Bea e Filippo

Bea e Filippo

giovedì 28 giugno 2012

Starete bene! Bea e Flippo divertitevi!

Domani Bea e Filippo partono per il mare. Staranno con la nonna (ed una baby sitter di supporto) un paio di settimane prima di iniziare le vacanze di famiglia. Ci mancheranno. La casa sarà vuota per un po' e il pensiero della loro partenza genera pensieri contrastanti.
Da una parte la certezza che staranno bene, saranno coccolati.  Gusteranno il mare con la gioia dei giochi d'acqua, dei bagni, della sabbia amica per tante creazioni. Staranno bene perchè riposeranno, respireranno aria buona, potranno godere di qualche vizio (sano e meritato) in più e perchè potranno tenere dei ritmi molto più rilassati. Le vacanze sono anche possibilità, libertà, novità: essere fuori dall'ordinario. Sono momenti di riposo, senza lo sterss del tempo che scorre per forza. La vacanza può fermare certi attimi, perchè quello che c'è dopo spesso può essere rinviato.
Staranno bene: non abbiamo dubbi.
Dall'altra, però,  la distanza in qualche modo si farà sentire. Una distanza scelta per loro, ma che saprà insinuare sia una parvenza di senso di disagio nell'averli "spediti lontano", sia un moto di nostalgia che col passare del tempo diventa sempre più grande. Siamo molto fortunati  perchè i nostri figli, anche quando sono lontani da noi, stanno bene e sono sereni. E' una fortuna che stiamo coltivando abituandoli a stare con gli altri, ad essere aperti senza eccessivi attaccamenti a noi. A stare con le nonne, anche per più giorni, non per bisogno, ma per staccare dall'ordinario. Ma tutto questo non elude ciò che istintivamente cresce: il desiderio di stare con loro il più possibile. Non riesce a sopire del tutto il latente disagio di lasciarli in mani ad altri: anche se sono più che fidate e sicure.
Ma penso sia giusto che ogni tanto vadano. Il distacco temporaneo come possibilità e non trauma. La penso (pensiamo) così: questo sarà il loro destino futuro, e quindi che il presente, nel suo piccolo, supporti questa condizione.
Siamo fortunati perchè staranno bene! E presto ci si riunirà!
Buone - inizio -  vacanze Bea e Filippo! E diveertitevi alla grande! (se riuscite, mi raccomando, fate i bravi).

mercoledì 27 giugno 2012

E vai con l'intervista!

Una dolce Mamma Blogger, ha avuto l'in-sana idea di intervistarmi. Proprio io? Come mai?
Ma che autodomande mi faccio... tocca a lei farle!
E allora mi sono impegnato per le risposte. Impegnato e divertito!

Leggeti qui se volete!


Grazie dell'occasione!

martedì 26 giugno 2012

Canada, non ci hai deluso!


Vancouver

Lo prometto, mi  prendo solo una seconda licenza storico-biografica. L’ultima (...fino alla prossima). Ma sono i pensieri che mi girano in testa in questa serata. Dopo il taglio della torta tanto amata da mia moglie (hi hi hi), ci fu un’altra giornatona in compagnia degli amici e poi, il giorno dopo, il classico e fatidico viaggio di nozze. Meta: Canada, costa Ovest. Da Vancouver ai parchi del Banff e del Jaspers,  fino all’isola Victoria. A caccia di paesaggi nuovi, di orsi, balene e orche. Undici ore di volo, la mia prima volta così tanto… non passava mai.
Il Jaspers

