Bea e Filippo

Bea e Filippo

giovedì 30 gennaio 2014

Compagni di merende...

Il titolo fuorviante ha un suo perché. Attizza la curiosità. Magari uno molla la lettura appena si accorge della bufala, ma c'è pure chi continua a leggere... "ormai ho iniziato"! Anche di fronte a scadenti post come questo.

Ma voglio togliermi lo sfizio!
Ogni tanto si sentono dei desideri. Si è ispirati da cose serie o semplicemente da piccoli stimoli. 
In questo caso la mia voglia è molto concreta: ricordarmi, e ricordare a chi mi circonda nella rete, che esiste un bel gruppetto di Papà Blogger. 
Che non si tratta di una razza né in via di estinzione, né atrofizzata. Che è vitale, anche se numericamente molto meno rappresentata rispetto alle mamme. Ma viva e vegeta. 
Non in competizione col mondo femminile, ma sanamente alternativa nella declinazione di esperienze osservate e descritte dal punto di vista maschile.
Che persiste con presenze storiche, veri capisaldi del "papà blogging" e si arricchisce costantemente con nuovi arrivi.

Per me ogni papà che incontro nella rete rappresenta una specie di compagno di viaggio... istintivamente appena pubblica qualcosa di nuovo corro a leggerlo. Commento poco, ma questo di natura, ma leggo tutto!
Non sono compagni di merende e l'incontro reale è raro e difficile. 
Eppure col tempo a me piace riscontrare una sorta di velato cameratismo. O almeno una sorta di simpatia reciproca. La vivo così!

I padri Web-attivi: "paladini" dell'esperienza al maschile e delle pari opportunità nel 2.0! 

Eccomi allora semplicemente ad elencare chi incontro spesso e condivido umilmente in questo spazio, nel caso qualcuno non li conoscesse:
 (l'ordine è puramente casuale e le categorie sono a mia discrezione... chi si sente discriminato lo manifesti pubblicamente!).

a. Gli storici

Superpapà (la community dei papà)


b. I meno storici


c. La New entry

Papà incinta, qui siamo alle prese con un Vip, Angelo Pisani (vi ricordate i Pali e Dispari di Zeliz?). Al di là del nome "discutibile" (del blog intendo)... ne consiglio la lettura per l'ironia e le immagini iperboliche... ma siamo certi che la moglie non lo quereli? ... che poi - sempre lui - è autore di un altro Blog interessante: Agata la tempesta, all'interno della pagina Web personale.


d. I siti a più voci o più istituzionali (non sapevo che termine usare...)

f. Ultime scoperte (mie)

La ben che minima idea
Bivio pedagogico (in più è super Interista!)
HowToBeADad
Solopapà
Quantocorripapà
Un Papà nel pallone


Alla fine l'elenco è di tutto rispetto!

Chi ne conoscesse altri li segnali!!

Un saluto!


martedì 28 gennaio 2014

Saranno 19 ... i giorni senza la mamma!

Mamma, pronta a volare via! ... per un po'...
Lo ricordo bene, infatti, l'ho recuperato subito. Il grande Stratobabbo descrisse con la solita sagacia la vita monogenitoriale nel post La moglie in vacanza. Per lui si trattò di circa una settimana a casa da solo con i tre figli: moglie ad un convegno, papà alle prese con la  vita quotidiana. Lui, casa e prole. Nonostante qualche momento di sconforto disse di aver tenuto duro, anche se gli è scappata un'interessante domanda ai padri single: "Come ca**o fate?". Appunto.

Sono andato a rileggermi questo post perché mi devo preparare. Sto cominciando a raccogliere energie, esperienze, prassi consolidate. Lo devo fare in fretta perché mia moglie se ne deve partire per lavoro.Un tour asiatico (Singapore, Kuala Lumpur, Seoul, Shanghai, Pechino). Non salta dalla gioia, neppure lei. Ma ci deve andare, sarà dura, ma almeno - vediamone il positivo - ha l'occasione di vedere una fetta di mondo non indifferente! Sopravviverà. Ne sono sicuro.

