Bea e Filippo

Bea e Filippo
Visualizzazione post con etichetta sfida. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta sfida. Mostra tutti i post

martedì 14 ottobre 2014

La Sfida!

Sono un amante dello sport. Ne amo davvero tanti: dal calcio al basket, dal golf alla pallavolo. Lo sci, l'atletica, l'alpinismo e l'arrampicata, pure lo "skyrunner". Il ciclismo, il nuoto, il tennis e il ping pong.
Da giovane riuscivo a seguire in TV anche la pallamano, la pallanuoto, il biliardo o la vela (indimenticabili le nottate a guardare l'America's Cup).

Di questi sport molti, a livello amatoriale, li ho pure praticati un po'. In maniera molto basica so giocare a calcio, basket, pallavolo, ping ping, tennis, biliardo. In bici ho fatto giretti mica male e da ragazzo facevo pure le campestri. Da qualche annetto mi diletto pure con lo sci. Non includo il nuoto perché il livello basico è oltre le mie attuali capacità. Ho camminato per i miei monti a destra e manca con anche qualche piccola ferratina.

Con la nascita di Bea e Filippo ammetto di aver mollato un po' tutto. Non è che facessi chissà che cosa, ma almeno la partitella a calcio del sabato mattina non mancava mai... Non è che i miei figli siano responsabili del mio "sfascio" sportivo, ci mancherebbe. Mi hanno semplicemente fornito un alibi perfetto per riconsiderare la mia condizione: quella di un quarantenne con un fisico in lento appassimento e quindi poco propenso agli sforzi che lo sport, anche solo amatoriale, impone.
Fatica, costanza, rigore ecc.

Mi ritrovo così, alla soglia dei quarantacinque anni un po' impigrito, sovrappeso, col vizio del fumo duro a morire. Eppure ogni volta che seguo qualche evento sportivo mi parte l'embolo del "mi piacerebbe"! E' stato così quando ho seguito le imprese di Kilian Jornet, o la Tor des Geantes. O all'arrivo del Kima. Magari poi mi metto pure a fare una camminata seria per scontrami col rifiuto del mio fisico che mi dice "ma che cavolo pretendi da me"!
... sugli sport di squadra mi sono un po' ritratto, per decenza.

In più da qualche tempo è scoppiato, attorno a me, il virus del running. Tutti che corrono, e corrono. E più passano i mesi più corrono. Ma come cavolo fanno!
Non ho manco la scusa di essere un super intellettuale: leggo molto, scrivo un pochetto, ma no, non sono un intellettuale. Proprio no!

Ma non c'è proprio più nulla da fare per me? Ne parlavo con alcuni miei amici... tutti sulla stessa barca: un po' rassegnati un po' compiaciuti. Ma non del tutto. Per entrambe le cose.

Ed ecco la mia idea, anzi la mia sfida: oggi quasi tutte le aziende top che producono marchi sportivi scelgono (in)giustamente testimonial di livello! Quelli che fanno vendere di più, e il marchio accompagna le loro imprese o semplicemente li mostra, E' la legge del marketing. Mica sbagliano per carità, ma in fondo camminano dove l'acqua è bassa. 

Ma non è che le vere sfide sono altre? 

Carissime Nike, Adidas, Puma, The Nord Face, Scarpa, Salomon, Montura, Tecnica, Ferrino, Asics, Colmar, Enervit, La Sportiva, Salewa, Camp, ecc. Ma avete mai provato a prendere due o tre (o anche uno) quarantenni o su di lì, un po' pigri, sovrappeso, con qualche vizietto poco salutare, notoriamente poco sportivi e trasformarli in atleti? Magari ci avete già pensato. O forse no!
Questa potrebbe essere una sfida vera! Un'impresa. Di quelle serie.
Significa aprire orizzonti di possibilità: ricreare, da una base su cui nessuno scommetterebbe un euro, un soggetto nuovo!
Rendere l'impossibile una realtà: darsi un obiettivo e sfidare le leggi della "normalità".

Io sono a disposizione! Pronto a correre il rischio. 
In fondo come esiste la possibilità che una persona venga "assoldata" per bere Rum sulla spiaggia, non vedo perchè non si possa accettare una sfida del genere... che poi è pure molto più salutare!

Allora chi ci sta?


martedì 28 gennaio 2014

Saranno 19 ... i giorni senza la mamma!

Mamma, pronta a volare via! ... per un po'...
Lo ricordo bene, infatti, l'ho recuperato subito. Il grande Stratobabbo descrisse con la solita sagacia la vita monogenitoriale nel post La moglie in vacanza. Per lui si trattò di circa una settimana a casa da solo con i tre figli: moglie ad un convegno, papà alle prese con la  vita quotidiana. Lui, casa e prole. Nonostante qualche momento di sconforto disse di aver tenuto duro, anche se gli è scappata un'interessante domanda ai padri single: "Come ca**o fate?". Appunto.

