Bea e Filippo

Bea e Filippo

lunedì 15 ottobre 2012

Così belli, così da grandi (celli)

"Ribelle", "L'era glaciale", "Madagascar", per non parlare di "Cars 2" e così via. Tutti questi film d'animazione per bambini (per come sono presentati, indicati e pubblicizzati) sono speciali: belli, affascinanti, creativi.

Li ho visti tutti d'un fiato. Rapito dalle scene, dagli intrecci narrativi, dalle invenzioni. Sono rimasto ammirato dal risultato e mi piace immaginare l'immenso lavoro che c'è  alle spalle.
Ma quello che mi colpisce ogni volta -dopo la visione - è un'altra cosa: i volti dei miei bimbi. Dopo ogni film rimangono imperturbabili. Nessun entusiasmo, nessuna particolare espressione compiaciuta. Per certi versi volti un po' sollevati dal termine delle visioni.
Da una parte insistono sempre un sacco per vederli, dall'altra, appena visti, sembra siano usciti dalla visita del dottore. Ieri ad esempio li ho portati a vedere l'Era glaciale 4, al termine chiedo: "Ma vi è piaciuto?". "Sì....", un sì traballante, talmente poco convinto da riattivarmi gli allarmi intellettuali..., si fa per dire. E qualche micro riflessione.
Rifletto. Ci penso. I miei sono abbastamnza piccoli (3 e 5 anni) e checchesenedica l'età fa la sua parte. Anzi, la fa alla grande... e potevo capirlo prima. Ma sono film adatti a loro?
Magari mi sono lasciato ingannare da quelle famiglie che hanno portato bambini di 4/5 anni a vedere Spiderman o l'ultimo Batman, (... non vi dico i volti tramortiti di questi poveri piccoli al termine di queste visioni)... se sono film adatti ai bambini appendetemi sull'albero maestro della  nave di Jake Sparrow!
Ma torniamo ai film d'animazione in questione.
Secondo me non sono per bambini. Non sono costruiti per loro, è evidente. Forse per ragazzi. Genericamente oserei direi: per grandi.
Quei film hanno trame abbastanza complesse, ritmi serrati, dialoghi molto veloci, scene di impatto che aumentano il battito cardiaco ad un adulto, figuriamoci ad un bambino. Gli intrecci impongono passaggi logici quasi da adulto. Ma a colpirmi è la velocità: sia delle azioni che del parlare. Ma bimbi (ipotizziamo) dai 5 al 7/8 anni sono davvero in grado di seguirli con un minimo di soddisfazione? Ho i miei dubbi. Seri dubbi.

Chi li ha creati probabilmente lo sa: perchè abbiano successo si deve allargare il pubblico potenziale. Si generano personaggi e storie genericamente per bambini ma poi quando si costruisce il film il raggio di chi lo può (e deve) apprezzare viene inevitabilmente dilatato. Il bambini rimane attratto dai personaggi, ma si sconnette dal film... e quindi quello che conta è merchandising successivo.
Non so se si tratta di questioni di businnes o perchè è più semplice così. O forse semplicemente costruire qualcosa davvero per bambini iìnon importa più di tanto. Non lo so.
Ma ogggettivamente questi sono film da grandi. Belli, unici nel loro genere e affascinanti. Ma da grandi. O almeno da grandicelli.
E quest'equivoco, comunque, non è banale, perchè le dinamiche che possono generare nei bambini sono tutte da capire.
Mah... ho esagerato?


venerdì 12 ottobre 2012

mercoledì 10 ottobre 2012

Figli a Tavola: fatica e opportunità!

"ho praticamente riscritto un vecchio mini post... perchè molto è cambiano... anche nella mia testa"