Fra poco partirà. Precisamente - ecco il dettaglio che stavo tralasciano - sarà via dal 10 al 28 febbraio. Si tratta di 19 giorni da calendario, belli precisi. Rispetto a Stratobabbo sono di fatto due settimane in più, ma io, lo confesso, ho solo due figli e non tre. Quindi è quasi pari. Quasi.

Ho già incassato il conforto operativo di mia suocera: "Non ti preoccupare, ci organizziamo" (vi assicuro non è una minaccia). La stessa disponibilità di mia madre potrebbe rivelarsi un'opzione tutt'altro che da scartare: "Se vuoi portali un po' da me in Valtellina". C'è pure la solidarietà di molti amici: sono già scattati inviti a cena, proposte di  uscite varie, suggerimenti ricreativi o palliativi medici. Anche offerte di babysitteraggio a domicilio (il mio) per permettermi almeno di andare allo stadio a vedere l'Inter! Questo è quasi amore!
Tutto apprezzato.
Ma so benissimo che poi i ritmi quotidiani vanno salvaguardati, altrimenti mi stresso più io che i bambini. Comunque vedremo.

Ma la vera sfida è un'altra: ce la farò, più o meno, da solo? Meglio: ce la voglio fare!
Sfida monogenitoriale accettata! Forse che un papà del XX secolo non sia in grado di gestirsi i bambini per quasi 20 giorni?
Suvvia, che sarà mai? 
E poi quanto materiale per il Blog. Me lo vedo già: "Diario di sopravvivenza di un papà senza la mamma per 19 giorni". Vabbè, il titolo va studiato meglio, ma l'idea è interessante. Non credete?

Intanto ci penso... e mi preparo!

A proposito: avete qualche consiglio da darmi?
Voi che fareste?


lunedì 27 gennaio 2014

Mai più

Sono passati vent'anni (era il '93). Un'eternità, ma lo ricordo benissimo. A Gerusalemme. Città che mi è rimasta dentro. Cultura, storia, conflitti e integrazioni. Religioni che si intrecciano. Città sacra e della contraddizione.
Immancabile la visita al Memoriale dello Yad Vasehem (Museo dell'Olocausto). Siamo all'ingresso e la guida ci invita ad osservare il bassorilievo che avvicina all'entrata. Sono due le scene che campeggiano: a sinistra a capo chino un gruppo di ebrei che camminano verso un campo di concentramento. Sulla destra, con volto fiero, gli eroi di Masada, che resistettero per mesi ai romani e pur di non farsi catturare, decisero di porre fine alla propria vita. Non la consegnarono.
Due immagini che ancor oggi sono un simbolo imprescindibile per la cultura ebraica e per la sua prospettiva rispetto al futuro: mai più col capo chino. mai più vite consegnate ad un destino di morte senza combattere! Piuttosto come gli eroi di Masada. E questo spiega molte cose, nel bene e nel male.

Da quel giorno, rientrato a casa cominciai a riempire la mia piccola biblioteca personale di libri sulla Shoah. Volevo capire. Non tanto la semplice cronaca dell'accaduto, che a scuola mi fecero studiare abbastanza diffusamente. Non riuscivo a capacitarmi che sei milioni di persone "si fossero lasciate" sterminare in quel modo. Quasi senza reazione. La mia rabbia, perché non è diventata anche la loro?
Lessi Wisel, Wisenthal, Levi, Anna Franc e tantissimi altri autori. E ho continuato ad approfondire il tema  e ogni anno con puntualità aggiungo alla mia bibliografia almeno un paio di altri libri. 
Con i film ho avuto molte più resistenze. A parte Shindler List, ho faticato addirittura a vedere "La vita è bella" o "Jona che visse nella balena" (questo è fantastico!) ... non so perché ma la rappresentazione di quel tipo male mi turba sempre.
Sono stato anche ad Aushwitz. Quella visita, nel silenzio, ha aumentato ancor di più i dubbi e le domande.