 Ed eccoci in Canada. Per certi versi mi sono sentito quasi a casa: fresco, pini, tanti pini, verde da tutte le parti. In una casa però molto più grande, anzi troppo grande. Il Canada: ma quanto cavolo di spazio ha? Distese infinite di boschi, strade lunghissime con tre macchine in croce: tutto grande. Le auto, i parcheggi, i lodge, i piatti di cibo, gli animali: cervi grandi, scoiattoli grandi, orsi di razze più grandi. Ghiacciai immensi, distese d’acqua in ogni angolo. Tutto grande e libero. A suo agio, al proprio posto. Silenzioso, calmo, tranquillo, lento. Quella parte di mondo così lontana, così moderna, ma così fuori dall’ordinario. La natura che confina con la tecnologia delle grandi città: si sfiorano e sembrano neppure darsi fastidio. In pochi chilometri incontri le balene, accarezzi e cervi e spii senza farti notare troppo gli orsi.
 La grandezza dell’oceano che scruta l’elevarsi di montagne maestose non tanto in altezza quanto in dimensioni. Ci lasciammo avvolgere da questo mondo riconciliato con se stesso che ti permette di dormire con un’aquila da collo bianco sulla tua testa, una foca che nuota tranquilla a pochi metri nel mare che accarezza l’alloggio e una marmotta che silenziosa e placida fa la guardia perché nessuno disturbi. Tutto vero. Tutto osservato con lo stupore di chi queste emozioni, nel nostro mondo così pieno di gente, non le ha mai provate. Macinammo km con nostro Pk Ford F150 (sembrava un camion!) : mai una coda, ma un problema d’orientamento, mai il timore di perderci. Novelli sposi felici di essere insieme in quel luogo così riconciliante. L’emozione più grande: l’improvvisa comparsa di una balena a pochi metri dalla barca. Dopo tre ore di vento gelido, pioggerellina antipatica, nonostante avessimo avvistato un simpatico gruppetto di orche, un po’ delusi ci eravamo rassegnati a non vedere balene. Invece ad un certo punto ecco lo schizzo d’acqua e la coda che si alza imperiosa! Uno spettacolo.
Caro Canada, non ci hai deluso: non sapevamo benissimo che cosa ci aspettasse (le guide le leggo poco per non generarmi illusioni). Sapevamo con certezza che non avremmo trovato né l’arte né il caos. Ma quello che ci hai offerto in quei giorni è stato tanto: ti sei mostrato per come sei.
Una specie di gigante buono che accoglie tutti, mostrando semplicemente se stesso. Con chi ci vive! Canada, torneremo: con Bea e Filippo! Ne vale la pena!

lunedì 25 giugno 2012

Sette anni!... Buon Anniversario!

Non sono un tipo da anniversari (lo sai), li dimentico molto facilmente. Non riesco a darne un valore particolare, anzi a volte mi sembra che si esageri in certi tipi di festeggiamenti. Ma oggi in me qualcosa è diverso. Sette anni fa ci siamo sposati! E il fatidico settimo anno è passato. Un traguardo dal valore psico-metaforico (dicono così..): nessuna crisi. Lo abbiamo superato! E' alle spalle: il nostro matrimonio ha retto... e pure egregiamente. Bea e Filippo, poi,  lo hanno arricchito in modo speciale. E mica si fermano questi due. Sette anni. Sono volati. Due traslochi, due bambini: mille momenti vissuti insieme. Non baro: di brutti non ne ricordo. O forse sì, il più brutto è stato il primo - è giusto ammetterlo - quando dieci anni fa, da ospite scomodo in casa tua, nel tentativo di rendermi utile cercai di appenderti il flessibile della doccia... bucai il tubo dell'acqua e nel tuo bagno appena ristrutturato non fu una bella cosa. Passato quel momento, però, tutto è stato in discesa.
Ed eccoci qui. Mi viene da sorridere guardandomi indietro e sorrido pensando al futuro. Gusto molti ricordi e mi ritaglio un bel po' di sogni. Li voglio realizzare con te, con Beatrice e Filippo. Li voglio costruire con voi perchè abbiamo ancora tantissimo tempo davanti a noi. Sette anni sono tanti, ma non sono il punto d'arrivo: la discesa deve continuare senza la paura delle cadute, ma con la voglia di arrivare in fondo contenti di quanto costruito. Vissuto. Amato.
Sette anni! Buon Anniversario!

domenica 24 giugno 2012

Il potere di un cielo azzurro!

A volte la natura ti abbraccia davvero.

Ti avvolge il sole, i fiori colorano i contorni, la quiete segna il passo faticoso di una salita, il cielo azzurro (ma tutto azzurro) avvolge e protegge.