Parliamo dei bimbi a tavola!
Nella mia condizione  privilegiata in famiglia mi tocca cucinare. E' il papà, cioè sono io,  a spadellare quotidianamente  e i motivi  di tale privilegio sono essenzialmente due: mia moglie torna regolarmente a casa più tardi di me e, sempre, mia moglie non ama cucinare (per usare un eufemismo).
Ma cucinare per due bambinetti di 3  e 5 anni è un'avventura. Anzi a volte è uno stress...
Bisogna saper mettere insieme molti fattori imprevedibili, che rendono questo momento a volte un'incognita. E' necessario attrezzarsi in capacità strategiche e tattiche, senza dimenticare fantasia e pazienza.
Oddio, se rispettassi il loro volere mi basterebbe cucinare ogni giorni wurstel (o polpete), "stelline in bianco"(o pennette), carotine crude e, al limite, alberelli per Filippo e cipolline per Bea. Con queste pietanzhe chi li ammazza.
In fondo sono essenziali e hanno le idee chiare.
Ho l'impressione che, a volte,  per loro (il) mangiare sia una specie di perdita di tempo: tanto vale occupare quel tempo con cibi semplici e graditi. Ma soprattutto occuparlo per poco... fare in fretta è la regola.
I primi tempi quest'avventura mi pesava un sacco. Da una parte non mi sembrava giusto, per un fattore educativo, non assecondare i loro gusti e basta, dall'altra sapevo che di fronte a proposte diverse dalle attese avrei dovuto intraprendere momenti di faticoso "convincimento" almeno all'assaggio.
A tutto questo si aggiungono fattori di altro genere che rendono il processo ulteriormente faticoso: il tempo a disposizione (sempre poco...), la paura che non si nutrano abbastanza (limite oggettivo di un "ansio papà" in erba... ma sono guarito presto), l'orgoglio dello chef incompreso: ma come non possono piacere certi miei piatti?
Ma come non tentare di fornire almeno una parvenza di equilibrio nutrizionale? Ed uno stratagemma che sto adottando da qualche tempo,  che, per ora (tocchiamo ferro), sta funzionando. Discretamente...
Basta con primo e secondo (quando non ingrana il primo è un casino vero,  saltano pure il secondo tra capricci, ritorsioni ecc.), tutto è "accumulato" nel "Piatto Speciale", così l'hanno battezzato i piccoli!
Un tris con il primo, una verdura e il secondo e il tutto poi concluso con la "gara della frutta" e, se capita, il dolcino. Attenzione alla varietà, alle dosi e alla presentazione. Ma un po' funziona, anche perchè il tris è lo stesso che mangiano anche mamma e papà. E anche nel mio piatto c'è attenzione alle dosi...
So bene che non si tratta di un'invenzione particolamente originale, ma per ora si sta rivelando abbastanza efficace. Il problema però è creare un tris diverso ogni sera generando un equilibrio di sapori che si integri e che in qualche modo piaccia.
E qui scatta la pianificazione e la strategia. l'ho risolta - sono in fase sperimentale -  più o meno così: pianifico la spesa e mi creo una un provvisorio menù settimanale! Questa settimana ad esempio  i tris entrati in gioco sono stati:
1) raviolini in brodo, spinaci e polpettine (di fatto mini svizzere ricoperte di pan grattato).
2) pasta al pesto, frittatina e piselli,  - questo è andato alla grande! -
Questa sera ho programmato: 3) minestrina, alberelli (in realtà broccoli), filetto di platessa.
E domani mi butterò su risottino, carotine e bocconcini di pollo.
Confesso che le mie abilità culinare non sono un gran che, per cui qualche suggerimento mi farebbe molto comodo.... ma al di là di questo sano S.O.S., quello che mi vien da dire sul tema è questo: "nutrire" i propri figli non è una cavolata. Decidere che cosa possono mangiare, aiutarli a farlo in un certo modo, educarli ad apprezzare il momento dello stare a tavola, trasmettere il valore e condividere il rispetto di quanto si trova nel piatto... ebbene tutto questo rende questo momento da una parte una fatica (almeno per me...), ma anche una grande occasione. Un'occasione che si perde (almeno a me capita) quando stresso i bambini perchè mangino e quindi un'occasione che spesso non comprendo del tutto nella sua valenza profonda, ma che porta con sè significati che vanno al di là del semplice atto del "dar da mangiare".
A volte succede che tutto fili liscio, che si stia a tavole anche più di un'ora: i bimbi mangiano, parlano, sorridono.
Cibo (apprezzato e consumato) e convivialità: che bello!