Come si può desiderare di annientare un popolo intero? Quale ragione umana può anche solo pensare un destino del genere? Come è possibile che si possa pianificare un genocidio di quelle dimensioni? E realizzarlo in quel modo?
In parte la risposta è racchiusa proprio in queste domande: l'incredulità.
Il "non è possibile" una cosa del genere: l'uomo non ne può essere capace. 
Questa incredulità ha illuso. Ha generato false speranze. Ha spinto all'attesa. Ha infine annientato milioni di persone, renedole inermi. Incapaci di qualsiasi reazione.
E fino alla fine l'incredulità, il dubbio, il "non è possibile", ha generato un alone di incertezza sulla famigerata "soluzione finale". Non degna di essere neppure immaginata: nessuno potrebbe arrivare a questo.

Ecco perché è essenziale celebrare ogni anno la Giornata della Memoria! Perché quel genocidio ci mostri  che nulla purtroppo è impossibile: che la malvagità dell'uomo esiste e può arrivare a limiti estremi.
La memoria. Questa memoria ci deve scuotere. Non per la pur sempre doverosa e umanissima pietà dei morti, ma per la volontà ferrea di non assecondare mai, nella nostra vita, qualsiasi barlume di malvagità.

Lo scorso anno a Berlino camminavo, sempre in silenzio, tra i blocchi di cemento disposti fuori del Museo della Shoah. Un desidero di fuga da quel freddo labirinto freddo e impersonale mi ha rapito in pochi istanti. La fuga da un destino che non mi ha toccato direttamente ma che mi ha segnato dentro, e che non dovrà toccare nessun uomo, mai più. 

Mai più!




lunedì 20 gennaio 2014

Compiti: sì o no

Il Corriere della Sera non molla. Nel suo Blog, la 27esimaOra il tema dei Compiti si è ritagliato uno spazio davvero importante!
Con una particolarità: la linea editoriale è chiara! Aboliamoli. Sono inutili, generano fatiche, creano discriminazioni, procurano fastidi alla famiglia che è minata nella propria sopravvivenza dalla loro solo presenza.

Questa settimana anche una Prof d'esperienza chiede ai colleghi di avere pietà: basta compiti! 
Cari colleghi, aboliamo i compiti delle Vacanze, ecco il link dell'articolo accorato di questa prof d'esperienza. 

Non sono un suo collega (anche se pure io in passato ho insegnato..) ma desidero risponderle.
Non tanto per supponente fiducia nell'intelligenza del mio pensiero.... ma per il diritto di parola di un papà con figlia compito-munita! Pure in vacanza!


