva gia' visto tranne me!

    buon week end

    Roberto

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  3. Mi sono commossa solo a leggere, figurati a guardarlo. Lo farò.

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