Questo Post partecipa al Blogstorming

martedì 9 ottobre 2012

Presente e Ricordi

Forse certe cose non si devono più fare. Non lo so.
Domenica ho portato i mei bimbi, con alcuni amici a raccogliere castagne.
Ho scelto i luoghi della mia infanzia, i boschi dove da bambino passavo ore con mia nonna e con mio padre.
Ho ripercorso itinerari conoscevo a menadito... un tempo meglio, ma la memoria regge ancora.
Era davvero da tanto che non mi rimmergevo con calma in questi luoghi.
Tanta familiarità. Tante Esperienze.
Belle e spensierate e anche faticose.
Ho incontrato dei mei parenti alla lontana che terminavano la vendemmia. La vendemmia: bellissima! Per me indimenticabile.
Addirittura una cugina di mio padre mi ha detto che "sembro ringiovanito".
Abbiamo mangiato davanti alla chiesetta di una piccola frazione disabitata, su un tavolino in pietra costruito da mio padre almeno 30 anni fa con il mio aiuto.
Era caldo, si stava bene. Anzi benissimo.
I colori non erano ancora quelli autunnali, ma i profumi quelli sì.
Uva, castagne, fichi, funghi, noci... muffa.
Bimbi scatenati, contenti, allegri, liberi, spensierati.
Completamente a loro agio.
Si sono lasciati conquistare da cose semplici e le hanno lasciate entrare, senza barriere, in loro.
E così hanno gustato i luoghi e il tempo. Se si è liberi è facile.
Pure io contento per loro e con loro.
Ma quanti ricordi. Di volti che non ci sono più.
Di momenti unici. Di un mondo passato, lontano.
La natura non passa, si ripresenta e ti ripresenta i suoi cicli, i suoi frutti, i suoi odori.
Lei aiuta a fissare i ricordi. Per fortuna non tradisce.
A due passi dal mondo che ha corso avanti davvero in fretta, lì sembrava che tutto si fosse fermato.
E il mio parlare, per molti momenti della giornata, è stato quello di un vecchio... sembravo mio nonno.
"Qui ho fatto, qui ho detto, lì con mia nonna, là con mio papà...Ricordo che una volta... e così via".
Mi sono ripigliato sul tardi.
Tornando in città la mia mente era ancora rapita dai quei ricordi. Non riusciva a liberarsi. Tanti ricordi.
Di chi non c'è più.
Contento e malinconico, pensavo.
Tutti domivano in macchina... ed io mi tornavo a quel mondo..
Forse certe cose non si devono più fare.
O forse sì, senza paura dei ricordi. E di se stessi.

giovedì 4 ottobre 2012

Arrabbiarsi s'impara...

Non arrabbiarsi mai è impossibile. Come si fa? Ripeto: è impossibile. Almeno per me.
Adoraboli e scassapalle! Divertenti e irritanti. Teneri e insensibili. Pacifici e scatenati. Calmi e isterici.
Tutto e il contrario: un mix esplosivo che a volte mette a dura prova ogni tentativo del "devo stare calmo". E' impossibile non arrabbiarsi mai. Almeno per me.
Giocano e dopo qualche minuto uno dei due piange. Poi tocca all'altro. E finiscono insieme, con Filippo cheddice "è stata la Bea" e Bea che risponde "non ho fatto apposta": come se un calcio negli stinchi o una sberla fossero imprevedibili. Non apposta de che?
Entrano in casa tolgono la felpa e la lanciano per terra. Perchè? Mi sto ancora rispondeno che una scarpa vola sul tavolino e fa cadere il telefono.
Ti chiedono:  "papà ci fai la pasta col pesto, dai papà.." ... e dopo non la mangiano. Miiii che rabbia.
Si mettono in camera loro e l'obiettivo non è tanto disordinarla (chissenefrega), ma rompere qualcosa: che sia un libro, un pupazzetto, un gioco ...
Vogliono disegnare. Che bello! Ma poi li trovi per terra col parquet arcobaleno che comincia a prendere tonalità impensabili. E mai che rimettessero un tappo!
Buttano i cuscini del divano sistematicamente sul pavimento: ma io e la mamma (soprattutto la mamma) ci appoggiamo la testa!
Si bagnano solo perchè mentre bevono pretendono di fare altro o di farsi i dispetti. E se fanno il bagnetto acqua da tutte le parti... manco a dirlo.
Raccomandi e ricordi, inviti o ordini (quando ci vuole), suggerisci e richiami... ma  - spesso - mica ascoltano.
Tante volte non mi arrabbio (ammetto ce la faccio), li prendo per il lato storto, li smusso col sorriso, con  gesti più lenti, con parole che sdrammatizzano - ci provo almeno -. Ripeto o rassicuro. Sono rigido e mi smollo: cerco di ottenere attraverso le vie della bonarietà o del compromesso. faccio il paziente: non è la mia dote migliore, ma con l'esercizio...
Ma a volte proprio non ci riesco. Non mi è possibile.
Un po' perchè in certe circostanze sono davvero bravissimi ad esasperarti.
Per loro non ci sono mai attenuanti o condizioni particolari: mal di testa, stanchezza, ritardi, necessità di un po' di raziocinio o ordine. Per loro - d'altronde è così - è sempre il momento di essere se stessi, nel bene o nel male. Nella pace o nel caos. Nella serenità o nel conflitto. Non sanno mentire a loro stessi: è bello questo. Ma è una sentenza: soprattutto se ti pesa riescono a farti arrabbiare!
Mi arrabbio: so che quando ci vuole ci vuole. Alzo la voce: mi impongo e vedo che capiscono che devono cambiare registro. Lo capiscono perchè non sono scemi... e lo fanno.
Ma non mi piaccio mai quando mi arrabbio! E mi piaccio ancora meno quando mi rendo conto che mi sono arrabbiato per un motivo non del tutto valido. Capita anche questo.
Anzi ogni tanto mi pento anche... era il caso? Forse non ho esagerato nell'alzare la voce? Non potevo avere un po' più di pazienza? E mi pento.
Fatto sta che è così: pure l'arrabbiarsi fa parte della relazione papà e figli. Al di là dei modi, delle dinamiche o dell'intensità, i bambini lo sanno ( a volte lo temono) e ne sanno cogliere -  crescendo sempre di più - ragioni e conseguenze. Implicazioni e insegnamenti.
Non arrabbiarsi? E' impossibile... ma non mi piace.