"Cara Prof
Sono un papà fortunato: le insegnanti dei miei figli danno i compiti. Hanno anche spiegato a noi genitori perché li assegnano, che funzione hanno e il loro valore. Non ne danno molti e noi genitori riconosciamo l'attenzione rispetto alla mole assegnata. Non darne troppi è una buona cosa, ne sono convinto.
Anche lei riconosce che la giusta quantità può bastare... mi è parso di leggere tra le righe...
Detto questo provo a riflettere sulla questione più in generale: il compito da quel che ne capisco serve a permettere all'alunno di esercitarsi rispetto a quanto assimilato in classe, a generare dubbi rispetto a quanto non appreso (o conferme a quanto appreso), a verificare i propri progressi, ad allenare la mente perché raggiunga un po' di autonomia ecc. Certamente portano con sé una dose di antipatia, un fardello di fatica o frustrazione. Rompono per natura, come le mille cose che toccano la sfera dell'impegnativo non scelto per passione. E pensi che spesso rompono di più a me che a mia figlia... lo sa? 
Oggi in Italia non tutte le scuole (anzi sono in calo) hanno il tempo prolungato. Questo grazie alla volontà dello Stato di migliorare l'offerta formativa. Non la incolpo per questo, ci mancherebbe.
In quel tempo spesso gli insegnanti hanno l'opportunità di tornare, con modalità diverse, su quanto spiegato e questo riduce la necessità di dare i compiti. Quando questo tempo in più non è concesso la didattica in classe, con una numerosità di alunni crescente, non permette facilmente verifiche o un lavoro mirato sulla capacità di apprendimento e applicazione in autonomia di quanto spiegato. Diventa importante il compito: completa la didattica, è per il bene dell'alunno. Va da sé che una riflessione oculata su carichi intelligenti e proporzionali sia quantomai opportuna. Ci sono scuole private, accessibili a pochi, dove il compito viene svolto con tutor ad hoc, e gli alunni sono chiamati a lavori di completamento che ne rafforzano le capacità. Vogliamo allargare il divario tra ricchi e poveri?
Perché chi frequenta una scuola pubblica con limiti didattici (rispetto al tempo) in una scuola pubblica e magari non ha genitori in grado di fornire supporto a casa, non può essere preparato e stimolato a lavorare in autonomia, a casa, per migliorare il proprio percorso?
Ricordo due cose nella mia esperienza scolastica: con due genitori scolasticamente non preparati gli esercizi di greco e latino (per citare due materie a caso) a casa erano fondamentali per me. E me li smazzavo da solo!
Durante le vacanze lunghe, invece, ero solito cazzeggiare, mi applicato solo in zona cesarini e portavo a casa al massimo il 10% di quanto assegnato. E questo lo pagavo con i primi mesi di rincorsa: non ero un fenomeno e il compito mi avrebbe agevolato. Pirla io, lo so... ma se lo togli di default che ci guadagni?

Detto questo, cara Prof, non credo che il futuro dei nostri figli si giochi sulla possibilità di fare vacanze più o meno tranquille e quindi non guastate dai compiti. Non sono neppure del tutto convinto che l'assenza dei compiti sia un deterrente  così decisivo rispetto alle liti  tra genitori e figli. Credo, invece, che debba essere una sua corretta preoccupazione che la scuola faccia il massimo per preparare questi ragazzi (i nostri figli) al futuro, per fornire loro un'istruzione di livello. Se il compito merita di rimanere un tassello fondamentale di questo percorso, secondo me, va mantenuto.
Le ricordo, ma lei lo saprà, che all'università si lavora soprattutto a casa. Certo non sono i classici compiti... ma attenzione che gli impatti con metodi didattici che nel tempo mutano e si evolvono, senza un minimo di preparazione  e di "allenamento" possono determinare grandi sforzi e impatti drammatici. Perchè non prevenirli?

Cara Prof da genitore non sono preoccupato del compito assegnato o meno, anche se questo già oggi genera qualche screzio con i miei bambini che non sempre li vogliono fare. Mi preoccupo, invece,  dei limiti della scuola in Italia. 
Che ogni anno la dirigente di turno riattacchi col ritornello "ci hanno tolto risorse", non riusciamo a fare questo e quello ecc. 
Che gli insegnanti perdano autorevolezza sociale ogni anno, non solo perché cala il riconoscimento, non solo perché sono ampiamente sottopagati, non solo perché la dignità di una professione decisiva non  è supportata da percorsi di carriera realmente meritocratici,  ma anche perché a volte utilizzate il vostro ruolo per dibattiti - a mio avviso - fondamentalmente poco utili (questa è eccessiva lo so, ma me la tirata fuori lei).
Sono preoccupato per la poca attenzione che i vari governi dedicano all'istruzione. Per la bassa cura alle attrezzature agli edifici scolastici.
Mi preoccupa che non si metta mano ad una riforma vera del percorso scolastico: ma è possibile che il percorso didattico italiano preveda come metodo quello del rifare per tre volte le stesse cose? (semplifico un po'... ma è così di fatto?).
Ma è possibile che in Italia se sei valdostano hai un tablet ad alunno e se invece vai a Bresso (con tutto il rispetto delle Elementari pubbliche che frequenta mia figlia, che sono ottime) ti devi portare la carta igienica da casa?

