Bea e Filippo

Bea e Filippo

giovedì 7 marzo 2013

Andar di fretta... non paga!


Un anno fa - circa - scrivevo questo.
"Il mio modo di vivere, affrontare le cose, lavorare, ecc. è il contrario della lentezza. Da sempre sono stato abituato, più per indole che per necessità, a velocizzare sempre un po’ tutto. Il vivere in città poi mi ha dato il colpo di grazia. Milano è una città isterica geneticamente. Tutti di corsa. Tutti perennemente in ritardo ma insofferenti se quanto riguarda loro non "seduta stante". 
E quindi sono peggiorato: se sono in macchina con qualcuno che guida piano mi irrito, se sono in riunione e qualcuno parla troppo lentamente o mi addormento o mi spazientisco. Mi sembra sempre di avere i minuti contati e quindi spesso quando faccio una cosa la mia mente è già proiettata alla successiva, a discapito di quella che sto facendo. Mi sento un assimilato al contesto frenetico che genera questo mondo un po’ isterico.
Per fortuna ci sono Beatrice e Filippo che su questo tema sanno - o tentano -  mettere le cose a posto. Mi obbligano a rallentare, è come se ad un certo punto mi tirassero il freno a mano."

Dopo un anno posso dire: mi sono rallentato!

Metamorfosi indotta, adattamento funzionale e tanta serenità in più.
La fretta con i bambini non pagava... continuamente puntare sul "siamo in ritardo" rendeva isterici loro e insofferente il sottoscritto. tanto valeva dilatare. Allargare lo spazio tra una cosa e l'altra, accettare che il concetto di tempo è relativo. che il mondo non finisce se si fa una cosa in meno. Che la serenità vale di più dell'efficienza.
A tavola si sta di più. Un gioco può avere più fasi preparatorie. Se si deve uscire piuttosto ci si inizia a preparare qualche minuto prima. Quando si è in giro meno ansie con l'orologio in mano, piuttosto si fa una cosa in meno.
Rileggo quanto scritto un anno fa e mi accorgo che è possibile passare dall'osservazione di un dato, all'assimilazione del percepito come scelta. In fondo è sufficiente prendere le cose come stanno e regalarsi un po' di pace.
Nel mio caso questo è un esempio di come i bambini possono cambiare un genitore. In bene. La relativizzazione del tempo o il rallentamento dell'approccio alle attività per certi versi è un toccassana.
Non è funzionale solo ad un riacquisto di serenità o alla riduzione dei conflitti dal "datevi una mossa", ma permette di riappropriarsi di molte cose.
Quando i miei figli sono costretti a "correre" si innervosiscono, diventano super frignosi, alzano il muro dell'incomunicabilità. Se invece vedono rispettati i loro tempi non solo sono più "malleabili", ma parlano di più. Raccontano, sorridono, condividono fatti, altrimenti tenuti dentro e soffocati nel tempo che non c'è mai.

Vabbè, succede ancora che si deve correre o che la pazienza venga soffocata da un'appuntamento incombente, ma la regola pian piano sta diventando un'altra, per la  buona pace di tutti, soprattutto dell'isteria milanese!






5 commenti:

  1. Niente fretta con loro, concordo....ma per tutto il resto io continuo a correre!!!

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  2. Bravo che ci sei riuscito! Io alla mattina dò ancora il peggio di me...

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    1. ... nel valutare ho di proposito eliminato la mattina...

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  3. ok, questo post mi ha scosso a modino.
    sono sempre di fretta coi risultato che a quanto pare tutti conoscete e che probabilmente sono il frutto della mia isteria e fretta.
    esamino di coscienza modalità on
    e poi seguirò il consiglio, e dilaterò i tempi e saluterò il far le cose coi miei tempi.
    è vero la fretta non paga!
    grazie per questo post, a me è servito

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