Sono andato a rileggermi questo post perché mi devo preparare. Sto cominciando a raccogliere energie, esperienze, prassi consolidate. Lo devo fare in fretta perché mia moglie se ne deve partire per lavoro.Un tour asiatico (Singapore, Kuala Lumpur, Seoul, Shanghai, Pechino). Non salta dalla gioia, neppure lei. Ma ci deve andare, sarà dura, ma almeno - vediamone il positivo - ha l'occasione di vedere una fetta di mondo non indifferente! Sopravviverà. Ne sono sicuro.

Fra poco partirà. Precisamente - ecco il dettaglio che stavo tralasciano - sarà via dal 10 al 28 febbraio. Si tratta di 19 giorni da calendario, belli precisi. Rispetto a Stratobabbo sono di fatto due settimane in più, ma io, lo confesso, ho solo due figli e non tre. Quindi è quasi pari. Quasi.

Ho già incassato il conforto operativo di mia suocera: "Non ti preoccupare, ci organizziamo" (vi assicuro non è una minaccia). La stessa disponibilità di mia madre potrebbe rivelarsi un'opzione tutt'altro che da scartare: "Se vuoi portali un po' da me in Valtellina". C'è pure la solidarietà di molti amici: sono già scattati inviti a cena, proposte di  uscite varie, suggerimenti ricreativi o palliativi medici. Anche offerte di babysitteraggio a domicilio (il mio) per permettermi almeno di andare allo stadio a vedere l'Inter! Questo è quasi amore!
Tutto apprezzato.
Ma so benissimo che poi i ritmi quotidiani vanno salvaguardati, altrimenti mi stresso più io che i bambini. Comunque vedremo.

Ma la vera sfida è un'altra: ce la farò, più o meno, da solo? Meglio: ce la voglio fare!
Sfida monogenitoriale accettata! Forse che un papà del XX secolo non sia in grado di gestirsi i bambini per quasi 20 giorni?
Suvvia, che sarà mai? 
E poi quanto materiale per il Blog. Me lo vedo già: "Diario di sopravvivenza di un papà senza la mamma per 19 giorni". Vabbè, il titolo va studiato meglio, ma l'idea è interessante. Non credete?

Intanto ci penso... e mi preparo!

A proposito: avete qualche consiglio da darmi?
Voi che fareste?


venerdì 13 settembre 2013

Il giro dei Giganti


Non ho la capacità di raccontare questo evento come in questo articolo (Tor de Géants....) di  Riccardo Barlaam. In più ho seguito la gara solo On Line. O attraverso i Social.
Ogni tanto cercavo di parlarne con qualcuno (qui in città).... scorgevo solo volti perplessi. Quelli son matti. Dicevano spesso. Tutta quella fatica senza neppure un montepremi "decente"?
Guardavo le prime foto. E poi quelle successive.... Ho passato le sere a leggere, osservare. Guardavo i volti degli atleti e di chi incontravano.
Ammiravo gli orizzonti e i paesaggi. Alcuni ho imparato a conoscerli in questi anni.
Ho immaginato la fatica, lo sforzo: la battaglia con se stessi e con i 25 colli su cui salire e poi scendere. Stima e ammirazione.
Tutto nella mia testa, perchè non faccio parte di questo mondo: non sono un atleta, non corro in montagna.
Da ragazzo qualche volta l'ho fatto (20 kg fa)... e mica scherzavo. Ma è' preistoria.
Eppure nella mia testa questo evento frulla da una settimana: mi affascina, mi rapisce. Da lontano. Eppure riesce a farlo.
Forse proprio per la distanza. Tra me e quegli atleti, tra il mio essere in città e quelle montagne. 
Una distanza che paradossalmente mi fa sentire quasi il respiro affannato dei passi in salita o addirittura percepire la fatica dello sforzo. Le gambe a pezzi.
In montagna ho camminato tantissimo... mai esperienze estreme, ma abbastanza numerose e variegate per percepire che cosa si possa vivere dentro un'esperienza del genere.
E più passa il tempo più questa distanza si fa sentire (o pesare?). Non tanto quella agonistica. 

Quella dello spazio. Dei paesaggi. Del silenzio. Delle rocce, dei ghiacciai, della vegetazione che dirada, dell'acqua che scorre.
E allora osservo, ammiro, provo a entrare in sintonia con chi questa distanza riesce in qualche modo a colmarla. E la racconto a me stesso.

Consapevole di tante cose, anche di rincoglionirmi in certi pensieri... 
Ma all'istinto delle parole spesso non si comanda!

"Bisogna imparare ad attendere, a saper aspettare. Imparare a soffrire per conquistare, alla fine, uno a uno i 25 colli del Tor e arrivare in fondo.
E giorno dopo giorno, passo dopo passo, mi sono accorto che i minuti, i secondi, le ore acquistavano un altro valore, rispetto al solito. Mi accorgevo dello scorrere del tempo. In sintonia, una cosa sola
- non so come dire - con il panorama attorno, la natura e i bellissimi scorci di queste montagne uniche e bellissime. In un silenzio pieno, che non si ha bisogno di riempire d'altro. Rotto solo dalla voce del vento.(BRUNO BRUNOD)".
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...