Cara Prof, mi permetta di chiederle un favore: lotti per qualcosa di più grande. Mi spiace se i  suoi nipoti hanno sofferto del mal di compiti, ne  parli con i loro insegnanti. Ma non ci induca a pensare che questi siano i problemi della scuola italiana. Ci aiuti ad alzare l'asticella, a mene che lei abbia perso la speranza.
Lo faccia per il bene dei nostri figli! 
Perché anche loro meritano un futuro!

Un saluto....

martedì 14 gennaio 2014

I Nuovi Papà ... un'avventura in più!

E' una piccola avventura. La considero in questo modo. Mi piace viverla con lo spirito di chi alla fine fa quello che ama. In modo libero. Sereno, e perché no, appagante.
Non sempre è possibile purtroppo, ma ogni tanto sì.

In questo caso mi è stato chiesto di entrare in un gruppo di papà. Quelli che animano il Magazine On Line I Nuovi Papà!
Me ne aveva parlato Federico di Vita da Papà perché già da un po' ci scriveva e poi un giorno ho incontrato Monica Volta... (il Direttore...).
Alla fine in questa piccola avventura ci sono entrato pure io.

Con una rubrica mia,  un po' particolare: le domande! 
Quelle dei figli: che siano semplici o divertenti, complicate o retoriche. Utili o strane. 
Parto da loro: interrogativi e dubbi. Filippo e Bea mi ispirano ed io cerco di condividere risposte sensate, riflessioni intelligenti (per quel che si può, logicamente), prospettive utili. Tra il serio e l'ironico. 
Risposte a loro e a me stesso contemporaneamente.
A volte mi viene, in altre faccio casino. Ma, in fondo mi diverto.

Mi chiedo pure - ogni tanto -: ma chi me lo ha fatto fare? Certe volte fatico a scrivere sul mio Blog... ed ora mi cimento con una rubrica settimanale sui Nuovi Papà?
So che ad incasinarmi sono abbastanza abile... ma se non c'è un po' affanno non c'è gusto. E poi quello che mi spinge è il piacere: quello di scrivere, di mettere in ordine i pensieri per poi fissarli in racconti tutti miei. Mi piace!

Vabbè, se vi va seguitemi anche sui Nuovi Papà!

Iniziamo dal primo articolo: Papà perché?



venerdì 10 gennaio 2014

Mix esplosivo!

E' tarda ora... regna il silenzio. Tutti dormono sonni tranquilli.
Ma questa sera (ieri per chi legge)  c'è stato un concentrato di notizie, battute, rivelazioni... chissà che cosa c'era nella'aria.

Vado con ordine.

Il Concetto di Senilità

A Tavola. Filippo, che non ha molta voglia di mangiare, per tirarla lunga inizia con i suoi interrogativi: "Papà, è vero che io sono più veloce di te?". Non lo voglio deludere e quindi rimango sul vago: "Filippo, dovremmo verificare, però è vero che tu sei davvero molto veloce". A questo punto interviene Beatrice: "Papà, io lo so perché Filippo è più veloce di te. Tu ormai sei un po' vecchio e quindi vai più piano". 
Filippo: "E' vero, ormai tu hai 44 anni...".
"Carissimi Bea e Filippo: uno a 44 anni non è vecchio. E' tanto che venga considerato adulto... i vecchi sono quelli in pensione, e visto che a me come minimo mancano ancora 20anni per andarci non lo sono!"
Mi fermo. Indispettito. Loro sorridono... 
"E ora svuotate il piatto: chi non mangia diventa lento!!"


Prospettive anarchiche (altro che pari opportunità...)