Ma quale forza può portare in sè un cielo tutto azzurro?

I suoni della terra e di chi la abita sono una colonna sonora non scelta ma non fastidiosa.

Sono gli scenari di un mondo che non ci appartiene e che è fatto per accoglierci a ridestare in noi lo stupore. 
Un mondo che desidera farci gustare ciò che non è frutto delle nostre mani, e proprio per questo stupendo.

Le parole allora appaiono superflue... il piccolo, il bello, il semplice: evocano sorrisi e serenità, basta saperli vedere e accogliere.
Senza artifici o desideri di possesso. Con tanti sorrisi.

Senza pretese che siano loro a renderci felici, ma col gusto di metterci del nostro.

Solo momenti... ma cos'è la vita se non un susseguirsi di questi momenti che uno dopo l'altro rendono il tutto più o meno bello?

Poche parole, voce a qualche immagine.

giovedì 21 giugno 2012

"Rimbambimento da figli": quali le ragioni?

Diventare genitori può giocare brutti scherzi. Solo pochi non ne sono contaminati: quelli duri e puri, quelli che sanno come si fa, quelli che non vivono di bisogni ma di certezze, quelli che conoscono ogni veerità, anzi sono la verità, quelli che sono di più, anzi molto di più. Putroppo (o per fortuna) non appartengo a quelle categorie e quindi tanti "scherzi della paternità" me li prendo ... e me li gusto!
Ma di che sto parlando? Della tendenza al "bonario rimbambimento da figli (in altre parole: rincoglionimento da papà contemporaneo)" che i figli stessi mi inducono. Bisogna essere predisposti (e quindi non appartenere alle categorie citate prima), ma se solo si lascia aperto qualche spiraglio di troppo, la frittata è fatta. Ti ritrovi tutto d'un colpo a fare quello che non avresti mai immaginato, a governare situazioni che magari qualche anno prima deridevi o osservavi con orrore in qualche papà amico. Senza rendertene conto vai contro i principi che spesso ti sei ripetuto - o hai affermato -  come irrinunciabili, o accetti di vivere situazioni, magari non proprio imbarazzanti, ma spesso al limite. Sì quel limite lì. Ti ritrovi, ad esempio, alle undici di sera, occhio traballante, desiderio di divano irrefrenabile, tutto preso, invece,  a incollare con la colla a caldo - nuovo ritrovato della moglie creativa e amica delle mie dita - delle ali di cartoncino rosa per Bea e le sue amichette (l'aggiunta dei brillantini l'ho scampata). Questo è un primo esempio, ma sfogliando il libretto del percorso genitoriale emergono tanti altri piccoli esempi del rincoglionimento evidenziato.
A mezzanotte a "giocare" a riaccoppia il calzino, operazione altamente impegnativa qunado lo rinvii per settimane , altrimenti non sai che mettergli ai piedi.
Eccoti anche a cercare ingredienti naturali, con estrema prefessionalità, per permettere ai tuoi figli e all'allegra compagnia del parchetto di "cucinare" un minestrone con i fiocchi. Il tutto simulato nella buca ricavata  nella sabbia, che tu per non far sporcare troppo i bambini ti premuri di rimescolare (con le mani): il realismo va difeso fino in fondo.
Come non prepare per cena il primo (con la sua riserva) e il secondo (con l'alternativa a rapido scodellamento): di fatto due primi e due secondi. Con l'aggiunta del dolcino e la frutta indispensabili integratori per una dieta spesso squilibrata. Il tutto perchè se non mangiano si va in ansia, si teme la denutrizione o il deperimento. A te non pensi, tanto ti toccano gli avanzi, che necessariamente - viste le premesse - si generano. 
Quante volte - poi -  per vestire i tuoi figli parti deciso ("fanno quello che dico io!") per poi scoprirti a soccombere alle richieste, ai vezzi o peggio ancora alle pretese di due marmocchi di 2 e 5 anni. Gran bell'esempio di autoritaria autorevolezza (non suona male, vero?). Bravo papà, bravo! ... talemnte arrendevole che per prevenire questo delirio hai deciso di anticipare la tua sveglia di 20 minuti.
Per non dire "dell'adesso basta!", pronunciato con fermezza, con tono duro e, in quel momento lì, proprio necessario. Magari hai battuto la mano sul tavolo. Tre minuti dopo, dilaniato dal senso di colpa, cerchi però  di ricucire con una battuta, con un sorriso  o una concessione temporanea. Assecondi ciò che  ti impone quella cavolo di tua coscienza che non sa tacere neppure sotto tortura! E ti impone il cedimento al servilismo più debole.
Per fortuna non t'arrendi, sai accogliere con filosofia tutto questo: ogni episodio ha un suo perchè. Ha una sua ragione: la principale è il tuo esserci. Sempre al limite del "rimbabimento da figli", ma almeno presente. Un rimbambimento che ha cause ancestrali nel tuo essere così: un po' di tutto, perfetto in nulla. Deciso e bonario. Rispettoso delle regole, ma tifoso della creatività. Difensore dei principi, ma convinto del senso della loro conquista graduale... eccezioni inclusa.
Un po' di tutt vuol dire scarso per forza? ... provo a pensarci su... con calma.