sabato 29 settembre 2012

Festa dei nonni! Grazie!

E' la festa dei nonni.
Che fortuna averli.
I mei bambini amano i loro nonni. Stanno volentieri con loro.
... i nonni sono, poi, le nonne (per noi).
Con la loro calma, con il loro saper gestire ogni momenti dei nipotini...
Ci sanno fare e sanno come prenderli con sorprendente capacità.
Ma sorprendente perchè? Hanno cresciuto me e mia moglie (con fratelli al seguito)... tutti tipini non semplicissimi.
Si sono fatte le ossa. E che ossa!
I nipoti sono, per certi versi, molto meno complicati.
Faticosi per definizione, certo, ... e le primavere delle nonne non tornano indietro.
Quando Filippo si mette a correre chi lo piglia?
Ma con loro possono tirar fuori più tenerezze.
Possono rifarsi con amorevole concessioni, forse anche più di quelle che servono.
Maccheimporta se si cade a qualche vizio.
I bimbi lo meritano e per le nonne è sano compiacimento.
Grazie per esserci e per stare accanto a noi e ai nostri figli!
Grazie perchè siete discrete e ci aiutate con consigli, mai fuori luogo e mai invadenti.
Grazie per quanto sapete trasmettere.

Grazie nonni... grazie nonne!

venerdì 28 settembre 2012

Autunno

Adoro l’autunno.
Mi piacciono i suoi colori.
Le atmosfere.
I profumi.  
Ne amo i frutti (quelli delle mie parti): le castagne, l’uva (quante vendemmie …), i funghi, i fichi, il mais…
La zucca e i cachi...
L’autunno è casa, è familiarità.
E’ raccogliere e gustare i frutti di un’attesa conclusa.
E' profonda vitalità prima della sosta invernale.
Una vitalità che lascia spazio anche al silenzio.

Sono affezionato all’autunno. Vorrei che i miei figli lo vivessero come l’ho vissuto io: dentro (ma proprio dentro) i profumi, colori, atmosfere, esperienze che ancor oggi, a distanza di quasi 30 anni, ricordo con nitidezza e estrema simpatia.
Ma l’autunno cittadino è quel che è.
E in pochi we non è possibile trasmettere, senza starci dentro con calma e in profondità, tutto quanto.
Se poi la pioggia arriva a rompere le scatole è ancora peggio.

Ma c’è tempo, caro autunno, riuscirò a farti amare anche dai miei piccoli!
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