Arriva la mamma e mi dice: "Hai letto la mail che ti ho mandato un'ora fa?". "Stavo cucinando, cara... e poi appena ho visto dal bb che era in inglese ho lasciato perdere. Lo sai che non lo so... e il traduttore di Google era a cena...". "Hai ragione, ma era indicato il programma del mio viaggio di lavoro in oriente per febbraio.... ti ricordi te ne avevo accennato". "Sì lo so, quando parti?". "Bhe, sai dobbiamo incontrare le sedi locali e i nuovi clienti... ci sono un sacco di appuntamenti". "Va bene, no problem. Ma quando è sto viaggio?". "E' questo il punto. Parto l'11 febbraio e torno il 27".
Razionalizzo. Mi fiondo sul calendario: dall'11 al 27 vuol dire 17 giorni. Riguardo pure la sua mail: Shanghai, Kuala Lumpur, Singapore, Seul .... Riprende: "Sarà una rottura di scatole... un sacco di cose da fare...".
"Immagino il dramma! Ti giri mezzo oriente... con due WE annessi. Ti vedi delle città stupende! Mentre per me sarà una pacchia... qui a casa! Ma vuoi che ti incoraggi per questa pestilenza che ti sta capitando?"...
Sorride...
Diciassette giorni senza mamma: prospettive di anarchia casalinga. Mi preparerò al meglio!!!

Ri-razionalizzo: aiuuutooo! Ho bisogno di supporto!


Distorsioni e shopping

Dopo cena. La mamma controlla alcune slide di lavoro al pc. bea le si avvicina e chiede: "Mamma che cosa stai facendo?". "Sto finendo di preparare una lezione di marketing per domani mattina". Bea riflette una ttimo e domanda: "Ma il marketing è quella materia che insegna a fare shopping? Vero mamma?".
"Bhe, in un certo senso sì...".
Mi intrometto: "Bea, per fare shopping dovrai studiare e superare almeno tre esami di marketing... mettiti il cuore in pace, prima dei 24 anni ti sarà vietato...".
Se l'è cercata... a me queste associazioni spaventano!

E poi dicono che la vita familiare non fornisce mai stimoli...




giovedì 9 gennaio 2014

Leggere bene... fa bene!

Da un bel po' di tempo la lettura serale prima della nanna è un rito al quale non ci possiamo più sottrarre. Bea e Filippo chiedono la storia. Se per qualche ragione salta rimangono delusi.
Noi cerchiamo di non mancare a questo rito. In fondo è piacevole.

Non è sempre facile, però,  trovare racconti per bambini dai 4 ai 6 anni... di letteratura ad hoc ce n'è un sacco, è vero, ma va trovata. 
Spesso i racconti sono troppo brevi. Non tutto - a mio avviso - merita sia per come è scritto sia per la povertà eccessiva degli intrecci narrativi. Non sopporto poi quei racconti con linguaggi volutamente troppo poveri. Mi sembrano quasi inutili.

In questi mesi abbiamo sperimentato un po'. In fondo si va per tentativi.
Stiamo variando molto. Anche quando trovia
mo libri che piacciono ai nostri figli cerchiamo di non fossilizzarci su un unico autore o genere.

Infatti siamo passati (e il tutto è ancora in essere) dal classico, divertente e molto apprezzato Geronimo Sthilton, all'avventuriera Minerva Mint (questa è stata proprio una bella scoperta), ai dinosauri Dino Amici.
Geronimo: il famosissimo topo per ora non ha mai deluso. Semplice, avvincente, fantasioso, simpatico. Ai miei piace molto... più a Filippo che a Bea, per la verità.


Minerva Mint: le sue avventure sono state una vera scoperta. Non la conoscevo, ho preso un libro a caso e devo ammettere di esserne rimasto felicemente impressionato. Linguaggio semplice, ma mai banale. Narrazione avvincente quanto basta. Personaggi simpatici ma ben definiti nella loro personalità. Un alone di mistero per condire le avventure. Questa piace più a Bea (Filippo ogni tanto se leggo troppe pagine mi fugge nelle braccia di morfeo...)..

Dino Amici: il dinosauro Dino è da poco entrato nella nostra casa. I dinosauri ormai sono un must. Questo si lascia leggere. Allegro. Sa generare parecchia simpatia. Forse il linguaggio, in certi frangenti è un po' troppo bambino-forzato, ma ci sta.