mercoledì 20 giugno 2012

Sassolino...

Ho voglia di togliermi un sassolino perchè con regolarità mi sta capitando di leggere (da articoli, da interventi autorevoli, in discussioni sul tema) "tanta roba" sui padri.  Il comune denominatore? La precaria, povera ma potenzialmente interessante, indefinita perchè sempre meno rilevante figura del padre contemporaneo. Ho tolto la scarpa... il sassolino sta per uscire.

Cercare di ricondurre tutto a categorie di pensiero (“Società senza padri”, "Mammi", "Invidia del seno", "non ci sono più i padri di una volta", "Paternità imperfetta") spesso significa ridurre a concetto quello che la realtà contraddice o almeno non rispecchia fino in fondo. Oggi la società, le persone, le coppie e i papà (con le mamme annesse): tutti sono dentro passaggi pre-generazionali. Prima che finisca una generazione le cose sono cambiate. Ti volti e una categorizzazione è già superata. Punto. A che serve ideologizzare tutto? I papà, quelli che hanno scelto di farlo e sono contenti della famiglia che tentano di costruire, fanno quello che possono: meno autoritari? Basta che siano autorevoli. Più arrendevoli? Basta che abbiano chiaro il messaggio da trasmettere. Nessuna invidia del seno o del pisello: ci sono coppie che sono più interscambiabili nelle responsabilità (basta co sta menata dei compiti... non ci sono maestre ad assegnare nulla) o per necessità o per scelta. Ci sono papà più presenti di una volta o papà assenti come quelli di una volta, ma i primi cominciano ad essere di più. Lo sono e basta senza bisogno nè di avvocati, nè di far casino. Sono così e basta: per la felicità dei loro figli. Questo è quel che conta! Ci sono papà più fragili di quelli di una volta, e spesso proprio grazie ai forti papà di una volta. Ci sono papà meno consapevoli del ruolo... siamo sicuri che possano essere confrontati con la consapevolezza di quelli di una volta? Non è che bastava il pensiero neppure allora.
Il problema non è il ruolo ma la persona, la sua consistenza, la sua capacità di vivere intensamente quanto ha avuto la possibilità di scegliere (per fortuna non da sola), la sua capacità di lasciare alle spalle la propria autoreferenzialità,  il suo desiderio di convivere con la propria imperfezione, segno di vera umanità non di debolezza. Padri imperfetti, mariti imperfetti, eventualmente sono un sintomo, non la malattia.
Non sono imperfetti i padri, sono imperfetti (per fortuna) gli uomini e le donne. Se se ne accorgono imparano a vivere, altrimenti semplicemente o fuggono da sè stessi o dalle proprie responsabilità. E questo non è legato alla famiglia o alla paternità come caso da esplorare: ma è legato ad ogni condizione vissuta. L'amicizia, la relazione più o meno profonda, il proprio rapporto con la società o con  il lavoro. Perchè non aprire questi capitoli?
Mi sono tolto il sassolino...
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