Bea e Filippo

Bea e Filippo

mercoledì 9 maggio 2012

Il sentirsi a “casa” anche lontano da casa

Stasera, papà e Filippo al telefono:
"Ciao Filippo, come stai?”.
“Bene!”.
“Che cosa hai fatto di oggi di bello?”.
“Giocato”.
“E poi”.
“Piantato i pomodori nell’orto con la nonna, mi sono tutto sporcato di terra…e la zia mi ha lavato. Non volevo!”
Silenzio… e in sottofondo sento: “Basta, nonna, vado a giocare”.
Colloquio con figlio in vacanza dalla nonna: durata 20 secondi!
Eppure Filippo a casa è un super coccolone della mamma, ma soprattutto del papà!
Quando è con la nonna in montagna (o con l’altra nonna qui a 200 mt da casa) rivela un lato di sé che mi (ci) stupisce: la sua adattabilità (si dice così?), il suo sentirsi “a casa” anche lontano da casa.
Ogni volta che io e mia moglie lasciamo o Filippo o Beatrice qualche giorno dai nonni o per esigenze particolari o anche solo (come in questo caso) per concedere un momento di rigenerazione fisica in un ambiente più compassato e tranquillo, per qualche momento compare in noi una specie di groppo in gola. Sindrome “d’abbandonamento”? Senso di colpa? Non so.
Per fortuna quello che ci tranquillizza è come i nostri figli sappiano vivere questi momenti con estrema naturalezza, come  non soffrano il distacco. E ci consola il modo con cui vivono -  con estrema gioia -  il ritorno alla propria casa. Forse è questione di abitudine, di sicurezza fornita da ambienti comunque ritenuti molto simili a quello familiare. Probabilmente sta contribuendo molto a questo loro atteggiamento la nostra decisione fin da piccoli di abituarli a stare anche con i nonni, fuori casa per qualche giorno (anche senza particolari necessità o urgenze). Istigazione all’autonomia? Magari esagero, ma sapere di avere bimbi sereni e tranquilli anche fuori casa, comunque rende me e mia moglie molto più rilassati. Il sapere che si sanno staccare dalla “gonna della mamma o dai pantaloni del papà” senza mostrare particolari traumi, ci rende consapevoli di aver favorito in loro un sano spirito di adattamento, mai trascurabile. Possono così scrutare ambienti diversi, fare esperienze nuove.
Allargare i loro orizzonti grazie anche a insoliti e particolari incontri con persone, situazioni e cose diverse. Trascendere per qualche giorno l’ordinario per essere sempre pronti all’eventuale straordinario.  Mi ripeto: la diversità, l’insolito e il nuovo come risorsa e ricchezza e non come minaccia! Sono convinto che non solo “tutto fa brodo” nella loro crescita, ma il “ brodo buono” vada ricercato con attenzione perché diventi per loro nutrimento gradito e quindi non gli rimanga sullo stomaco.

4 commenti:

  1. Siete fortunati ad avere questo aiuto dalle nonne! e sono fortunati i bimbi.
    Le nostre "nonne" sarebbero da radiare dall'albo... vabè!

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    1. Noi le definiamo ( e le ho anche descritte in un post iniziale) le superNonnne... e noi siamo superfortunati (noi e i nipoti).

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  2. d'accordissimo. i bambini che sanno adattarsi a situazioni diverse e relazionarsi con persone diverse hanno sicuramente una marcia in più! Il mese scorso mio figlio "grande" (9 anni) di ritorno dal campo scout ci disse: sapete che al campo io mica ho pensato a voi, ho pensato solo a giocare. (groppo in gola i primi 3 secondi, e poi una gran bella soddisfazione).

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    1. A 6 anni i miei mi hanno mandato in Colonia al mare (1 mese lontano da casa)... il secondo giorno mandai una cartolina chiedendo ai miei di venirmi a riprender. Il quarto ne inviai un'altra chiedendo il permesso di fare un secondo turno...mia mamma ne sorride ancora oggi.

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