Bea e Filippo

Bea e Filippo

giovedì 8 marzo 2012

Bimbi a tavola ... stress e occasione!

Parliamo di pappa ai bimbi. Nella mia condizione  privilegiata in famiglia mi tocca cucinare. E' il papà, cioè sono io,  a spadellare quitidianamente  e i motivi  di tale privilegio sono essenzialmente due: mia moglie torna regolarmente a casa più tardi e sempre mia moglie non ama cucinare (per usare un eufemismo). Ma cucinare per due bambinetti di 3  e 5 anni è un'avventura: un insieme di strategia, tattica e fantasia.
Oddio, se rispettassi il loro volere mi basterebbe cucinare ogni giorni wurstel, "stelline in bianco", carotine crude e, al limite, alberelli per Filippo e cipolline per Bea. In fondo sono essenziali, hanno le idee chiare. Ho la netta impressione che per loro mangiare sia una specie di perdita di tempo: tanto vale occupare quel tempo con cibi semplici e graditi.
I primi tempi quest'avventura mi pesava un sacco. Da una parte non mi sembrava giusto, per un fattore educativo, non assecondare i loro gusti e basta, dall'altra sapevo che di fronte a proposte diverse dalle attese avrei dovuto intraprendere momenti di faticoso "convincimento" almeno all'assaggio.
A tutto questo si aggiungono fattori di altro genere che rendono il processo ulteriormente faticoso: il tempo a disposizione (sempre poco...), la paura che non si nutrano abbastanza (limite oggettivo di un "ansio papà" in erba... ma sono guarito presto), l'orgoglio dello chef incompreso: ma come non possono piacere certi miei piatti?
Ma come non tentare di fornire almeno una parvenza di equilibrio nutrizionale? Ed ecco la soluzione che sto adottando da qualche tempo,  che, per ora (tocchiamo ferro), sta funzionando.
Basta con primo e secondo (quando non ingrana il primo è un casino vero,  saltano anche il secondo tra capricci, ritorsioni ecc.), tutto è "accumulato" nel "Piatto Speciale", così l'hanno battezzato i piccoli!
Un tris con il primo, una verdura e il secondo e il tutto poi concluso con la "gara della frutta" e, se capita, il dolcino. Attenzione alla varietà, alle dosi e alla presentazione. Ma un po' funziona, anche perchè il tris è lo stesso che mangiano anche mamma e papà. E anche nel mio piatto c'è attenzione alle dosi...
So bene che non si tratta di un'invenzione particolamente originale, ma per ora si sta rivelando abbastanza efficace. Il problema però è creare un tris diverso ogni sera generando un equilibrio di sapori che si integri e che in qualche modo piaccia.
E qui scatta la pianificazione e la strategia. l'ho risolta - sono in fase sperimentale -  più o meno così: pianifico la spesa e mi creo una un provvisorio menù settimanale! Questa settimana ad esempio  i tris entrati in gioco sono stati:
1) raviolini in brodo, spinaci e polpettine (di fatto mini svizzere ricoperte di pan grattato).
2) pasta al pesto, frittatina e piselli, questo è andato alla grande!
Questa sera ho programmato: 3) minestrina, alberelli (in realtà broccoli), filetto di platessa.
E domani mi butterò su risottino, carotine e bocconcini di pollo.
Confesso che le mie abilità culinare non sono un grna che, per cui qualche suggerimento mi farebbe molto comodo.... ma al di là di questo sano S.O.S., quello che mi vien da dire sul tema è questo: "nutrire" i propri figli non è una cavolata. Decidere che cosa possono mangiare, aiutarli a farlo in un certo modo, educarli ad apprezzare il momento dello stare a tavola, trasmettere il valore e condividere il rispetto di quanto si trova nel piatto... ebbene tutto questo rende questo momento una fatica (almeno per me...) ma anche una grande occasione. Un'occasione che spesso non comprendo nella sua valenza profonda, ma che porta con sè significati che vanno al di là del semplice atto del "dar da mangiare".
Ci stiamo attrezzando e ce la faremo!

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