Ormai la piccola biblioteca dei nostri bambini si sta popolando, e a me piace vede crescere l'inventario dei libri: sarà una malattia, ma il libro di carta non lo mollerò mai!!!
In più c'è Bea che sta iniziando a leggere per conto suo. Libretti rigorosamente in stampatello maiuscolo. Ammetto che è un bel sentire quello scandire di lettere e sillabe... la piccola è tenace! 

Alla sera leggiamo a turno io e mia moglie, e ammetto che se salto parte delle avventure, mi ritrovo a prendere i libri per conto mio per recuperare quanto mi è sfuggito. Mi rompe perdere i pezzi!

Durante le vacanze ho proposto la lettura di un libretto che aveva attirato la mia attenzione: "Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza" di Sepùlveda. 
Con l'autore sapevo di andare abbastanza sul sicuro, ma non era scontato che piacesse ai bambini.
Abbiamo corso il rischio.
Pagina dopo pagina, invece,  la lumachina che voleva sapere il perché della sua lentezza e cercava un nome (una tartaruga l'ha battezzata Ribelle) si è fatta largo nelle nostra fantasia. 
Il racconto, semplice e lento, rapisce. Nel linguaggio. Nelle domande che pone. Nel dipanarsi di un'avventura talmente semplice quanto avvincente. Nella sua concretezza: non tutto è lieto e scontato. Ogni conquista ha un prezzo: un cammino e qualche disavventura.
Bea e Filippo  sembravano quasi immedesimarsi in questa lumaca. Ne comprendevano i dubbi.Ne seguivano i piccoli tormenti e le aspirazioni. Il vocabolario spesso non cede a compromessi, ma la capacità di assimilazione dei bambini può sorprendere. 
Non una sorpresa. Una piacevole conferma: leggere chi scrive bene, fa bene! 
Ve lo consiglio!
... e per non smentirmi alla Befana ne ho regalate alcune copie ad amici!

PS. se avete qualche libro da consigliare mi fareste un bel regalo!!!





martedì 7 gennaio 2014

Cose o esperienze?

Ci sono termini che non mi piacciono: sacrifici, rinunce, fatica. Non ce le dobbiamo tirare addosso.
Poi se arrivano, si pigliano e si affrontano. 
Ma d'istinto non credo al preventivo allenamento al sacrificio. Quello indotto, intendo.

E' per vero che i no esistono. I no che ci diciamo a noi adulti. E quelli che pronunciamo per i nostri figli. Non tutti i desideri sono esaudibili. Alcuni perché sono vaccate e non val la pena, altri semplicemente perché non si può. Si rinuncia sempre a qualcosa: è un atto naturale.
Ci sono limiti di vario genere: il tempo, lo spazio ... e le risorse economiche.
Questi limiti, allora, ci chiedono di scegliere.
Bea e Filippo in verità non fanno richieste esagerate. Ogni tanto la sparano: "Papà mi prendi questo? Vorrei quella cosa. Mi comperi...". Ma devo ammettere che per ora non sono né oppressivi, né esagerati.

Comunque scatta spesso la scelta preventiva. Quella nostra. Di noi genitori che anticipano una direzione rispetto a quanto concedere. La scelta che tiene conto di alcuni fattori: appunto il tempo, lo spazio e i soldi.
Dentro tutto questo c'è una regola non scritta che con mia moglie si condivide con i figli. 
Nel limite del possibile cerchiamo di offrire esperienze, piuttosto che cose.

Tutto non si può. Almeno noi non possiamo. C'è un budget implicito (e concreto) da rispettare... 
Esperienze: cose da fare, piuttosto che da possedere. Questa è la nostra idea.
Non è che alla fine i nostri figli vivano di privazioni, è impossibile.
Ma quando si deve scegliere la direzione ha una meta precisa.

Un viaggio, delle mostre, il cinema, gli sport, un giro in più .... 


... e sedersi su un Van Gogh è un'esperienza...










Chissà se lo apprezzeranno....

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